Incontro Dario Ballantini in Sala Pastrone al termine della conferenza stampa di presentazione del suo spettacolo "Da Balla a Dalla ? Storia di un'imitazione vissuta", in scena al
Incontro Dario Ballantini in Sala Pastrone al termine della conferenza stampa di presentazione del suo spettacolo "Da Balla a Dalla ? Storia di un'imitazione vissuta", in scena al Teatro Alfieri domani, mercoledì. Il protagonista dello show, affiancato dal regista Massimo Licinio e dall'Assessore comunale alla Cultura Massimo Cotto, ha anticipato alcuni dettagli del recital musicale previsto proprio nel giorno di nascita del compianto cantautore bolognese. Persona molto alla mano, cordiale e sorridente, Dario accetta con piacere di raccontarsi in esclusiva ai lettori arricchendo così la carrellata di personaggi noti, astigiani e non, che sono stati intervistati per la nostra rubrica "Un caffè con". La prima cosa che mi colpisce di Dario (obiettivamente uno dei migliori trasformisti della storia italiana) è il forte accento toscano (o, per meglio dire? livornese) ovviamente non percepibile dalle sue riuscitissime imitazioni in onda a Striscia La Notizia. Già, Striscia. Proprio da quest'argomento parte la nostra chiacchierata, in particolar modo dall'incontro con Antonio Ricci, inventore e deus ex machina del noto telegiornale satirico di Canale 5.
Da un "talent" a Striscia
«Nel 1990 Antonio Ricci era presidente di giuria in un concorso televisivo che si chiamava Star 90, che potremmo definire una sorta di talent dell'epoca. Nella serata finale, in onda su Rete 4, imitai l'attore Dario Fo e i cantautori Enzo Iannacci, Vasco Rossi e Ray Charles e vinsi, grazie anche al voto alto dato da Antonio. Al termine della serata, Ricci venne dietro le quinte a complimentarsi.
Mi disse che, qualora avesse avuto bisogno di me per Striscia, mi avrebbe chiamato. Beh, devo dirti che aspettai per cinque lunghissimi anni la sua telefonata dopodiché, sapendo dove dormiva, decisi di chiamarlo io; era mattina presto e infatti Antonio mi rispose un po' assonnato dandomi appuntamento nel suo ufficio.
Lì fu molto onesto e giusto nel senso che volle tener fede ai complimenti che mi aveva fatto cinque anni prima al concorso vinto ma mi disse pure, molto chiaramente, che in quegli anni le imitazioni in tv erano come la kryptonite per Superman ossia era meglio evitarle poiché non andavano incontro ai gusti della platea televisiva. Tuttavia mi concesse comunque un'opportunità arruolandomi nel cast di Striscia ma per un lungo tempo, circa quattro anni, i personaggi da me imitati negli studi di Segrate non funzionavano.
La svolta, il vero colpo di genio, fu quando Antonio decise di catapultarmi in strada, in mezzo alla gente, rendendo in tal modo le mie imitazioni "viventi".
E così Gino Paoli, Gianni Morandi, Vasco Rossi e gli altri, come lo stilista Valentino, che erano nel mio repertorio da sempre, iniziarono finalmente ad appassionare il pubblico e contribuirono ad alzare lo share della trasmissione di Canale 5».
Le imitazioni passate e quelle future
Quelle di Ballantini sarebbe forse riduttivo definirle semplici imitazioni poiché Dario non si basa soltanto su tic, intercalari, caratteristiche vocali o fisiche andando ad esagerarle e costruendoci sopra situazioni comiche tanto esilaranti quanto grottesche e surreali. No, cari lettori, Dario diventa quel personaggio, in una sorta di sana schizofrenia.
