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Fiera della nocciola di Castagnole Lanze: prezzi più alti, ma le quantità rimangono ancora troppo scarse

Alla 166esima edizione della Fiera della nocciola di Castagnole Lanze battuto come tradizione il primo prezzo dell’annata. Le considerazioni del mondo agricolo sulla crisi del settore corilicolo

Era il 1700 quando i Savoia puntarono sulla nocciola piemontese, considerata una produzione di eccellenza, insieme ad altri fiori all’occhiello del Piemonte, come le pesche di Canale e i formaggi di Langa, tanto da esportarli anche in Sicilia. Da allora la nocciola Tonda Gentile ha caratterizzato il nostro territorio. Del valore paesaggistico, storico e culturale della nocciola piemontese si è parlato in un convegno sabato, allestito dall’amministrazione comunale di Castagnole Lanze e che ha aperto le iniziative della Fiera della nocciola, giunta alla 166esima edizione. «Un paesaggio importante per il turismo, ma soprattutto per chi vive sul territorio: per questo con il convegno “Il nocciolo della questione” abbiamo voluto alzare lo sguardo e sollecitare soluzioni che siano di aiuto ad un settore in crisi – spiega l’assessore Mario Coppa – Per il terzo anno si registra un drastico calo di quantità nella raccolta delle nocciole, a fronte di una qualità che si conferma medio-alta». Ieri mattina, lunedì, la fiera castagnolese, con il sindaco Carlo Mancuso a fare gli onori di casa, ha battuto il primo prezzo dell’annata: una forbice tra i 470 e i 520 euro al quintale, un prezzo più alto dello scorso anno. Un momento sempre di grande interesse la storica fiera castagnolese che ha visto 29 campioni presentati all’undicesimo concorso qualità Nocciole Marchisio. Al primo posto si è classificato anche quest’anno Silvano Giachino, di Coazzolo; a seguire Giovanni Isnardi (Sommariva Perno), Davide Giacosa (Mango), Paola Fogliati (Neive), Flavia Giachino (Neive), Angela Maria Cavanna (Neive), Roberto Ivaldi (Cossano Belbo), Gabriele Stroppiana (Coazzolo), Simone Iaia (Cortiglione), Silvano Marasso (Guarene). Durante la mattinata, molto partecipata come sempre avviene, la visita alla fiera, lo spettacolo del giovane e brillante Gabriele Rigo, reduce da Zelig e Rai2, e il pranzo della fiera.

(Nella foto di copertina i premiati alla Fiera della nocciola – Foto Billi)

Gli interventi del mondo agricolo

Confagricoltura

«Da 470 a 520 euro al quintale: si tratta di uno dei prezzi più alti espressi dalla storica manifestazione in tempi recenti e questo è un segnale evidente che conferma le difficoltà produttive in termini quantitativi. Secondo alcune stime, il prezzo potrebbe addirittura crescere ulteriormente nei prossimi mesi confermando purtroppo la scarsità di produzione. “Confermando il trend degli ultimi anni, per la terza campagna consecutiva la produzione di nocciole è stata al di sotto delle aspettative – puntualizza Enrico Masenga, responsabile del settore tecnico della Confagricoltura di Asti – segnando uno dei livelli più bassi degli ultimi anni. Solo nel 2017 avevamo assistito a una situazione simile, allora dovuta in modo chiaro e diretto alla cimice asiatica”. A differenza di 8 anni fa, non ci troviamo solo più di fronte ad un unico nemico, ma ad un insieme di fattori che rendono più complesso individuare una sola causa. Tutto ciò indica con chiarezza la strada da seguire: non esistono soluzioni semplici e immediate, bensì occorre rafforzare ogni aspetto tecnico della coltivazione. “Il cambiamento climatico resta una delle componenti più rilevanti, ma non è l’unica. Per questo motivo dobbiamo concentrarci sul lavoro quotidiano in campo: il nocciolo manifesta un ‘malessere generalizzato’ e la risposta sta nell’essere rigorosi e scrupolosi nell’applicazione delle buone pratiche agronomiche”, conclude Masenga. “La Confagricoltura di Asti è al fianco dei produttori in questo percorso. Con un lavoro attento e condiviso, puntando sulla tecnica e sull’esperienza, è possibile ridare equilibrio agli impianti e riportare stabilità alle produzioni negli anni a venire”, dichiara Cristina Bello, presidente della sezione corilicola di Asti Agricoltura. “Comprendiamo il momento di difficoltà che stanno passando i corilicoltori. E’ indubbiamente necessario che venga garantita la giusta remuneratività del lavoro svolto dalle nostre aziende, bersagliate ogni anno da repentini cambiamenti climatici e dall’insorgenza di nuove patologie”, asserisce Gabriele Baldi, presidente di Asti Agricoltura. “Invochiamo un maggiore sostegno economico da parte delle istituzioni per sopperire alle calamità naturali. La redditività di un’azienda non può essere compromessa dai cambiamenti climatici. E’ necessario garantire un supporto concreto in caso di difficoltà per incentivare anche le aziende a continuare a produrre in un territorio che altrimenti rischierebbe lo spopolamento”, gli fa eco il direttore della compagine astigiana di Confagricoltura Mariagrazia Baravalle».

