Nell’ultimo Consiglio sono state approvate le nuove aliquote dell’addizionale comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) per l’anno 2025. La decisione, come spiegato dall’assessore al Bilancio Stefania Morra, si è resa necessaria a seguito di approfondimenti degli uffici e in conformità con le modifiche alla struttura dell’Irpef nazionale introdotte dalla legge di Bilancio 2025. Ma in ogni caso la pratica era già stata portata in discussione già a dicembre.
Le aliquote dell’addizionale comunale Irpef ad Asti sono passate a tre scaglioni, in linea con la rimodulazione nazionale che ha ridotto gli scaglioni da quattro a tre. Le nuove aliquote sono le seguenti: 0,54% fino a 28.000 euro di reddito, 0,78% tra 28.000 e 50.000 euro di reddito, 0,79% oltre i 50.000 euro. Prevista l’esenzione nel caso il reddito non superi l’importo di 7.500 euro.
La discussione in Consiglio ha toccato diversi punti, evidenziando le complessità legate alla determinazione delle aliquote e le diverse sensibilità politiche. Il consigliere Sutera (Pd) ha riconosciuto la natura politica delle scelte operate in sede di bilancio previsionale, pur sottolineando come altri Comuni, citando Torino, «abbiano stabilito soglie di esenzione più alte rispetto ad Asti». Ha inoltre sollevato la questione della tempistica di approvazione del Bilancio, suggerendo una possibile valutazione sull’opportunità di posticiparla oltre il 31 dicembre per tener conto di eventuali modifiche normative nazionali.
Il consigliere Vercelli (Pd) ha spostato il focus sulla dimensione sociale delle aliquote. Pur comprendendo che per il 2025 le decisioni siano ormai definitive, ha auspicato «un maggiore sforzo per gli anni successivi, in particolare per il Bilancio 2026». Vercelli ha evidenziato come la differenza di un solo 0,01% tra l’aliquota applicata ai redditi tra 28.000 e 50.000 euro (0,78%) e quella per i redditi superiori a 50.000 (0,79%) sia «ridicola». Il consigliere Malandrone (Ambiente Asti) ha ricordato come il potere d’acquisto dei salari si sia impoverito e come «una maggiore differenziazione tra le fasce di reddito possa rappresentare un segnale di giustizia da parte del Comune».
Molto critico sulle scelte operate è stato il consigliere Cerruti (Movimento 5 Stelle) che ha parlato di «ricerca dello scaglione perduto» osservando come, di fatto, si possa parlare di soli due scaglioni effettivi dato il passaggio quasi immediato alla seconda aliquota superati i 28.000 euro, la quale si differenzia dalla terza di appena 0,01%. Anche Cerruti ha auspicato per il futuro un ripristino di una maggiore progressività.
A difendere l’impostazione dell’Irpef voluta dall’amministrazione è stato il consigliere Ghiglione (I Giovani Astigiani) che ha offerto una lettura diversa, interpretando la scelta delle aliquote come un tentativo di tassare al massimo i redditi più alti, mantenendo al contempo l’aliquota più bassa possibile per i redditi inferiori. Secondo Ghiglione, questa impostazione rappresenterebbe «un’addizionale comunale il più di sinistra possibile». Infine, la consigliera Briccarello ha sollevato una questione di carattere nazionale, riguardante il «pasticciaccio» del Governo nella gestione degli acconti Irpef per il 2025, calcolati ancora sulla base dei quattro scaglioni, anziché tre, con potenziali ripercussioni negative per lavoratori dipendenti e pensionati con redditi tra 15.300 e 28.000 euro.
[nella foto di repertorio il Consiglio comunale]