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Lapide in memoria dei caduti della Repubblica Astese
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Asti, il degrado non risparmia neanche la lapide che ricorda i fucilati della Repubblica Astese

La scritta è quasi del tutto illeggibile, rifiuti ed erbaccia circondano l’area che è anche indicata, sul sito della Provincia, come punto di interesse turistico

“Un popolo senza memoria è come un albero senza radici”. Ad Asti ci sono luoghi che hanno segnato la storia cittadina e che non sempre vengono trattati con la cura che meriterebbero. Uno degli esempi più lampanti è quello dell’incuria lungo le Antiche Mura, più volte segnalata e denunciata, oppure il degrado che colpisce i muri di edifici pubblici, monumenti, strade e piazze anche a vocazione turistica.

In questo degrado urbano si inserisce anche la lapide in memoria dei martiri della Repubblica Astese. Il monumento, indicato sul sito della Provincia di Asti come luogo di interesse turistico, si trova sul muro di piazza Libertà dell’ex Palazzo della Casa Littoria che, in tempi più recenti, ha ospitato l’Intendenza di Finanza e poi l’Agenzia delle Entrate fino al 2022. La lapide commemora la Repubblica Astese, durata appena tre giorni, la prima delle Repubbliche risorgimentali di tutta l’Italia, nata sulla spinta della rivoluzione francese contro il governo Sabaudo e il cui presidente, Secondo Arò, venne giustiziato il 2 agosto 1797 in corrispondenza dell’odierna piazza Alfieri.

Ma la lapide ricorda anche gli altri “martiri” di quell’esperienza politica, coraggiosa quanto mossa da ideali di libertà e uguaglianza: Felice Berruti (fucilato insieme ad Arò), Gioachino Testa e Giovanni Secondo Berruti (giustiziati il 3 agosto 1797), Giovanni Ratto e Giovanni Manzo (fucilati il 5 agosto), Giovanni Battista Testa, Giuseppe Maria Trinchero e Francesco Chiomba (giustiziati il 9 agosto), Celotto Giovanni Battista detto il “Turco”, Domenico Rivella e Gaspare Raspa (fucilati il 12 agosto), Luigi Cavione (ucciso il 17 agosto), Giuseppe Merlone e Pietro Giacomo Valle (giustiziato il 23 agosto), Giuseppe Alessio Dacanale e Giuseppe Valentino (condannati a morte il 12 ottobre).

La lapide, oggi, è quasi del tutto illeggibile, circondata dal degrado, collocata sopra a un marciapiede pieno di erbacce. Vicino al monumento spicca una corona di fiori secca, appesa alla bell’e meglio con un filo di ferro mezzo arrugginito. Insomma, un angolo di città che anziché celebrare un momento unico della storia di Asti, fa a dir poco storcere il naso.

A ridare una certa importanza alla lapide e al suo significato per la nostra storia furono l’ex sindaco Fabrizio Brignolo e il suo vice Davide Arri che ogni 2 agosto si recavano davanti al monumento per rendere omaggio ai caduti giacobini. Questo anche grazie all’opera di divulgazione realizzata da Giovanni Bosia e Livio Musso, autore del libro “Tre giorni a luglio. Un’amicizia nei giorni della Repubblica Astese del 1797” pubblicato nel 2012.

Prima ancora, nell’agosto del 2011, fu l’ex assessore ai Lavori Pubblici Angela Quaglia a provvedere alla manutenzione della lapide, soggetta all’usura del tempo anche a causa della sua esposizione al sole. Sarebbe di certo un gesto significativo se, per il prossimo 2 agosto, in occasione dell’anniversario di morte di Secondo Arò, la lapide e tutta l’area limitrofa fossero ripuliti e riportati ad uno stato di conservazione accettabile.

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3 risposte

  1. Anche al cimitero di Asti le lapidi dei caduti situate di fronte al cinerario sono illeggibili. Inutile mettere due fiori striminziti alle ricorrenze d’obbligo!!

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