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Attualità
Fino al 31 dicembre

Per guardare la vicino la Sacra Sindone basta andare in chiesa a Montechiaro

Il parroco don Baviera e l’accolito hanno installato una riproduzione del sacro lino in una cappella interna.

Nonostante anche recentemente ci siano stati storici e scienziati (pochi, ad onore di cronaca) che hanno messo in dubbio che l’uomo del sacro lenzuolo sia il Cristo, è innegabile che per i credenti avere l’opportunità di percorrere con la mente e il cuore un cammino di riflessione alla scoperta del mistero della passione di Gesù sostando davanti alla Sacra Sindone sia un’esperienza di fede intensa.

Ed è ciò che si può rivivere  fino al 31 dicembre 2025 nella chiesa parrocchiale di Montechiaro dove è possibile visionare in una cappella interna una riproduzione del sacro lino; un’iniziativa del parroco don Emanuele Baviera e dell’accolito Giorgio Franco.

Il primo accenno alla Sindone è nel Vangelo di Matteo. Vi si legge: “Dopo la morte di Gesù in croce, fattasi sera, Giuseppe di Arimatea, un uomo ricco, anch’egli discepolo di Gesù, si presentò a Pilato e ne richiese il corpo. E Pilato accettò. Così Giuseppe avvolse il corpo in un lenzuolo pulito e lo depose nella tomba che da poco si era fatto costruire per sé, scavata nella roccia. Infine, fece rotolare una grossa pietra davanti alla porta della tomba e se ne andò”. Sulla stessa lunghezza d’onda è l’evangelista Giovanni. Lui e Giuseppe d’Arimatea “presero il corpo e lo avvolsero nelle bende con i profumi, come fanno gli Ebrei quando seppelliscono i morti”.

Il seguito è noto. Dopo aver trascorso il giorno di sabato (in cui era proibito trattare i cadaveri) Maria Maddalena ed altre pie donne si recarono al sepolcro con l’intenzione di lavare il corpo e cospargerlo di aromi secondo l’usanza dell’epoca ma trovarono la pietra rovesciata ed il sepolcro vuoto. A terra, stese, c’erano le bende e piegato in un angolo “il sudario che era stato sul volto di Gesù”. Da allora la Sindone è stata protagonista di un lungo peregrinare da Gerusalemme a Costantinopoli passando per Atene fino ad approdare a Chambery, capitale all’epoca del ducato di Savoia. Nel 1562 Emanuele Filiberto duca di Savoia trasferì la capitale del ducato da Chambery a Torino e nel 1578 fece altrettanto con la Sindone che vi è rimasta fino ai giorni nostri ripiegata e chiusa in uno scrigno sopra l’altare nella cappella reale del duomo di Torino.

Una curiosità: fu proprio un astigiano, Secondo Pia, a scattare le prime fotografie sul sacro lenzuolo nel 1898 facendo una scoperta che destò enorme impressione: nella luce gialla della camera oscura, infatti, Pia s’accorse che il negativo da lui ottenuto sulla lastra era in realtà un positivo, ancor più dettagliato e leggibile dell’originale segno che l’immagine non è un dipinto e non è costituita da alcun materiale di apporto.

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