Saranno 10 gli artisti ospiti della serata “Ultimo Impero – Le notti magiche”, che animerà piazza Alfieri dalle 18 di sabato 12 luglio nell’ambito del festival Astimusica, in programma dall’11 al 20 luglio.
Un evento celebrativo che riaccenderà le luci e le emozioni della famosa discoteca “Ultimo Impero” di Airasca, tempio della vita notturna degli anni ’90.
Dj storici e ospiti d’eccezione – Amore, dj Cerla, Gradiska, Mario Più, Maurizio Benedetta, Mauro Picotto, Panda, Pinina Garavaglia, Vladimir Luxuria – proporranno i suoni iconici che hanno segnato una generazione (techno, trance, progressive e house) con l’animazione garantita da Le Voyage (prevendite ufficiali su Ticketone e Xceed).
Per saperne di più abbiamo coinvolto il dj Mario Più, pseudonimo di Mario Piperno.
Lei sarà ad Asti per la serata omaggio ad una discoteca impressa nella memoria del popolo della notte degli anni ‘90. In quale periodo ha lavorato e quali ricordi serba?
Ho preso parte a numerose serate nel periodo in cui era più florida, quando era protagonista il gruppo Le Voyage con Gigi D’Agostino, fino agli ultimi anni, in cui aveva cambiato nome. Ero invitato come ospite tre o quattro volte all’anno. Di quel periodo ho ricordi bellissimi: il movimento era molto più fiorente e florido. Ho impressa nella memoria una discoteca enorme, frequentata da un’infinità di gente, oltre a serate bellissime.
Ha qualche aneddoto curioso da raccontare?
Non saprei, sono trascorsi tanti anni. Posso però dire che ogni volta c’era sempre un aspetto che mi colpiva e mi faceva divertire, a cominciare dalla gente. Era un locale favoloso, un ambiente veramente bello.
Cosa si deve aspettare il pubblico di Astimusica dalla serata del 12 luglio?
La musica di quel periodo, anche se in un contesto totalmente diverso. Cercheremo di ricreare i momenti migliori della discoteca e la magia di quegli anni, anche se un po’ invecchiati (ride, ndr).
Proporrà i suoi pezzi forti techno, house e progressive?
Sì, spazierò tra i miei successi dagli anni Novanta fino all’inizio del Duemila.
Le differenze con gli anni Novanta
Negli anni Novanta le discoteche e i club godevano di grande successo. Com’era il rapporto con i dj?
Al contrario di oggi, in cui bisogna essere forti sui social, se un dj di talento lavorava in un club importante, automaticamente diventava importante e veniva apprezzato da tutti. In Italia c’erano diverse discoteche molto note – soprattutto in Piemonte, Toscana ed Emilia-Romagna – punti di riferimento di chi andava a ballare in quel periodo, molto attento a quello che succedeva. E questo a differenza di oggi, in cui si segue un po’ meno ciò che succede e maggiormente le storie sui social. Oggi nascono continuamente nuovi dj che in due giorni diventano famosi perché hanno tantissimi follower su Instagram e Tik Tok. La gente guarda più all’apparenza che non ai contenuti di un artista.
Come è cambiato il popolo della notte?
I ragazzi di oggi si spostano meno per recarsi nei “luoghi culto” come in passato. Sono abituati ad aver tutto a portata di mano senza spostarsi.
Negli anni ‘90 macinavano centinaia di chilometri per andare in discoteca, ora è già tanto un tragitto di 50 chilometri, anche per via del potenziamento dei controlli sulle strade.
Secondo lei sono più preparati i dj ventenni di oggi o degli anni Novanta?
Sicuramente negli anni Novanta avevano più cultura, ricerca. Nutrivano una maggiore passione per ciò che facevano, mentre oggi l’obiettivo principale è essere famosi.
La chiusura delle discoteche
Molte grandi discoteche, anche di successo, hanno chiuso. Quali i motivi?
Le più famose e importanti hanno chiuso i battenti a cavallo della pandemia. E’ un problema mondiale, non solo italiano, che si è verificato per esempio anche in Inghilterra e Germania. Attualmente si fa serata in luoghi diversi dalla discoteca, per esempio in occasione di un festival o di un evento organizzato in un capannone, in quanto non c’è più la cultura di andare nella stessa discoteca tutti i sabati. In sostanza, sono cambiate le location ed è scomparsa la fidelizzazione verso la discoteca.
Lei è stato protagonista di una lunga e importante carriera in Italia e all’estero. I ricordi più belli sono legati ad un periodo o ad un luogo particolare?
I ricordi più belli sono legati alle serate in Italia e, soprattutto, ai primi anni Novanta, quando era ancora tutto da scoprire. Anche all’estero ho avuto grandi soddisfazioni, ma l’empatia con il pubblico è più intensa nel nostro Paese.
Lei ha fondato il collettivo Metempsicosi. Per quali ragioni?
Era il periodo in cui cominciavano a nascere le prime agenzie di artisti e, con altri dj della discoteca “Insomnia”, ho deciso di formare un’agenzia in proprio di artisti indipendenti. Era il 1997. Da allora siamo il gruppo più longevo in Italia, e penso anche nel mondo. Insomma, ha funzionato. Certo, come in tutte le famiglie si possono verificare screzi o litigi, ma riusciamo comunque a rimanere sempre uniti.