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Costruire un termovalorizzatore a Quarto? «L’Astigiano non diventi la pattumiera del Piemonte»

La segretaria provinciale del Partito Democratico Elena Accossato commenta l’ipotesi di una candidatura della città a ospitare il secondo impianto della Regione

Se vale più un’immagine di mille parole, il Partito Democratico astigiano ne usa ben cinque per spiegare ai cittadini quello che potrebbe succedere se Asti, in particolare Quarto, dovesse ospitare il secondo termovalorizzatore del Piemonte. È una ciminiera alta 100 metri, blu come quella dell’impianto del Gerbido di Torino, che spicca nelle immagini diffuse dal Pd, ma solo nel caso venisse approvata la presenza del nuovo termovalorizzatore nella zona industriale. Presenza che, stando alle immagini, risulterebbe visibile a chilometri di distanza, rovinando non solo lo skyline, ma portando in città un impianto che è già al centro della querelle politica.

L’assessore all’Ambiente del Comune Luigi Giacomini, che con gli uffici sta analizzando la questione da un punto di vista tecnico (per costruire il termovalorizzatore occorrerebbe un terreno di circa 50.000 mq nei pressi di un corso d’acqua), si è già detto favorevole «per i benefici» che porterebbe agli astigiani in termini di riduzione delle bollette Tari e per l’energia che riuscirebbe a produrre. Ma, dal fronte del no, la richiesta è quella di non candidare Asti e lasciare, eventualmente, che si implementi di una nuova linea di lavorazione il termovalorizzatore di Torino. Ad oggi quest’ultima ipotesi sarebbe la migliore nel rapporto costi-benefici, ma il Pd mette le mani avanti tramite la segretaria provinciale Elena Accossato.

«I cittadini e gli amministratori hanno appreso, tramite una breve dichiarazione ai giornali dell’assessore all’Ambiente del Comune di Asti, Luigi Giacomini, che si sta lavorando alla candidatura di un’area di 50.000 mq a Quarto per ospitare il secondo termovalorizzatore del Piemonte. Fino a quel momento, nessuno aveva discusso di questa proposta nelle sedi istituzionali, né sono stati presentati studi sui costi e benefici di un’opera simile – commenta Accossato – Come Partito Democratico, riteniamo che la vocazione di Asti e della sua provincia non sia quella di diventare la pattumiera del Piemonte, con decine di camion ogni giorno che, provenienti da altre parti della regione, arriverebbero ad Asti per trasportare rifiuti da bruciare. Questo peggiorerebbe ulteriormente il traffico cittadino e i già critici livelli di inquinamento dell’aria, che a Asti sono tra i più alti in Italia. Inoltre, chi entra in città da Asti si troverebbe di fronte a un camino per lo scarico dei fumi, alto 100 metri, equivalente a un palazzo di venti piani. Abbiamo provato a immaginare questa realtà, come mostrato nelle immagini, e il risultato è tutt’altro che rassicurante».

A riprova di quanto detto, il Pd ricorda che gli ultimi dati di Legambiente relativi alla raccolta differenziata «confermano la necessità di adottare soluzioni alternative, con un impegno concreto per raggiungere l’obiettivo dell’82% di differenziata entro il 2035, come previsto dal piano regionale sui rifiuti. Purtroppo, Asti è ancora molto lontana da tale traguardo, e il termovalorizzatore non rappresenta la risposta».

Ma anche il dato politico sull’amministrazione di centrodestra, guidata in Comune quanto in Provincia da Maurizio Rasero, non è meno positivo. «Vogliamo sottolineare una certa schizofrenia amministrativa: sullo stesso terreno scelto dal Comune di Asti per il termovalorizzatore, la Provincia aveva precedentemente valutato l’ipotesi di sviluppare l’Hydrogen Valley, una centrale innovativa per la produzione di energia, che avrebbe potuto guardare a nuove politiche sostenibili ed efficienti – continua Accossato – Ci chiediamo, quindi, come il sindaco Rasero, nella sua doppia veste di sindaco e presidente della Provincia, abbia scelto proprio quella zona per il termovalorizzatore. Quali sono le priorità di questa amministrazione, considerando il peggioramento evidente della raccolta differenziata in città, che è scesa al 66,4%? Il progetto del termovalorizzatore rappresenta un impatto forte per la nostra provincia e per la stessa città di Asti e non può essere trattato con superficialità e mancanza di trasparenza. Presentare una candidatura del genere senza un adeguato confronto in Consiglio comunale, provinciale e con gli abitanti di Quarto fa sorgere il dubbio che ci siano interessi economici rilevanti dietro quella proposta. Il Partito Democratico affermerà con forza in ogni sede che la vocazione di Asti non è quella di diventare la pattumiera del Piemonte».

[nelle immagini come sarebbe il panorama cittadino con la costruzione dell’impianto]

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