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monica
Attualità
Export in difficoltà

I dazi enoici d’Oltreoceano, una concreta minaccia

Coldiretti chiede un pronto intervento Ue al tavolo delle negoziazioni

Intimidazione o boutade? Ha tutte le caratteristiche di una vera e concreta minaccia quella dei dazi annunciati sul vino dal tycoon Trump, compromettendo pesantemente l’export enoico di bandiera che, ad oggi, ha raggiunto il valore di 1,94 miliardi di euro.

Una misura potente che, di fatto, manderebbe in sofferenza l’intero comparto, compromettendo il trend in crescita che, negli ultimi 20 anni, è pressoché triplicato verso gli States, registrando un incremento del 162%, pari a un quarto delle esportazioni totali di vino (analisi della Coldiretti su dati Istat), di cui circa un terzo rappresentato dagli spumanti.

Con 33,3 milioni di ettolitri/anno (fonte Oiv), gli Usa si attestano il primo consumatore mondiale di vino e, per l’Italia, rappresentano il mercato economicamente più importante.

“Occorre fermare subito questa pericolosa escalation che sta conducendo a una guerra commerciale globale, le cui prime vittime saranno i consumatori statunitensi, costretti a pagare di più i prodotti” commenta la Presidente Coldiretti Asti Monica Monticone (foto). “Parimenti, a pagarne le pesanti conseguenze saranno i vignaioli che, nell’astigiano, rappresentano una importante componente del pil italiano”.

 “La minaccia di Trump” prosegue la Monticone, “è legata al dazio del 50% sul whisky americano decisa dalla Ue. Riteniamo, pertanto, che la Commissione Ue dovrebbe mettere in campo tutte le azioni necessarie per evitare, con la moratoria in essere, questo dazio, salvaguardando il vino europeo. Qualcuno dovrà pur cominciare a mostrare un po’ di buon senso; quindi, sia l’Europa a fare il primo passo”.

“I nostri agricoltori continueranno a lavorare e a investire sempre più sulla qualità, ma dirimente sarà il tavolo delle negoziazioni tra Ue e States” prosegue il Direttore Giovanni Rosso. “Una soluzione va ritrovata e anche in fretta, perché ricercare mercati alternativi non è così immediato e puntare su un mercato d’Oltreoceano alto-spendente non è sufficiente. Non dimentichiamo poi che, in parallelo, persiste la minaccia delle bevande dealcolate, erroneamente, definite “vini” dealcolati anche se, al momento, il mercato internazionale pare non muovere un concreto interesse. Anche su questo fronte, Coldiretti non è contraria tout court, ma pretende che si faccia distinzione e chiarezza per identità e differenze”.

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