“Sfide educative per genitori, nonni e insegnanti del terzo millennio”. E’ il titolo dell’incontro, in programma domani (sabato) alle 10.30 alla Biblioteca Astense, che vedrà come relatore il prof. Alberto Pellai: medico, psicoterapeuta, ricercatore e scrittore, è stato invitato dall’Inner Wheel (stasera, venerdì, alle 20.45, sarà invece relatore al Foro Boario di San Damiano su invito del Coordinamento pedagogico territoriale del Nord Astigiano).
Gli abbiamo rivolto alcune domande sul tema oggetto dell’incontro di Asti.
Spesso si parla del fatto che gli adolescenti di oggi sono fragili e non riescono a far fronte ai piccoli problemi della vita quotidiana. Condivide questa affermazione e, se sì, quali errori commettono i genitori per causare questa situazione?
Questa affermazione deve essere condivisa perché i dati sulla salute mentale in età evolutiva dicono che gli adolescenti di oggi sono i più fragili degli ultimi 60 anni. A questo proposito il grande tema è stato, negli ultimi 15 anni, il fatto che l’allenamento alla vita si è spostato tantissimo dal reale al virtuale, rendendo gli adolescenti incapaci di affrontare le sfide che avvengono dentro al principio di realtà. Siccome in tempi sempre più precoci hanno in mano uno strumento elettronico, l’allenamento alla vita non potenzia più quelle strutture emotive, cognitive e socio-relazionali che sono molto utili per affrontare le sfide quotidiane, come invece succedeva col gioco tra pari in cortile. Al tempo stesso noi adulti abbiamo assunto una posizione paradossale, quella di volerli proteggere da tutte le sfide e, al contempo, di volerli vincenti.
L’atteggiamento dei genitori
Questo atteggiamento cosa comporta, nello specifico?
I genitori vogliono i figli campioni ma, a fronte della prima fragilità o caduta che mettono in evidenza, intervengono immediatamente con l’obiettivo di proteggerli e di non far loro sperimentare emozioni disagevoli. Questa operazione di iperprotezione, a volte addirittura di sostituzione, lascia un figlio apparentemente “intatto”, ma in realtà lo svuota di tutte quelle abilità e competenze con cui si affrontano le sfide della vita. Competenze che non vengono apprese perché i figli non hanno il tempo di giocarsi le loro battaglie, dato che scende in campo il genitore. Si è arrivati così ad una generazione ansiosa.
Ovvero?
Quando gli adolescenti guardano al futuro, invece che immaginare opportunità vedono rischi e pericoli, sentendo il bisogno di auto protezione, di rimanere in una zona conosciuta perché pensano che, mettendosi alla prova, rischiano di farsi vedere fragili, deboli e poco capaci di riuscire.
Quali consigli può fornire ai genitori per svolgere il compito di educatori in modo sereno e proficuo?
Non perdere l’alleanza con le altre agenzie educative e “fare squadra” con altre famiglie, per diffondere tra i figli l’idea di una comunità che accoglie e sostiene.