Cerca
Close this search box.
Anziani generica
Attualità
Il caso

Anziani nelle Rsa, 550 famiglie in attesa del contributo dell’Asl

Costrette a pagare la retta intera nonostante abbiano diritto ad un aiuto da parte dell’azienda sanitaria pari al 50% del totale

In Piemonte sono migliaia le persone non autosufficienti, che risiedono in una Rsa convenzionata con l’Asl, costretti a pagare la retta intera – in media tra i 2.500 e i 3.000 euro al mese – nonostante abbiano diritto ad un aiuto da parte dell’azienda sanitaria pari al 50% del totale.
Nel caso di persone non autosufficienti che hanno diritto alla convenzione in base al punteggio dell’Unità di valutazione geriatrica, infatti, la retta viene divisa a metà: la quota sociale, a carico dell’anziano (o del Comune/consorzio, in maniera parziale o totale, se la persona non ha un reddito sufficiente); e la quota sanitaria che spetta appunto all’Asl.

L’emendamento del consigliere Isnardi

Ad interessarsi del problema è stato recentemente Fabio Isnardi, consigliere regionale Pd ed ex sindaco di Calamandrana, che ha proposto, in sede di approvazione del bilancio di previsione finanziario 2024 – 2026, un emendamento volto a dotare ognuna delle tre annualità (2024, 2025 e 2026) di 20 milioni di euro per garantire ai cittadini non autosufficienti il diritto ai Livelli essenziali di assistenza, aumentando gli inserimenti in convenzione tramite scorrimento delle liste di attesa e valutando un’integrazione tariffaria che tenga conto della lievitazione dei costi.
«L’ordine del giorno non è stato approvato – commenta Isnardi – per cui il problema rimane. So bene che la cifra proposta era decisamente alta, ma il mio intento era sollevare il problema.
Va ricordato, infatti, che le risorse per la non autosufficienza sono da reperire nel Fondo sanitario regionale indistinto che viene ripartito tra le aziende sanitarie locali. Il fatto è che negli ultimi anni è stato utilizzato dalle aziende sanitarie per finanziare altri capitoli di spesa, lasciando da parte la non autosufficienza, creando così seri problemi alle famiglie e alle stesse strutture, dato che sono sempre meno le famiglie che possono permettersi costi così elevati, considerando che non usufruiscono della quota sanitaria. La Giunta Cirio – prosegue Isnardi – afferma spesso che non ha aumentato le tasse ai cittadini piemontesi. Penso che, in questo caso, le famiglie interessate avrebbero preferito un incremento della tasse rispetto al peso di sobbarcarsi cifre simili ogni mese».

L’ordine del giorno di Monica Canalis

La questione è monitorata con attenzione dalla consigliera regionale Pd Monica Canalis. Lo scorso 17 febbraio ha depositato un ordine del giorno, poi respinto, che chiedeva di dare indicazioni vincolanti alle Asl piemontesi sulla non autosufficienza.
«L’obiettivo – spiega – era fare in modo di assicurare l’esaurimento delle liste di attesa per progetti residenziali definitivi di persone dichiarate non autosufficienti. Nelle Rsa del Piemonte, allo scorso dicembre, i posti letto accreditati con le Asl erano 32.796, di cui circa la metà convenzionati con il Servizio sanitario regionale. Parliamo, quindi, di 15-16mila persone che hanno diritto al pagamento della quota sanitaria da parte delle Asl. Non mi sono stati forniti dati aggiornati sulla lista di attesa, ma in base ad un accesso agli atti che avevo effettuato nel 2021, erano 4.848 le persone dichiarate non autosufficienti e in attesa dell’attivazione della convenzione».

L’inserimento nella lista di attesa

La procedura è la seguente. Quando un famiglia si trova ad avere in casa un anziano non autosufficiente, lo porta ad effettuare una visita all’Unità di valutazione geriatrica dell’Asl, che analizza la situazione clinica e quella socio-economica (livello Isee), per poi stabilire un punteggio che va da 19 a 28.
Se risulta compreso tra 19 e 21, la prestazione è considerata differibile, senza tempi di risposta certi e garanzie di ingresso in convenzione; se è tra i 22 e i 23 è considerata non urgente (tempi di risposta ad un anno, anche se sembra che in futuro questo criterio non potrà essere più assicurato). Se è maggiore o uguale a 24 punti la prestazione deve essere erogata a tre mesi (criterio finora rispettato).
Ci sono poi i casi urgenti, per esempio nel caso di persone sole e in difficoltà economiche.
Di conseguenza, chi ha un punteggio idoneo entra nella lista di attesa legata al progetto di assistenza – domiciliare o in Rsa – pensato dall’Unità di valutazione in dialogo con la famiglia.
«Le oltre 4.800 persone di cui parlo nell’ordine del giorno – continua Canalis – sono quindi coloro che hanno già ottenuto un punteggio da parte dell’Unità di valutazione geriatrica, ma le cui famiglie sostengono interamente il costo della retta in Rsa nell’attesa che arrivi il sostegno dell’Asl. Non va poi dimenticato – evidenzia – che ci sono anche le famiglie che aspettano diversi mesi prima di poter effettuare la visita, in quanto le aziende sanitarie fanno difficoltà a rispondere a questa esigenza in modo tempestivo, considerato che la popolazione piemontese è sempre più anziana».

Le richieste

Da qui alcune richieste avanzate dalla consigliera.
«La Regione Piemonte – incalza – deve fornire indicazioni vincolanti alle Asl, per evitare che il fondo indistinto trascuri la non autosufficienza, così da esaurire le liste di attesa». «Al contempo – continua – occorre aumentare il numero delle convenzioni, almeno a 20/25mila, e velocizzare le visite dell’Unità di valutazione geriatrica».

Il commento dei sindacati

La questione è in evidenza anche nell’agenda dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, tanto che è stata affrontata in occasione del recente incontro con il nuovo direttore generale dell’Asl astigiana, Giovanni Gorgoni. «E’ un problema che si presenta da anni in modo ciclico – commenta Luca Quagliotti, segretario generale provinciale Cgil – e che come sindacati abbiamo sempre sollevato. Infatti, se già ci sono famiglie che fanno fatica ad accollarsi la quota sociale di una Rsa, figuriamoci quando devono pagare l’intera retta, cui si aggiungono spesso spese extra, come quelle per gli ausili utili alla vita quotidiana».

LA SCHEDA – IL DISTRETTO ASTI SUD

Per dare un’idea della situazione si possono considerare i dati relativi al Distretto Asti Sud.
Il numero totale di convenzioni (tra nuove domande e persone già in graduatoria) – in base a cui l’anziano ha diritto al pagamento della quota sanitaria della Rsa da parte dell’Asl – è diminuito, passando da 283 nel 2020 (dato al 31 dicembre) a 188 nel 2024 (dato al 25 settembre).
Se poi si va ad analizzare, in un determinato anno, la differenza tra i nuovi convenzionati e i decessi di chi era in graduatoria, si nota come i posti che si sono resi liberi non sono stati rimpiazzati. Nel 2022, ad esempio, le chiusure delle convenzioni sono state 63 a fronte di 28 nuovi ingressi; nel 2023 sono state 54 a fronte di 44 nuovi ingressi. A fronte di questa situazione si è allungata la lista delle persone in attesa di accedere alla convenzione. A marzo 2023 comprendeva 135 anziani, saliti a 212 nell’agosto 2024.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

Scopri inoltre:

Edizione digitale