Cia

“C’era anche Cia Alessandria-Asti, rappresentata dalla presidente Daniela Ferrando, alla giornata-evento a Castagnole delle Lanze, appuntamento simbolo per il settore della corilicoltura piemontese, all’interno del quale è comunicato il primo prezzo indicativo delle nocciole della campagna agraria in corso. La forbice rilevata dalla Commissione è 470/520 euro/quintale, valore ritenuto abbastanza soddisfacente dai produttori, ma che non appaga pienamente le aspettative in relazione alla raccolta in corso, particolarmente difficile. Commenta Ferrando: «Ci aspettavamo questo valore, ma la raccolta 2025 è scarsa: la cascola del mese di luglio è stata impattante e i quantitativi sono bassi. Il quadro della situazione sarà meglio definito alla fine del mese di settembre, quando la raccolta sarà terminata per la maggior parte dei produttori, e si procederà a determinare il prezzo effettivo basandosi sul punto resa. L’ultimo anno i prezzi sono aumentati nel corso delle settimane, dopo la rilevazione del primo prezzo di Castagnole Lanze. Ci aspettiamo un trend analogo, data anche la scarsa quantità prodotta, ma i costi di produzione sono per noi altissimi. Il prezzo dovrebbe coprire i costi e garantire un reddito, cosa banale ma non scontata». Infine, Cia evidenzia nuovamente il problema della fauna selvatica, che provoca ulteriori danni ai produttori messi alla prova in una stagione corilicola già compromessa: i cinghiali, sempre più numerosi e incontrollati, per sfamare i loro piccoli piegano e spezzano i rami delle piante, causando danni irreparabili agli impianti, che resteranno improduttivi anche per gli anni seguenti. Cia torna quindi a chiedere con forza un piano di abbattimenti mirato, nella tutela dell’agricoltura del territorio”.

Agricoltori autonomi italiani

“Il settore corilicolo italiano sta affrontando una crisi produttiva senza precedenti dovuta ad un calo delle produzioni per svariate cause. In particolar modo in Piemonte negli ultimi anni si è avuto un calo continuo dei raccolti passando da medie di 12-15 quintali ad ettaro (o più nelle zone vocate) ai 4-7 del raccolto 2024, quantità che in molti casi non hanno permesso neanche di ripagare le spese nonostante il prezzo di vendita sia fortemente aumentato nell’ultimo anno. Ora, il raccolto 2025 si preannuncia molto più scarso di quello 2024, infatti con la prima raccolta – che rappresenta il 70% circa della quantità totale – molti non sono arrivati a 2 q/Ha e si prevede che a fine campagna la produzione media piemontese non arriverà a 4 q/Ha. A nulla vale fare come qualcuno che cita i dati di alcune aziende fortunate in zone molto vocate: i noccioleti piemontesi non producono a sufficienza, non solo per garantire un reddito all’ agricoltore, ma neppure per ripagare le spese di coltivazione, e questo da almeno 2-3 anni. E di nuovo a nulla vale sperare nelle quotazioni e citare medie di prezzo raramente così alte: se il raccolto è 1/5 della media il prezzo può anche raddoppiare, ma al massimo si limitano le perdite, non si fa certo guadagno.

