Asti prima in Italia per furti in abitazione e seconda per le rapine, vicino al campo rom un atto intimidatorio manda a fuoco una pala meccanica da 150 mila euro, da oltre due mesi manca la nomina del nuovo Prefetto di Asti, un anno fa il timido tentativo di attivare la commissione consiliare sulla sicurezza è naufragato. E una minoranza che ha chiesto a Brignolo di andare a Roma per farsi portavoce, come sindaco e come…
Asti prima in Italia per furti in abitazione e seconda per le rapine, vicino al campo rom un atto intimidatorio manda a fuoco una pala meccanica da 150 mila euro, da oltre due mesi manca la nomina del nuovo Prefetto di Asti, un anno fa il timido tentativo di attivare la commissione consiliare sulla sicurezza è naufragato. E una minoranza che ha chiesto a Brignolo di andare a Roma per farsi portavoce, come sindaco e come presidente della Provincia, di questa situazione di "insicurezza" del territorio. Brignolo a Roma c'è andato e ha incontrato il sottosegretario agli Interni Bocci chiedendogli una nomina celere del Prefetto insieme a più uomini e mezzi da destinare alle forze dell'ordine per contrastare la criminalità nell'Astigiano. A casa ha portato la promessa di una nomina che non dovrebbe tardare e l'impegno a riferire al Capo della Polizia eventuali interventi di rinforzo sul territorio astigiano.
Nel frattempo, Sindaco, come pensa di intervenire come amministratore locale, sia comunale che provinciale?
Sto preparando una lettera in cui riassumo le stesse sollecitazioni già portate a Roma, da concordare e far firmare a tutti i sindaci della provincia, per far comprendere meglio che si tratta di un fenomeno diffuso che non riguarda solo il capoluogo. Questo è il momento giusto per ottenere da Roma un segnale di attenzione verso questo territorio.
In attesa di strategie future delle forze dell'ordine cosa si può fare subito?
Per quanto io ammetta di essere un po' scettico al riguardo, quella della videosorveglianza cittadina con le telecamere è, al momento, l'intervento più utile ed immediato che l'amministrazione può fare.
Scettico perchè?
Avevo il timore che alla moltiplicazione di schermi e di video non corrispondesse un adeguato controllo da parte di centrali operative continuamente presidiate e di "occhi umani" che leggano i filmati trasmessi dagli "occhi elettronici".
Resistenza superata?
Sì, grazie ad un sistema attualmente attivo a Venaria con software molto intelligenti ed avanzati che, da soli, riescono ad avvertire situazioni anomale. E' quasi completata la gara per l'acquisizione di 20 di queste nuove telecamere digitali nella zona Sud Ovest interessata dal Pisu. Con il progetto di sostituire anche le altre 43 già esistenti che però sono vetuste e superate.
Come verranno pagate?
Quelle del Pisu con fondi del piano, le altre, per un importo di circa 300 mila euro, grazie a un "tesoretto" di extra oneri di urbanizzazione che sbloccheremo sull'asse di corso Alessandria. Le prime 20 verranno attivate entro la fine dell'anno, le altre 43 entro giugno 2016.
Ma non si possono avere telecamere ovunque.
Infatti io credo molto nel coinvolgimento delle persone, sia quelle che abitano in città che quelle che vivono in provincia, di vigilare sul loro territorio. Ci stiamo anche informando per realizzare un'app semplice ed intuitiva con diversi livelli di preallarmi che possa mettere in rete i cittadini di una stessa zona fra loro, per avvisare di presenze o transiti anomali e poi gli stessi cittadini con le forze dell'ordine da contattare nei casi più sospetti e gravi. Ormai tutti hanno un telefono cellulare e possono usarlo per segnalazioni di diversa natura.
Con l'incendio della pala meccanica nella piattaforma di recupero inerti che confina con il campo rom sono scoppiate di nuovo le tensioni per una convivenza difficile. Come pensa di intervenire il Comune?
Credo che due siano le strategie vincenti: da una parte un "alleggerimento" dei campi rom e dall'altra una sempre maggiore presenza delle istituzioni al loro interno, per riuscire a gestirli sempre meglio. Per quanto riguarda il primo obiettivo speriamo di ottenere finanziamenti da un bando europeo che prevede l'aiuto al rimpatrio di chi decide di lasciare l'Italia, l'accompagnamento verso il social housing per chi decide di lasciare i campi rom e la possibilità di costruire baracche e piccole case nei campi secondo regole e norme dettate dalle amministrazioni per chi decide di rimanere. Un percorso di "normalizzazione" e stabilizzazione delle famiglie che consentirà ad istituzioni ed associazioni di lavorare meglio all'interno dei campi.
Daniela Peira