Firenze, Venezia, Roma, Milano, Torino: il nome di Castelnuovo Don Bosco compare insieme a quello delle più grandi città d’arte d’Italia grazie al Museo Etnologico Missionario del Colle don Bosco che è fra i fondatori del circuito del Mipam, la rete nazionale nata per riunire i Musei Italiani con Patrimonio dal Mondo. Tutti impegnati nella conservazione e valorizzazione di collezioni dal mondo con l’obiettivo di promuovere il dialogo, la condivisione di buone pratiche e la trasparenza nella gestione e cura di questo patrimonio.
La rete, dopo due anni di lavoro preparatorio, è ufficialmente stata costituita al Museo Stibbert di Firenze dove il network ha riunito direttori, curatori, conservatori e archivisti di istituzioni statali, comunicali, universitarie, missionarie e private.
L’Italia custodisce infatti un’ingente quantità di opere e manufatti non europei, giunti nel Paese sin dal XV secolo. Molte di queste collezioni si trovano in istituti poco noti o con scarse risorse dedicate, che oggi, grazie a MIPAM, possono contare su una rete di specialisti e collaborazioni intermuseali.
MIPAM organizzerà riunioni periodiche, proporrà lo sviluppo di progetti congiunti quali mostre, pubblicazioni, attività formative e programmi pubblici che valorizzino un patrimonio materiale e immateriale comune.
Con MIPAM nasce una nuova consapevolezza: quella di un’Italia museale più connessa, informata e pronta ad affrontare le sfide contemporanee legate alla storia, all’etica e alla cura del patrimonio culturale globale.
Il board direttivo è composto da: Marina Pugliese (direttrice del MUDEC – Museo delle Culture, Milano), Davide Quadrio (direttore del MAO Museo d’Arte Orientale, Torino), Andrea Viliani (direttore del MUCIV – Museo delle Civiltà, Roma), Enrico Colle (direttore del Museo Stibbert, Firenze), p. Enzo Oliviero Verzeletti (direttore del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico dei Missionari Saveriani, Parma).
Cosa c’è da vedere: rarità per ricercatori e antropologi
che arrivano da tutto il mondo
Per la curatrice del Museo Etnologico Missionario del Colle don Bosco, Letizia Pecetto, è grande la soddisfazione dopo l’iscrizione fra i fondatori della rete Mipam perché rappresenta un ulteriore riconoscimento dell’alto valore della collezione in mostra nei luoghi natii di San Giovanni Bosco.
Una firma importante che arriva in occasione dei 150 anni di attività delle missioni salesiane e dei 100 dalla grande mostra missionaria in Vaticano voluta da Papa Pio XI con l’arrivo del primo e maggior blocco di oggetti e reperti in Italia.
Il Museo Etnologico del Colle è stato (e continua ad essere) un punto di riferimento storico di generazioni di scolaresche e pellegrini cui si aggiungono visitatori e turisti che crescono in quella parte di territorio astigiano. Ma è anche un importante centro per ricercatori e antropologi, spesso ospiti, per i loro studi oltre ai prestiti per mostre delle culture nei più prestigiosi musei del mondo.
In esposizione ci sono circa mille reperti e se sembrano tanti, si pensi che sono solo un decimo di quelli in possesso del Museo; i restanti 9 mila sono in un magazzino dal quale, di tanto in tanto, vengono prelevati per mostre temporanee.
Nelle teche illuminate, divise per area geografica, sono custoditi prevalentemente oggetti di uso quotidiano che rappresentano un valido strumento per la lettura di una storia antropologica di tribù e villaggi disseminati in ogni angolo del mondo. Ogni angolo che, dall’inizio del 1900, venne raggiunto dai missionari salesiani.
«Pur non avendo per tutti una “storia” scritta e certificata – spiega la curatrice – Sappiamo che la maggior parte degli oggetti in esposizione arrivano da donazioni ai missionari per il loro operato oppure da scambi con oggetti e beni portati dall’Europa. I più antichi e rari sono gli oggetti legati ai popoli della Terra del Fuoco. Secchi, cesti, culle per bambini, ornamenti che hanno attraversato i decenni arrivando fino a noi e rappresentando, oggi, un pezzo importante di storia per quelle popolazioni». Proprio alcuni dei reperti della Terra del fuoco sono stati recentemente in mostra a Milano.
Utensili di lavoro, stoviglie, indumenti quotidiani ma anche paramenti per i rituali, arredi minimali, giocattoli, frecce, archi e altre armi rudimentali usate per cacciare, stoffe tinte naturalmente e a mano, maschere e poi piume, tante piume colorate che venivano indossate nelle cerimonie: sono solo alcuni dei reperti che si possono trovare nelle teche al Colle Don Bosco. Con qualche rarità invidiata da tutti gli altri musei come le casse rivestite di foglie di banano ricevute dalla zona di Rio Negro dell’Amazzonia che un tempo contenevano gli ornamenti dei vari clan dei villaggi. Oppure la collezione di oggetti dell’etnia Bororo, proveniente dal Mato Grosso in Brasile che rappresenta la seconda collezione al mondo, per grandezza, dopo quella ospitata in patria.
Un museo che merita una visita per avere, a due passi da Asti, uno sguardo sulla storia più antica delle etnie di tutto il mondo. Ad ingresso gratuito e con la possibilità di sedersi sulla sedia di vimini usata da Papa Giovanni Paolo II durante la messa celebrata al Colle Don Bosco durante la visita in onore del centenario della morte di San Giovanni Bosco.