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Nell’Astigiano cooperative in calo, ma tiene l’occupazione

Presentata l’indagine realizzata dalla Camera di Commercio che restituisce una fotografia tra luci e ombre in cui a fare da traino è il settore agricolo

Sono 229 le cooperative in provincia di Asti, pari all’1% del totale delle imprese che, in base ai dati dello scorso settembre, ammontano a 22.219, con un + 74 sull’anno precedente.
Nella nostra provincia il settore più rappresentato del sistema cooperativistico è l’agricoltura, che “stacca” nettamente tutti gli altri, proponendo una fotografia nettamente diversa dalla vicina Alessandria.
Sono solo alcuni dei dati emersi dall’indagine sul clima di fiducia delle imprese cooperative nelle province di Asti e Alessandria, relativa al 2024, presentata nei giorni scorsi dalla Camera di Commercio di Alessandria e Asti, guidata dal presidente Gian Paolo Coscia. Indagine basata su un questionario diramato dalle tre centrali cooperative del territorio – Confcooperative, Legacoop e Agci Piemonte – e che regala un quadro tra luci e ombre del settore.

Le cooperative

In base ai dati emerge che le cooperative sono 518 in provincia di Alessandria, dove i settori delle costruzioni e della sanità sono preponderanti, e 229 nell’Astigiano, dove prevale nettamente l’agricoltura rispetto agli altri ambiti. Prendendo poi in considerazione il periodo dal 2020 al 2024, le cooperative sono diminuite in entrambe le province: nell’Alessandrino sono calate da 619 a 518 (-16,3%), nell’Astigiano da 307 a 229 (- 25,4%).
«E’ un calo fisiologico che abbiamo registrato in tutte le economie negli ultimi anni, anche dovuto alla digitalizzazione», ha precisato Coscia. «Vero è che molte cooperative si sono accorpate, soprattutto in ambito agricolo. Basti considerare l’aumento degli addetti nell’Astigiano».
Il riferimento è al fatto che, nello stesso periodo, il numero dei lavoratori in provincia di Asti è salito del 3,5%, passando dai 3.781 del 2020 ai 3.912 del 2024.
Per quanto riguarda le cooperative giovanili, nell’Astigiano sono 8 per 142 addetti, quelle femminili 58 per 1.883 addetti e quelle straniere 36 per 547 addetti (con un peso del 15,7% sul totale). A differenza di quanto si registra sul totale delle imprese, dove le realtà straniere crescono nel tempo, in questo caso però le cooperative straniere sono scese del 25%, in generale nel territorio astigiano e alessandrino, tra il 2020 e il 2024.

Il commento del presidente Coscia

«Le cooperative – ha proseguito il presidente Coscia – rappresentano l’economia del territorio e, in futuro, continueremo a verificare, con indagini come questa, l’andamento del sistema, che mi auguro possa crescere sempre di più. Per quanto riguarda l’Ente camerale, cercheremo di dare un aiuto concreto a imprenditori, vignaioli e titolari di cantine sociali per metterli in contatto con nuovi mercati».
A questo proposito Coscia ha poi approfondito un aspetto del settore vinicolo. «Oltre ai mercati – ha precisato – sono cambiati i gusti, tanto che vini come Barolo e Barberesco, e in generale i “rossi”, stanno riscontrando qualche difficoltà. In tale contesto, alcuni importatori acquistano solo le bottiglie fornite di tappo a vite, mentre il disciplinare del Barolo vieta l’uso di questa tipologia di chiusura, fedele al classico tappo in sughero. Personalmente penso siano necessari dei ragionamenti a questo riguardo, seguendo i mercati e modificando le regole interne».
A riflettere sui dati anche Barbara Daniele (Legacoop Piemonte). «Il dato sulla contrazione delle cooperative relativo agli ultimi quattro anni non è confortante – ha ammesso – ma l’aspetto positivo è che vengono mantenuti i livelli di fatturato e occupazione, per cui la riduzione è anche frutto di accorpamenti in cui gli addetti sono stati assorbiti».

Le difficoltà rispetto alla transizione 4.0

Ha quindi sottolineato l’impegno di Legacoop per promuovere le cooperative giovanili e la necessità di rendere il lavoro nelle cooperative più attrattivo a livello di retribuzioni e di welfare aziendale, con una maggiore partecipazione all’interno delle imprese. «Mi preme anche evidenziare – ha concluso – la semi-estraneità delle cooperative rispetto alla transizione 4.0, come emerso dal questionario». Dalle tabelle, infatti, si nota che il 60% delle cooperative non è orientata in tal senso, così come il 70% non ha usufruito dei relativi crediti di imposta e l’84% non ha utilizzato i contributi di Governo e Regione Piemonte sulla digitalizzazione.
«Al contempo – ha continuato – è emerso che il 45% delle cooperative non ha una strategia aziendale di lungo periodo, relativa ai prossimi 5/10 anni, e che il sistema cooperativistico è lontano dall’ambito Esg (aspetti di natura ambientale, sociale e di governance), anche se in questo caso bisogna precisare che si tratta di principi già insiti nel sistema stesso».

La manodopera in agricoltura

Si è poi parlato del capitolo manodopera e dell’integrazione degli stranieri. «Si parla tanto di caporalato e condizioni negative per i lavoratori in agricoltura – ha affermato Pietro Cavallero (Confcooperative) – ma i principali casi di cronaca nell’Astigiano e nell’Alessandrino non hanno coinvolto cooperative, bensì società. E’ vero che abbiamo preso le distanze da tre cooperative, ma non erano comunque situazioni gravi. Aggiungo, infine, che abbiamo rinnovato i contratti in tutti i settori».

La questione giovanile

A condividere gli spunti di riflessione emersi Edoardo Bertaglia (Agci), che ha infine posto l’accento sulla questione giovanile. «Bisogna investire sulle giovani generazioni – ha affermato – portando avanti nuove iniziative, in modo che il sistema cooperativistico non diventi datato».

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