Anche dall'Astigiano si leva la protesta dei tartufai su una gestione poco trasparente da parte della Regione Piemonte della quota tesserini. Posizione che accomuna altri gruppi operativi anche
Anche dall'Astigiano si leva la protesta dei tartufai su una gestione poco trasparente da parte della Regione Piemonte della quota tesserini. Posizione che accomuna altri gruppi operativi anche nell'Alessandrino, Torinese e Cuneese su quanto operato dall'ente nei confronti dei cercatori che manifestano i dubbi sull'impiego del denaro a loro richiesto.
«A quanto si evince dal piano Regionale per il 2014 l'introito dei tesserini dei tartufai assomma a circa 560 mila euro – si legge in una nota – ma ad oggi non si è visto alcun investimento, sia da parte della Regione nonché di Provincia e Comune tanto meno ente fieristico che vada a favorire lo sviluppo del comparto attraverso la valorizzazione, gli indennizzi di piante ai proprietari dei terreni ed eventuali altre iniziative volte alla ricerca del prezioso tubero». In particolare i "trifulao" astigiani ribadiscono come sia una prerogativa essenziale riconoscere ogni anno il contributo per le piante, al fine di salvaguardare il patrimonio ed il territorio stesso. Ma categorici risultano poi in merito all'abolizione assoluta dei contributi alle fiere, distribuendo a Comuni ed enti denaro derivante dai tesserini regionali.
«Il tartufo porta gente ed è un importante volano per l'economia locale, per questo si invita a rivedere attentamente la composizione e la formazione di riserve, consorzi che riducono la libera cerca ed impedire che se ne creino di nuove – precisa il documento, che chiede alla Regione – la modifica della normativa che vede destinato a tartufigeno il 10% del territorio regionale, correggendola nel 10% del territorio comunale». L'ultimo appello dei trifulao va ai rappresentanti politici affinché «si assumano le proprie responsabilità, proponendo, anche in collaborazione con le varie associazioni, assemblee nei territori a vocazione tartufigena al fine di ascoltare la voce dei cercatori. In caso contrario saremo pronti a mobilitarci con una raccolta firme con cui chiedere di cessare il pagamento della quota annuale richiesta per il rinnovo del tesserino».
m.s.