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Rasero in piscina con le associaizoni
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Asti, la piscina comunale di via Gerbi resterà chiusa almeno fino a settembre. Si discute delle alternative per le associazioni

Il sindaco ha incontrato i rappresentanti dei sodalizi sportivi che adesso guardano ad Alba, Canale e Nizza con aumento di costi fino a 100 euro al giorno

Per la piscina comunale di Asti la stagione si conclude qui. Dopo il parziale crollo del contosoffitto nell’area delle vasche, avvenuto più di una settimana fa, il sindaco di Asti Maurizio Rasero, il vicesindaco Stefania Morra e il dirigente dei Lavori Pubblici Paolo Carantoni hanno voluto incontrare i rappresentanti di tutte le associazioni sportive locali, che utilizzano l’impianto di via Gerbi, per informarli di quanto è emerso dopo i primi riscontri tecnici e di quello che succederà nei prossimi mesi.

Ci vorranno circa tre mesi per valutare quale tipo di intervento risolutivo effettuare nel controsoffito (anche se si pensa che dovranno essere rimosse tutte le quadrotte su una superficie di 1.000 mq), effettuare le perizie, anche utili dal punto di vista legale, andare in gara, appaltare i lavori e almeno altri due mesi per concludere l’intervento. Sono questi i tempi stimati tenuto conto che l’amministrazione comunale non può intervenire d’urgenza, ripristinando il controsoffitto, rischiando di creare impedimenti nella possibile causa legale contro progettisti ed esecutori dei lavori che potrebbe nascere nel caso non dovessero scattare le garanzie previste dal contratto.

Su questo Rasero è stato molto chiaro: «Siamo in una fase delicata – ha spiegato alle associazioni sportive – nella quale i soggetti interessati, che si sono occupati dei lavori, si sono detti disponibili a trovarci per vedere cosa si può fare, ma hanno anche detto di non avere colpe. Oggi in Giunta abbiamo approvato un provvedimento nel quale, in sostanza, diciamo agli uffici di procedere per farci le nostre ragioni andando avanti in tutte le vie per riconoscere i danni che abbiamo subito. Questo ci impedisce di effettuare i lavori al posto di altri, come potrebbe avvenire in casa nostra, per poi chiedere i danni. Se lo facessimo potremmo non avere più il titolo di agire legalmente».

Quindi, accertato che la piscina di Asti resterà chiusa almeno fino all’estate, l’obiettivo che l’amministrazione comunale si è data è riaprire l’impianto per settembre con l’inizio della nuova stagione. Ma nel frattempo dove si alleneranno le associazioni e gli studenti? Dove si effettueranno tutte le molte attività fino a oggi ospitate in via Gerbi? Nizza, Alba, Canale, ma anche Sommariva Perno e Torino sono i luoghi più vicini con piscine adeguate alle necessità degli sportivi, sebbene il titolare della Fidia di Asti si sia reso disponibile ad accogliere parte degli utenti rimasti senza luogo dove fare le attività.

Il problema, come fatto notare dai presidenti delle associazioni, sono i costi di trasporto per andare e venire, anche ogni giorno, verso le piscine temporanee distanti decine di chilometri. Numerose auto dovrebbero portare gli atleti, con aggravi sul budget delle associazioni calcolati fino a 100 euro al giorno, senza considerare gli aspetti legali sulla responsabilità verso gli iscritti minorenni. Per questo è stato chiesto al Comune di trovare il modo di alleggerire i costi delle trasferte, magari tramite rimborsi o mettendo a disposizione degli autobus. Tutto questo fino all’apertura della piscina scoperta, che si vuole a rendere fruibile entro l’ultima settimana di maggio, anche se dipenderà dal clima.

Va da sé che la piscina scoperta è una soluzione provvisoria perché, durante l’estate, ci sono anche i corsi di nuoto del centro estivo, proprio ospitato in via Gerbi, che fa uso dell’impianto coperto. Poi, sempre stando a quanto detto da alcuni rappresentanti delle associazioni, l’ennesimo stop forzato della piscina rischia di provocare la perdita di molti tesserati, soprattutto giovani, che non sono ancora protagonisti a livello agonistico, ma fanno parte dei gruppi da cui potrebbero nascere futuri atleti. Sportivi che, non potendo più effettuare i corsi di nuoto in via Gerbi, lascerebbero le associazioni in favore di altri sodalizi, fuori città, per poi non tornare più indietro. Insomma, un effetto domino potenzialmente distruttivo che tutti i soggetti interessanti vogliono evitare dopo aver già dovuto affrontare l’emergenza della pandemia con la chiusura degli impianti.

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