Tanta commozione domenica mattina a Villafranca, al cimitero, davanti al cippo che ricorderà per sempre quattro dispersi con i loro nomi scritti sulla pietra.
Luigi Trombetta e Stefano Borello, alpini, erano grandi amici e insieme non hanno più fatto ritorno a Villafranca: persero la vita, insieme, sul Pasubio, durante la Grande Guerra. Alessandro Fassio e Anterino Novara la vita la persero nella drammatica Campagna di Russia della seconda guerra mondiale. Domenica sono state consegnate le pergamene a ricordo della commemorazione organizzata da alpini e paracadutisti. Una è andata a Cesare Trombetta, vice sindaco di Castellero e pronipote di Luigi. Nel ricordo di Borello ha ritirato la pergamena la pronipote Giovanna alla presenza della pronipote Marcella Borello, alpina di stanza a Bolzano.
Grande l’emozione al ricordo di un altro soldato villafranchese, il tenente paracadutista della “Nembo” Secondo Malabaila, per tutti “Dino”.
A tratteggiare la sua figura è stato Bruno Pignari, storico dell’associazione Paracadutisti d’Italia sezione di Asti presieduta da Massimo Cognolato.
Dino Malabaila partecipò alla battaglia di Filottrano nell’aprile del 1945, dieci giorni prima della Liberazione. Quella in cui i parà italiani si scontrarono con i temibilissimi “Diavoli Verdi” tedeschi, spesso in un corpo a corpo fra le strette vie del borgo. Quel primo round segnò un punto a favore dei tedeschi, ma pochi giorni dopo le cose si ribaltarono e gli italiani liberarono la zona, aprendo la strada agli Alleati verso la pianura dell’Emilia Romagna.
Il tenente Malabaila fece ritorno a casa e mai parlò delle sue gesta eroiche.
«Era un uomo di poche parole ma capace di trasmettere grandi valori – ha commentato il figlio Giancarlo ricevendo in omaggio il basco amaranto, copricapo distintivo dei paracadutisti – Solo dopo l’accurata ricerca di Bruno Pignari ho compreso cosa avesse passato in guerra. Ringrazio di cuore anche Walter Badella per aver voluto organizzare questo momento di ricordo».
Eppure, quando tornò, ebbe la forza e lo spirito di dedicarsi anche al calcio, diventando una colonna portante della squadra del Villafranca.
«Io persi mio padre a 11 anni e Dino fu la mia guida, nello sport e nella vita, insegnandomi l’importanza di mettersi a disposizione della collettività» ha detto un commosso Sergio Sesia, assessore di Villafranca.
Importante anche il ricordo del generale di corpo d’armata incursore paracadutista Franco Monticone, alla presenza della figlia Erika, anch’essa militare di carriera e del comandante del Reggimento Col Moschin colonnello Andrea Bandieri.
Le ceneri del generale riposano al cimitero di Villafranca e ancora oggi è un esempio per chi si affaccia alla carriera militare. «Alla mia partenza per l’Afghanistan mi disse di dimostrarmi sempre forte di fronte ai soldati e fare in modo di avere sempre il controllo della situazione. Poche parole per un consiglio che ho seguito per tutta la vita» ha ricordato la figlia.
Al campo sportivo la conclusione della giornata con il lancio del tricolore e della bandiera del reggimento Col Moschin. Dal cielo sono scesi l’astigiano Claudio Borin insieme a Renato Bruschi e a Renato Scagliola, 82 anni, già presente al raduno nazionale che si tenne ad Asti.