Sembra un bisticcio di parole. Proprio il Premio Asti dAppello ha deciso di fare udire la sua voce con un appello. «Per chiarire dice il presidente Piero Ghia In modo che nessuno un domani
Sembra un bisticcio di parole. Proprio il Premio Asti dAppello ha deciso di fare udire la sua voce con un appello. «Per chiarire dice il presidente Piero Ghia In modo che nessuno un domani possa dire: se solo lavessimo saputo ». Quello che cè da sapere, e che era nellaria da tempo, è che il premio che porta in città gli scrittori reduci dai premi più importanti nel panorama letterario nazionale sta vivendo un momento difficile dal punto di vista economico. Tanto che il suo direttivo si è seriamente interrogato sul futuro, prima di decidere che ledizione 2016 del Premio si farà, nonostante le difficoltà.
Lurgenza di dire alla città le cose come stanno è stata probabilmente dettata dallincredulità che in questo gioiellino che sa coniugare buona letteratura, buona musica e un pizzico di mondanità, siano in pochi a investire. E dire che il premio sembra non presentare un conto proibitivo, costa circa 50 mila euro lanno, che pochi main sponsor potrebbero decisamente contribuire a pagare. Una chiara richiesta daiuto quella del presidente Ghia, che senza mezzi termini rivolge un appello alle aziende, ai mecenati, agli astigiani perché dicano concretamente che a questa occasione non vogliono rinunciare. «Asti dappello ricorda lassessore alla Cultura Massimo Cotto in questi anni ha saputo raggiungere grandi risultati. Se si misurano la partecipazione popolare, le reazioni al termine della serata al teatro Alfieri e le reazioni ottenute nel mondo degli scrittori, il Premio è un successo. Bisognerebbe che non si navigasse sempre a vista, per questo potremo intervenire anche come Comune».
Unopportunità e una vetrina per Asti che, unitamente a Passepartout e ad Asti Teatro, costituisce un tridente vittorioso per una città recentemente baciata dal riconoscimento Unesco, ha scritto nella lettera che ha fatto pervenire al Presidente Ghia, Alberto Sinigaglia, presidente dellOrdine dei giornalisti del Piemonte, che del Premio è tra i rifondatori. Il riconoscimento, che vide tra i premiati anche Italo Calvino nel 1967 (nel 1968 sinterruppe sullonda della contestazione non prima di avere premiato Anna Banti con Noi credevamo), è ricominciato nel 2009 da unidea di Paolo Conte. Sono così arrivati in città scrittori del calibro di Elena Loewental, Lidia Ravera, Antonio Pennacchi e grandi musicisti come Uto Ughi, Ramin Baharami, Nicola Piovani e Roberto Vecchioni. Un premio che per questa qualità di interventi, per latmosfera e lautorevolezza conquistata, meriterebbe di essere sostenuto. In una città di cui potrebbe essere davvero il vanto.
Alessia Conti