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«Chiediamo 70 mila euro per ogni anno che Asti resterà senza quei sette platani»

Il Comitato SEquS ha depositato l’esposto alla Corte dei Conti dopo l’abbattimento degli alberi di corso Savona

«L’abbattimento dei sette platani di corso Savona, tagliati nel progetto di costruzione del nuovo supermercato Lidl (che sta sorgendo al posto dell’ex Mulino ndr), avrebbe provocato un danno stimato di 70.000 euro all’anno per tutti gli anni che gli alberi, in attesa di essere sostituiti da analoghe piante, non potranno svolgere le loro funzioni ecosistemiche. Immaginiamo circa una trentina d’anni. Ovviamente, più le nuove piante, se saranno messe a dimora, cresceranno e maggiori saranno le prestazioni ecosistemiche che influiranno sul conto del danno stimato». Così il portavoce del Comitato SEquS Asti, Giuseppe Sammatrice, spiega il motivo dell’esposto depositato alla Procura regionale della Corte dei Conti per presunto danno erariale.

A illustrare i dettagli del documento ci sono anche Patrizia Montafia e il presidente nazionale di SEquS (Sostenibilità Equità Solidarietà) Maurizio Pallante. A conti fatti, la stima del danno potrebbe arrivare fino a 2 milioni di euro, ma come specificato da Sammatrice, se i responsabili del taglio mettessero a dimora sette platani in una sorta di compensazione, al di là delle opere già effettuate (secondo SEquS non sufficienti), il danno diminuirebbe con il crescere degli alberi. Toccherà alla Corte dei Conti valutare l’eventuale computo del danno tenuto conto che «le funzioni ecosistemiche sono lo stoccaggio e l’assorbimento della CO2, la rimozione degli inquinanti, la riduzione delle temperature grazie al fenomeno dell’evapotraspirazione e dell’ombreggiatura, a cui si aggiunge evitare il fenomeno del ruscellamento delle acque piovane».

«L’abbattimento degli alberi – continuano da SEquS – elimina queste funzioni, comportando un danno erariale poiché le pubbliche amministrazioni preposte dovranno sostenere i costi per sopperire a tali mancanze». L’esposto alla Corte dei Conti, depositato dall’avvocato Virginia Cuffaro di Torino, non accusa direttamente nessuno, ma espone i fatti e indica il danno quantificato dal dottor Daniele Zanzi di Varese, un tecnico agronomo specializzato in questo genere di analisi.

Resta il fatto che la vicenda di Asti è considerata emblematica di una più ampia insensibilità verso il patrimonio arboreo.
Secondo il Comitato, sebbene sette platani possano sembrare una piccola percentuale a livello nazionale, il ripetersi di fenomeni simili, un po’ ovunque, genera grande preoccupazione. «L’umanità, nel suo complesso, ha tagliato 3.000 miliardi di alberi su 6.000 miliardi esistenti prima della rivoluzione neolitica. Ma 2.000 miliardi di questi tagli sono avvenuti dall’inizio della Rivoluzione Industriale – ha ricordato Maurizio Pallante citando il neuroscienziato Stefano Mancuso – La riduzione del manto arboreo diminuisce la capacità di assorbimento dell’anidride carbonica, portando all’accumulo di quest’ultima nell’atmosfera, all’aumento delle temperature e al peggioramento della situazione climatica globale».

Questo stato dei fatti deriva da un antropocentrismo «che considera tutti gli altri esseri viventi al servizio dell’umanità; – aggiunge Pallante – si tratta di un “sistema di valori” che porta a distruggere la vegetazione o ad allevare animali in modo insostenibile, un atteggiamento inaccettabile e autodistruttivo poiché i danni agli altri esseri viventi si ripercuotono sulla specie umana stessa».

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