Cambio al vertice per il direttivo dell'IPASVI di Asti, la "Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d'Infanzia" che, dopo
Cambio al vertice per il direttivo dell'IPASVI di Asti, la "Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d'Infanzia" che, dopo vent'anni, ad Asti ha rinnovato il proprio direttivo. A presiedere l'ente, che in provincia interessa 1.300 infermieri professionali, sarà Domenico Calì, 49 anni e infermiere dal 1993, il quale, come i suoi colleghi, si trova a dover affrontare i cambiamenti apportati dalla recente riforma della rete ospedaliera piemontese ma anche le nuove responsabilità conseguite alle trasformazioni che la professione ha subito nel corso degli ultimi vent'anni su scala nazionale.
Una rivoluzione che non per ultima interessa anche la nostra provincia. In tutto questo il Collegio IPASVI, come spiega lo stesso neopresidente, si propone di «tutelare e rappresentare la professione infermieristica, nell'interesse degli infermieri e dei cittadini». Negli ultimi tempi, la figura dell'infermiere è di fatto cambiata, richiedendo un percorso di formazione più lungo e complesso, di carattere universitario e che ancora non trova il giusto riconoscimento. «I cittadini conservano l'immagine dell'infermiere come "assistente del medico" ? continua Calì ? oggi non è più così, la figura nel tempo ha compiuto una vera evoluzione. L'infermiere è un professionista laureato, competente, che il cittadino deve conoscere e di cui deve potersi fidare e il Collegio è garante principale di questo meccanismo».
Una professione, quella dell'infermiere, ambita e che stando alle statistiche attira sempre più giovani e non a iscriversi ai corsi di laurea in Infermieristica nella speranza di trovare lavoro. Dall'IPASVI non ci si nasconde dietro un dito: oltre alla passione e alla rivalutazione della professione, c'è anche il desiderio di rispondere alla crisi economica con la scelta di un percorso di studi che possa garantire uno sbocco professionale. Anche perché, come spiega Domenico Calì, la leggenda del "posto sicuro in sanità" è dura a morire mentre la strada per la rivalutazione della professione infermieristica ancora lunga. «Ormai gli infermieri hanno acquisito conoscenze e competenze straordinarie, su di loro gravano le responsabilità date da una legislazione aggiornata ma vengono di fatto impiegati in linea a leggi vecchie di cinquant'anni, in palese regime di demansionamento. La realtà operativa non è al passo con lo sviluppo scientifico, etico e tecnologico della professione».
C'è, dunque, ancora molto lavoro da fare per garantire a questi professionisti il giusto riconoscimento e in questo il Collegio non intende tirarsi indietro. Ma come si pone il Collegio nei confronti delle trasformazioni che interessano la rete ospedaliera, all'alba della recente riforma sanitaria? Per Domenico Calì «il momento è delicato sia per i professionisti che per gli utenti. La questione è da seguire con attenzione ma è ancora presto per sbilanciarsi. A tal proposito il Collegio rimane fermo nel ritenere l'infermiere parte fondamentale del processo di cura, in sinergia con le altre professioni. Spesso la nostra figura viene lasciata da parte quando ci sono da prendere decisioni importanti: faremo in modo che non sia più così».
Intanto manca poco più di un mese al congresso nazionale IPASVI, nel corso del quale verranno poste le basi per il nuovo "Patto per l'assistenza" con il cittadino. Un momento che permetterà alla categoria di fare il punto della situazione e di rivedere i rapporti con gli altri attori della sanità, per poter continuare, assieme al cittadino e alle istituzioni, il percorso con maggiore chiarezza e consapevolezza.
Lucia Pignari