Insieme tutta Italia che piange la morte di Pippo Baudo, anche l’attore astigiano Renzo Arato non può fare a meno di commuoversi pensando al suo incontro, tanti anni fa, con il grande presentatore.

«In quel gennaio 1969, con un sacco di confuse idee circa ciò che avrei voluto fare “da grande” – ricorda Arato – l’occasione di poter partecipare al seguitissimo programma televisivo “Settevoci”, mi sembrò un buon inizio. Superati i provini, mi trovai di fronte a Pippo Baudo, negli Studi Fiera di Milano.
Amatissimo presentatore al suo primo grande successo. Baudo intervistava in privato tutti i partecipanti al programma, concorrenti e cantanti. Compilava personalmente le schede che gli sarebbero servite durante lo spettacolo. Mi intimidii molto. Gli confessai che avrei voluto diventare come lui, anche se al suo cospetto mi sentivo di serie Z. Mi sgridò subito dicendomi che nessuno si deve sentire di serie Z, che talento, impegno e determinazione erano la formula giusta per qualsiasi cosa. Prima di lasciare la trasmissione dopo aver vinto due puntate insieme a Dori Ghezzi e al suo Casatschok, mi chiese il numero di telefono. Ovviamente io toccavo il cielo con un dito! – prosegue il ricordo dell’attore – Mi inserì in alcune sue serate, una delle quali a Cisterna d’Asti. Mi dava sempre consigli. Mi disse di seguire l’onda, di non chiudermi nessuna porta, che sarei riuscito a realizzare i miei sogni. Da allora ho presentato decine di serate in giro per l’Italia. Le cose però andarono diversamente. Non feci il presentatore di professione. Nella mia vita entrarono il manager Teddy Reno e soprattutto Milva e Giorgio Strehler. Ma Pippo è rimasto nel mio cuore, come la prima persona che credette in me. Grazie di tutto. Buon Viaggio, Maestro».