Diagnosi: sovraffollamento. E’ quella che da troppi anni ormai si sente ripetere da medici ed infermieri che lavorano nei Pronto Soccorso. Sovraffollamento che ha anche una causa ben specifica: accesso inappropriato. Ovvero l’arrivo di pazienti con problemi di salute che possono essere risolti nel tempo e attraverso altri canali, ma che giungono in ospedale perchè gli altri “canali” hanno attese troppo lunghe anche per patologie non urgenti.
Un fenomeno in chiaro aumento. Basta leggere i numeri forniti dall’Asl. Dal 2022 al 2024 gli accessi complessivi al Pronto Soccorso di Asti sono saliti da circa 54.900 a 61.300. E, mentre i codici bianchi, azzurri, arancioni e rossi sono sostanzialmente stabili, quelli verdi sono balzati in avanti: dai 22.600 del 2022 ai 27.400 dell’anno appena finito.
I “verdi” sono proprio i codici assegnati a chi presenta un’urgenza di bassa priorità. Che, nella mente del paziente è tradotto così “Ho questo problema di salute quindi non sono al massimo della forma. Potrei aspettare la visita specialistica ma è troppo lontana. Vado in Pronto soccorso dove magari aspetto un po’ di ore, ma poi passo. E risolvo il mio problema». Codici bianchi e verdi rappresentano circa il 60% degli accessi al Pronto Soccorso.
«Volete un dato ulteriore? Al 30 gennaio si sono già registrati 5500 accessi – dice Gabriele Montana segretario Nursind, sindacato infermieri – Perchè l’utenza viene in Pronto Soccorso quando non riceve risposte altrove, soprattutto sul territorio dove, con una accurata organizzazione, si risolverebbe una buona parte di accessi impropri. Ma mancano infermieri, mancano medici di base e mancano strutture sanitarie che accolgano questo personale. Pensare che, con la medicina a distanza, si potrebbe fare molto per abbattere gli arrivi in Pronto Soccorso con un migliore servizio al cittadino, di prossimità».
Sulla stessa linea Enrico Mirisola del sindacato Nursing Up: «Le case della salute devono diventare le “anticamere” del Pronto Soccorso dove si fa già una forte scrematura dei casi che necessitano o no di arrivare in ospedale. Tutta una serie di screening che pesano sul Pronto Soccorso potrebbero venire eseguiti sul territorio. Parlo di ecocardio, ecografie addominali, tanto per citare le più comuni. Invece arrivano tutti in ospedale sapendo che il triage non può respingere nessuno e si intasa il lavoro di un reparto che invece dovrebbe essere il più possibile impiegato a trattare casi gravi».
I sindacati infermieri riconoscono il miglioramento con il “fast truck”, procedura che dal triage reindirizza subito ai reparti di competenza ma questo non basta perchè ribadiscono che non si deve arrivare fino all’ospedale per qualunque tipo di richiesta sanitaria.
A migliorare è stata anche la sicurezza interna, sia grazie ai lavori di blocco accessi fatto dall’Asl, sia anche ad un’utenza meno aggressiva dopo i fatti di cronaca dei mesi scorsi. Anche se le aggressioni verbali, quelle, restano all’ordine del giorno.