“Una cattedrale nel deserto”: dove la cattedrale è il carcere di Quarto e il deserto è quello dei collegamenti con la città.
Definizione di Elisabetta Zamparutti tesoriera dell’associazione Nessuno Tocchi Caino dopo la visita al carcere astigiano insieme al presidente della Camera Penale Davide Gatti, ad altri volontari dell’associazione e al Garante regionale per i detenuti Bruno Mellano.
Su una capienza autorizzata di 207, sono stati contati 248 detenuti con una percentuale di sovraffollamento appena appena sotto la media nazionale. Gli agenti penitenziari sono 109 contro i 167 previsti e a questi ne vanno sottratti ancora 24 che fanno servizi esterni non legati alla vigilanza interna.
Bassissima la percentuale di detenuti lavoratori (solo il 15%) e questo è un dato molto negativo per una casa di reclusione che ospita 225 detenuti con pene definitive da scontare lunghe o molto lunghe (40 di essi sono ergastolani). Esigenze di adeguati spazi studio per i 10 iscritti all’Università di Torino.
“Un carcere insostenibile, materialmente e umanamente” visto che è stata sottolineata anche la ristretta superficie delle celle spesso condivise in due e alcuni spazi comuni (come l’area giochi per i colloqui con i figli piccoli) perfettamente attrezzati ma non usati per mancanza di personale di sorveglianza. Aspetto sul quale ha insistito Mellano ricordando il mancato utilizzo anche della sala hobby e lo smontaggio in atto di un macchinario che era stato comprato per l’attività agricola interna di lavorazione della verdura e mai usato.
Gatti ha ricordato la sentenza storica, partita proprio dal ricorso di un detenuto astigiano, al diritto all’affettività che impone a tutte le strutture di attrezzarsi con stanze che consentano l’intimità fra partner.
Roberto Capra, presidente della Camera Penale di Torino pone un accento particolare sul problema del sovraffollamento.
«Perchè da lì, a cascata, nascono tutti gli altri problemi. Se tu hai personale assegnato ad un determinato numero di detenuti, se ne hai di più è ovvio che non potrai seguirli come prevede la Costituzione. Se poi il personale è ancora meno del previsto, tutto va in affanno». Con un appello ai giudici di sorveglianza affinchè vadano in carcere, non si limitino ad esercitare il loro compito da remoto perchè solo così si possono rendere realmente conto della vita in reclusione e possono al contempo migliorare la condotta e la qualità del detenuto che sentono il magistrato attento alla sua situazione.
Intanto scade il 21 marzo il termine ultimo per presentare al Comune di Asti la candidatura a nomina di Garante comunale per i detenuti dopo le dimissioni presentate qualche settimana fa da Paola Ferlauto per ragioni personali.
Edilizia penitenziaria
- Redazione