Patrizio, bancario, e Roberto, commesso, hanno 41 e 29 anni, risiedono ad Asti e da un anno e mezzo vivono insieme. A renderli speciali rispetto ad altri innamorati è il fatto che sono la prima
Patrizio, bancario, e Roberto, commesso, hanno 41 e 29 anni, risiedono ad Asti e da un anno e mezzo vivono insieme. A renderli speciali rispetto ad altri innamorati è il fatto che sono la prima coppia omosessuale ad aver presentato domanda per l'iscrizione al Registro delle Unioni Civili del Comune capoluogo. Il registro, infatti, ad Asti è attivo dal 25 gennaio scorso ed è tenuto presso l'ufficio del Segretariato generale del Comune in piazza San Secondo. Con il nostro fotografo, abbiamo accompagnato i due ragazzi a Palazzo Civico, il giorno in cui hanno presentato domanda. «Un po' di emozione c'è ?- racconta Patrizio – mentre esibisce la carta di identità al funzionario -? è dal 2013 che attraverso l'ufficio Nuovi Diritti della CGIL di Asti chiediamo all'amministrazione l'istituzione del registro. Certo, non ci saranno riconosciuti diritti o doveri di fronte alla legge ma almeno, da un punto di vista amministrativo viene riconosciuto il nostro vincolo affettivo».
Un gesto per lo più simbolico, quindi, che serve a richiamare l'attenzione del legislatore nazionale. Nel loro piccolo infatti questi due ragazzi hanno fatto la storia della nostra città, in uno dei momenti politici più delicati e combattuti (al pari del referendum sull'aborto e sul divorzio) della storia repubblicana. In queste ore è infatti al vaglio del Parlamento la bozza del ddl Cirinnà che, se approvato, porterebbe all'istituzione delle Unioni Civili e che consentirebbe alle coppie di fatto, omosessuali e non, di essere riconosciute dalla legge. «Non amiamo comparire sui giornali, ne avremmo fatto volentieri a meno. Se abbiamo deciso di sacrificare la nostra privacy è per l'importanza del momento -? spiega Roberto -? vogliamo lanciare un segnale, far conoscere il registro delle Unioni Civili nella nostra città ma soprattutto incoraggiare quei giovani che hanno difficoltà a vivere la propria sessualità».
La domanda di iscrizione al registro è rapida: presentati i documenti, si firma il modulo di richiesta mentre il funzionario espone il regolamento del registro che vieta, ai due contraenti, di essere legati fra loro da vincoli di parentela, affinità, adozione, tutela, curatela, amministrazione di sostegno o di essere legati da vincoli di matrimonio con terze persone. Dopo di ché si firma davanti al funzionario. Per un certo verso, ricorda la formula del matrimonio civile. «Nutriamo grandi speranze dal ddl Cirinnà ?- continua Patrizio -? Se venisse approvato ovviamente il registro astigiano verrà revocato ma noi potremmo sposarci in forma civile». Interviene Roberto, i suoi occhi luccicano per l'entusiasmo: «ce lo auguriamo, perché abbiamo già pronte le partecipazioni, scelto la location e i testimoni. Aspettiamo solo il semaforo verde da Roma».
A vederli chiacchierare complici della casa, del lavoro e dei loro amici, mentre si lasciano alle spalle il Comune per andare a prendersi un caffè, ricordano una qualsiasi altra coppia etero alle prese con i problemi e le incombenze della vita quotidiana. Solo che a loro non sono riconosciuti gli stessi diritti. «Perché è così importante il ddl Cirinnà? Perché seppur in forma blanda, riconosce diritti e doveri alle coppie omosessuali, un piccolo grande passo avanti rispetto al presente ?- continua Patrizio ? Non è solo una questione di principio. Se Roberto dovesse ammalarsi o avere un incidente non potrei assisterlo in ospedale, intervenire su decisioni importanti riguardo alla sua salute. Allo stesso tempo, se io un domani dovessi mancare lui non avrebbe diritto alla pensione di reversibilità». Parlando del futuro, non si può non toccare l'argomento figli.
«Certo che vorremmo la possibilità di poter adottare un figlio – risponde per tutti e due Roberto – Non crediamo all'"utero in affitto", per noi non ha senso ricorrere a questa pratica con tutti i bambini soli che aspettano una famiglia. So che saremmo ottimi genitori se ci venisse data la possibilità». Chiediamo dove nasca il loro desiderio di adottare in bambino e loro ci spiegano, senza esitazione: «è nella natura umana voler trasmettere le proprie speranze, le proprie esperienze ad un altro essere umano. Educarlo per poi lasciarlo libero di fare le sue scelte».
Il ddl Cirinnà non prevede il riconoscimento delle adozioni per le coppie omosessuali ma solo la "stepchild adoption", ossia la possibilità di adottare esclusivamente il figlio del proprio partner. «E' un primo passo, per ora ci accontentiamo di quello» dicono. L'intervista è finita, così come il caffè. Patrizio e Roberto si alzano dal tavolino. «Stiamo incrociando le dita, speriamo che il ddl passi» dice Roberto. «Per noi sarebbe il più bel regalo di San Valentino» conclude Roberto.
Lucia Pignari