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Oreste Agostinetti
Cronaca
Ambasciata

Villanova d’Asti, Oreste finalmente parla con il cugino in videochiamata: «E’ molto dimagrito e provato, siamo in pensiero per lui»

Detenuto in Colombia da agosto, è la prima volta che riesce a ricontattare la famiglia.

Dopo dieci mesi di silenzio e lontananza, finalmente la famiglia Agostinetti ha potuto vedere anche se solo in video e parlare direttamente con Oreste.
L’uomo, per ragioni che ancora non sono chiare, è stato arrestato agli inizi di agosto all’aeroporto di Cartagena, in partenza per Madrid, perchè nel bagaglio a mano gli hanno trovato 3 chili di cocaina.
Ci sono voluti mesi per sapere che era stato arrestato e altri mesi per arrivare a lui.
«Ha parlato con mio cugino che si occupa di tenere i contatti con l’ambasciata italiana in Colombia – dice il fratello Giovanni – Una telefonata che ci ha preoccupato moltissimo perchè è apparso molto dimagrito e molto, molto provato dalla detenzione.
In più, quando è avvenuta la telefonata, si trovava in cella di punizione, senza servizi igienici nè acqua, solo perchè non aveva tenuto in ordine la sua cella abituale. Temiamo moltissimo per la sua salute».
L’ambasciata ha avuto un ruolo importante nel rimettere in contatto Oreste con la sua famiglia, anche solo per una telefonata e gli Agostinetti sono grati per l’impegno che la diplomazia ci sta mettendo per risolvere questo caso.
«Oreste non ha parlato di come si è trovato in questa situazione assurda, anche perchè c’erano molte persone ad ascoltare e visto che il processo non si è ancora tenuto, non abbiamo voluto peggiorare, pur inconsapevolmente, la sua posizione.
Ma davvero chiunque, da noi della famiglia a tutti quelli che ci conoscono qui a Villanova e conoscono lui, non si capacita di come possa essersi cacciato in questo guaio. Sicuramente siamo convinti che non abbia fatto tutto da solo. E’ una persona molto ingenua e particolare, troppo facile da manipolare».
Con preoccupazione crescente, la famiglia e gli amici hanno ora un unico obiettivo.
«Non ci resta altro che attendere la sentenza in modo che, sia in caso di condanna (eventualità purtroppo probabile) che di assoluzione si possa chiedere che possa comunque tornare in Italia».

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