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Panoramica di Cocconato
Attualità

C’e’ una riviera anche in Monferrato, scopriamola con la pubblicazione Via(e) del Piemonte

Questa settimana vi portiamo nel Basso Monferrato, a nord della provincia di Asti.  L’itinerario proposto ci accompagnerà fino alla medievale Cocconato, il cui nome deriverebbe da coccum, “altura”

C’e’ una riviera anche in Monferrato

Questa settimana vi portiamo nel Basso Monferrato, a nord della provincia di Asti.  L’itinerario proposto ci accompagnerà fino alla medievale Cocconato, il cui nome deriverebbe da coccum, “altura”. Eletto “Riviera del Monferrato” per la dolcezza del clima, l’elegante borgo sorge in posizione panoramica su un colle alto 491 metri. Se la giornata è limpida si scorgono le Alpi e le Prealpi, il più lontano Appennino Ligure, Vercelli, Novara e Milano, il santuario di Don Bosco, Superga, la Sacra di San Michele e il Monviso nel tramonto infuocato.
Uno spettacolo unico!

Il telegrafo ottico

Grazie alla sua posizione, tra il 1809 e il 1814 il paese divenne, per volere di Napoleone, punto di trasmissione del telegrafo ottico che collegava Parigi con Milano e Venezia.  Dalla torre del X secolo Cocconato leggeva i segnali provenienti da Superga e li trasmetteva di colle in colle fino al Capoluogo lombardo. La torre fu convertita nel secolo scorso in mulino a vento, uno dei pochi in Piemonte. In paese merita una visita il Palazzo comunale del XV secolo con portico ad archi, raro esempio di edificio civile in stile gotico nel Monferrato.

Tradizione gastronomica

Ma il borgo è rinomato anche per la tradizione gastronomica: d’Còcònà le còsta la cansòn, salam, ròbiole, trifòle e vin bòn ossia “di Cocconato è questa la canzone, salame, robiole, tartufi e vino buono”. Passando poi per Piovà Massaia, dominata dall’imponente chiesa settecentesca dei Santi Pietro e Giorgio, si arriva a Passerano Marmorito, borgo pressoché intatto su cui si erge il castello edificato tra il XIV e il XVI secolo.  E’ poi la volta di Aramengo, che si stringe ad anfiteatro intorno alla parrochiale barocca di fine ‘700 consacrata a Sant’Andrea Abate, mentre a San Giorgio è dedicata una chiesetta romanica.
Volgendo a sud si giunge ad Albugnano, il “tetto del Monferrato”, che dall’alto dei sui 550 metri sovrasta con le sue belle case padronali settecentesche gran parte di quest’area viticola che sta riscoprendo nuove fortune grazie al vino Albugnano. Gli ulivi invece costellano Pino d’Asti, piccolo borgo di impronta ottocentesca, dominato da un imponente castello edificato a partire dal XVI secolo.

La torre medioevale

Il profilo della torre medievale, unica superstite del maniero distrutto nel 1395, annuncia Castelnuovo Don Bosco, mentre piazza Cafasso è un piccolo saggio di architettura che raccoglie alcuni pregevoli edifici di epoche diverse, dal medioevo al liberty. Qui si produce la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco. E’ un vino rosso cerasuolo, dolce e aromatico, che fu importato dai veneziani da Monemvasia, città greca sulla costa sudorientale del Peloponneso, cui deve anche il nome.

La zona della Freisa

Da qui una deviazione a nord conduce a Moncucco Torinese, nella zona di produzione della Freisa, dove sono state rinvenute tracce di insediamenti romani che testimoniano l’antica presenza di attività agricole. A sud si raggiunge Cortazzone con la chiesa romanica di San Secondo. Infine arriviamo a Tigliole, cittadina di origini antichissime.  Se ne trova menzione fin dal 974, in documenti che ne riconducono il nome al tiglio, albero sacro presso i popoli germanici. Il cuore del paese era proprio il castello, posto sul colle dove sorge oggi il municipio neoclassico, che i tigliolesi chiamano tuttora “il castello”.

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Andrea Cerrato

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