Forse è difficile rendere l'idea se non ne avete fatto esperienza diretta come me che gli ho chiesto una battuta "alla Salvini", l'ultimo personaggio imitato in ordine di tempo. Beh, il tempo di inspirare, gonfiare i polmoni e mutare l'espressione facciale dicendomi prontamente e con padana cadenza: «Se voi giornalisti la smetteste di scrivere che l'Italia è uno stivale?» e, insomma, vi assicuro che è stato abbastanza impressionante assistere dal vivo a questa "mutazione", così repentina ma soprattutto così fedele all'originale! Felpa esclusa. Qualcosa di incredibile, davvero. «Complimenti ne ricevo ? mi dice poi Ballantini tornato nelle vesti di Ballantini ? soprattutto da parte dei miei imitati che nel 98% dei casi rendo persino più simpatici perché tendo ad umanizzarli, per cosi dire. Pensa che l'ex ministra Michela Vittoria Brambilla mi disse che aveva fatto vedere ai suoi nipotini le mie performance quando la imitavo e i bimbi erano rimasti a bocca aperta, stupiti dalla somiglianza. Anche Gino Paoli, dietro le quinte di un Maurizio Costanzo Show, mi fece un bel complimento paragonandomi addirittura a un grande maestro come Noschese. In effetti credo che Paoli ma anche il regista Nanni Moretti siano stati in assoluto fra le mie imitazioni più riuscite. Quest'anno a Striscia quella di Salvini sta andando bene, poi abbiamo l'imitazione di Papa Francesco un po' in sospeso che ogni tanto proponiamo ma posso anticiparti che sto studiando di fare Sergio Mattarella. Soltanto che il presidente della Repubblica è di poche parole. Comunque, ci sto lavorando».
Ballantini pittore
Un complimento speciale, parecchio apprezzato da Ballantini, è quello ricevuto da Lucio Dalla, cantautore verso il quale l'attore livornese ha da sempre nutrito una sorta di venerazione che si è poi trasformata in una vera e autentica amicizia. Un legame, quello tra Lucio e Dario, che gli astigiani potranno approfondire il 4 marzo recandosi all'Alfieri per lo spettacolo "Da Balla a Dalla". «Lucio mi disse che prendeva molto seriamente la mia pittura, a differenza di quanto potessi sembrare poco serio io. E poi, sai, nel nostro Paese c'è sempre un po' la tendenza a snobbare un personaggio televisivo che si misura anche in altri campi artistici. L'apprezzamento di Lucio si è manifestato concretamente nell'ottobre 2009 quando è venuto ad omaggiarmi alla Triennale Bovisa a Milano in occasione della mostra per i venticinque anni della mia attività pittorica suonando per un'ora la sua musica, offrendo ai presenti un sottofondo indimenticabile. Puoi solo immaginare quanto mi abbia reso felice?». Il Ballantini pittore si autodefinisce un espressionista sui generis. «Diciamo che il mio stile è quasi una deriva dell'espressionismo con un tentativo di adeguarsi ai tempi, nel senso che l'espressionismo c'è già stato ma i tempi sono ancora buoni per proporlo perché c'è un malessere generale, un'angoscia e uno smarrimento che anche io avverto e cerco di comunicare attraverso i volti umani che dipingo nei miei quadri».
Non solo tele nella produzione artistica di Dario ma anche murales come quello recentemente realizzato a Miami all'esterno del Metropolitan International School: diciotto metri di dipinto in un quartiere malfamato della città che ora l'Amministrazione locale tenta di rivalutare grazie anche alla forza dell'Arte. «Hanno deciso di far dipingere le pareti delle baracche, delle case e altri spazi ad artisti di tutto il mondo. In questo modo il quartiere si sta riempiendo di murales come quello che ho realizzato io rappresentando un gigante che esce dal terreno. Ho voluto comunicare che l'arte, con la sua forza, può risollevare un quartiere ma addirittura una città intera. È bello sapere che la mia opera rimanga sul muro in un posto frequentato principalmente da giovani; rispetto ai quadri, che trovi in una mostra o in una casa, è davvero un'altra cosa perché la pittura sul muro è sempre lì. La vedi da una finestra oppure da lontano, si fonde con la natura ed è più bello, non credi?». Eh sì, Dario, concordo. Prima di salutarci, un'ultima raccomandazione semiseria al nostro fotografo Constantin: «Sii obiettivo» e quindi l'arrivederci a teatro.
Bartolo Gabbio