«Asti è un luogo che porto nel cuore fin da piccolo».
Sono le parole del cantautore Cristiano De André, che domenica 13 luglio alle 21 salirà sul palco di Astimusica per una tappa del tour estivo “De André canta De André Best of Estate 2025”, uno spettacolo che celebra l’ampio repertorio del padre Fabrizio (biglietti disponibili su TicketOne e nei punti vendita autorizzati).
Il 13 luglio farà tappa ad Asti con il tour in cui propone le canzoni di suo padre Fabrizio. Perché quei brani sono importanti ancora oggi, secondo lei?
Perché danno risposte a molte domande esistenziali. Parlo dei ragazzi, certo, ma non solo. Ascoltando mio padre si può capire dove si annida l’ipocrisia, dove si cela il male, ma anche dove esistono il bene e la ragione. Ascoltarlo credo sia un’esperienza salvifica: le sue canzoni offrono indicazioni preziose.
Ritiene che ci sia un brano particolarmente attuale?
Non parlerei di un brano attuale in particolare, perché tutta la sua opera è ancora attuale. Io ho rivisitato gli arrangiamenti per dare nuova vitalità ai brani, un desiderio che lui stesso mi aveva espresso. In questo percorso abbiamo lavorato con grande attenzione, evitando sonorità che potessero oscurare il significato profondo delle parole. E credo che, in questo, siamo riusciti nel nostro intento.
Quando ha capito che era il momento giusto per iniziare questo progetto?
Tutto è nato durante l’ultimo tour anniversario, quando avevo già cominciato a lavorare sugli arrangiamenti, sia per il disco che per il live, che apprezzò molto. Mi chiese se avessi voglia di mettere mano anche ad altre sue canzoni. Ci stavo pensando, poi purtroppo è successo ciò che è successo. Dopo qualche anno, ho deciso di portare avanti per conto mio quel suo desiderio.
Qual è il messaggio principale che le hanno lasciato i testi delle canzoni di suo padre?
Un grandissimo amore. Una profonda umanità. E ancora, la speranza di poter vivere, un giorno, senza dolore e di poter convivere con gli altri esseri umani in modo dignitoso.
Il tour e il nuovo disco
Qual è il punto di forza del tour estivo 2025, secondo lei?
Sarà tutto lo spettacolo: le luci, la musica, le parole, ciò che esprimo su mio padre. Uno spettacolo completo, un viaggio tra poesia e musica, con stili diversi in ogni brano. Si passa dal sinfonico al rock, dal rock al folk, dall’elettrico all’acustico. Non c’è un’unica sonorità, ma tante. E questo rende il viaggio musicale molto interessante.
Può anticiparci qualcosa della scaletta?
La scaletta è, in linea di massima, quella già proposta, ma ci saranno delle sorprese.
Il suo ultimo album solista risale al 2013. Ha in cantiere un nuovo disco o altri progetti per l’autunno, dopo la fine del lungo tour estivo?
Sì, sono in studio proprio in questi giorni. Sto registrando e conto di pubblicare il nuovo album nel 2026. Mi piacerebbe anche presentarlo a Sanremo… vediamo se Carlo Conti mi vorrà!
Nella sua carriera ha ricevuto molti riconoscimenti. Ce n’è uno a cui è particolarmente legato?
Il più importante è stato il riconoscimento di mio padre. Quando ero giovane avevamo avuto diverbi: lui non voleva che facessi musica, sperava diventassi veterinario. Voleva proteggermi dal confronto con la sua figura, confronto che c’è stato, anche parecchio doloroso. Ma quella era la mia strada, la mia vocazione e sono andato avanti. La prima vera soddisfazione è stata quando mio padre mi ha preso con sé e mi ha detto: “Vieni a suonare con me, sei pronto”.
Poi, certo, anche il secondo posto a Sanremo nel 1993 con “Dietro la porta” è stato importante.
In generale, ho avuto parecchie soddisfazioni. Oggi la più grande è vedere quanta gente partecipa ai miei concerti e si emoziona.
Il legame con l’Astigiano
Torna ad Asti con un concerto dopo che l’anno scorso, in occasione del 25 aprile, ha preso parte alla commemorazione organizzata dall’Associazione Europa Duemila per ricordare suo nonno Giuseppe, che, da professore a Genova, aveva salvato molti alunni ebrei dalle leggi razziali. Tanto che, quando i Fascisti ebbero sospetti su di lui, fece trasferire la famiglia a Revignano. Lei quale legame ha con il nostro territorio?
Da bambino ci venivo spesso e ho molti amici da queste parti. Sono cittadino onorario de La Morra, non di Asti, ma comunque ho un legame profondo con il Piemonte. I miei nonni erano piemontesi: mio nonno di Torino, mia nonna di Bra. E quindi scorrazzavo spesso da queste parti.
Asti, poi, è un luogo che porto nel cuore fin da piccolo.
Il festival Astimusica sarà dedicato quest’anno a Massimo Cotto, scomparso lo scorso agosto.
Lo conosceva personalmente? Come lo ricorda?
Lo conoscevo bene. Era una persona stupenda, preparatissima, con una grande capacità di raccontare la musica e la sua storia in modo appassionato. La sua scomparsa è stata una grande perdita per tutti noi.