Pare che questa crisi produttiva sia da imputare ai cambiamenti climatici e alla cascola precoce dei frutti che ha causato perdite anche superiori al 50% del raccolto. La situazione è più complessa di così. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, è troppo facile, ormai sono parole per riempirsi la bocca: un anno è colpa della siccità, un altro della pioggia, un anno è il caldo e quello dopo il freddo. Una volta fatto il giro di tutti i fenomeni meteorologici si ricomincia? C’è più di questo, e devono esserci metodi per contrastare almeno in parte i danni produttivi. Per quanto riguarda la cascola precoce, di nuovo troppo facile: le cause possono essere diverse. Fisiopatie legate al clima, infezioni fungine o punture di cimice. Fatto sta che prima degli ultimi anni questo fenomeno non ha mai causato perdite così gravi. Altri problemi raramente menzionati sono le malattie e i parassiti del legno (in primis mal dello stacco e agrilo) che costringono a potature estreme con conseguente diminuzione della produzione. In ultimo, ma non per importanza molte zone subiscono forti danni da parte di cinghiali e caprioli che colpiscono il raccolto ma anche le giovani piante causando danni pluriennali.

Le aziende corilicole devono sapere che misure adottare per evitare o almeno mitigare di molto le perdite produttive, servono investimenti seri nella ricerca scientifica che individui con precisione le cause e cerchi soluzioni per i problemi. Di nuovo, troppo facile parlare di estirpo degli impianti più vecchi e di reimpianto, oppure di individuazione di nuove varietà più resistenti. Al di là del fatto che la Tonda Gentile è il fiore all’occhiello della produzione piemontese e la sua sostituzione con altre varietà non può essere che un’extrema ratio, le aziende corilicole sono allo stremo e semplicemente non possono permettersi né il reimpianto, né gli anni di mancato raccolto in seguito a estirpo/reimpianto. Inutile spendere soldi pubblici in tal senso, servono i mezzi e le conoscenze per far produrre quello che già c’è. In più, i divieti di abbruciamento vigenti per ormai la maggior parte dell’anno e la complessità delle regole da rispettare per bruciare quando è permesso, rendono praticamente impossibile distruggere il legno infetto/parassitizzato (come tra l’altro prescritto dai bollettini tecnici) in tempi celeri, causando un elevato tempo di permanenza in campo delle ramaglie infette. Tempo in cui le precipitazioni atmosferiche dilavano le spore fungine che quindi rimangono in campo, in pratica vanificando l’importante azione agronomica della potatura di risanamento. Quindi serve il ripristino della possibilità di abbruciamento delle ramaglie infette, o un’ alternativa che sia economicamente sostenibile (cippatura e asportazione sono il più delle volte spese aggiuntive che raramente si possono affrontare) e ricerca approfondita sui patogeni e soluzioni per il contenimento delle malattie che evitino l’asportazione delle ramaglie e permettano la trinciatura in campo delle stesse.

Ormai molte aziende prettamente corilicole sono concretamente a rischio chiusura nell’immediato e non sono in grado di affrontare le spese di un’altra annata agraria in attesa del prossimo raccolto, il che mette in pericolo l’intero settore produttivo e, come già detto, l’intera filiera della Nocciola Piemonte, già messa a dura prova dalla scarsità di prodotto. In attesa che la ricerca scientifica fornisca le soluzioni, serve un aiuto diretto e immediato al settore. Come Associazione Agricoltori Autonomi, proponiamo: lo stanziamento di ingenti fondi per la ricerca in ambito corilicolo, sia a livello nazionale che regionale, favorendo anche la cooperazione tra centri di ricerca differenti. A tal proposito invitiamo anche le industrie utilizzatrici di nocciole italiane a stanziare dei fondi da affiancare a quelli pubblici, in quanto è interesse di tutti che si trovino rapidamente soluzioni ai problemi produttivi del settore; l’esonero contributivo immediato per le aziende corilicole; il blocco dei pagamenti verso la Pubblica Amministrazione; ristori immediati; sostegni diretti al resto della filiera, in particolare alle aziende trasformatrici utilizzanti esclusivamente Nocciole Piemonte IGP.

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