Continua in Piemonte il trend negativo di iscrizioni al corso di laurea di primo livello, triennale, in Infermieristica. Anche quest’anno, infatti, nelle università della regione gli iscritti sono in numero inferiore ai posti a disposizione. A sottolinearlo il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche.
Se nel 2024 le iscrizioni erano 123 in meno rispetto ai posti disponibili, sottolineano dal sindacato, nel 2025 si registra un ulteriore peggioramento con 190 iscrizioni in meno sui 1.176 posti messi a disposizione dagli atenei della regione. Un andamento rispecchiato anche a livello provinciale: al polo universitario astigiano, ad esempio, sono arrivate solo 55 domande di ammissione a fronte di 75 posti disponibili per il nuovo anno accademico.
Le parole del segretario regionale
«Una crisi profonda ormai acclarata, che riguarda il Piemonte così come l’Italia e necessita di essere affrontata alla radice con azioni e investimenti importanti», dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale del NurSind. «Diversamente – continua – l’effetto determinerà gravi criticità sul nostro sistema sanitario in considerazione del fatto che le entrate compenseranno solo in minima parte le molte uscite. Per questo chiediamo alla Regione Piemonte di intervenire mettendo in campo azioni e risorse, non solo per attrarre i giovani, ma anche per evitare dimissioni del personale in servizio che peggiorano ulteriormente la situazione».
Il commento di Gabriele Montana
«La situazione a livello astigiano – aggiunge il segretario provinciale Gabriele Montana – rispecchia il trend regionale. Ad Asti sono rimasti vuoti 20 posti, nonostante lo sportello informativo attivato al Polo universitario e l’organizzazione di incontri nelle scuole superiori. La ragione principale, secondo noi, è la scarsa attrattività della professione – nonostante una volta usciti dal corso di laurea si trovi quasi subito lavoro – dovuta a due motivi. Innanzitutto lo stipendio attuale non è adeguato alle competenze, all’impegno anche di notte e nei fine settimana e alle responsabilità richieste. Inoltre troppi sono i rischi durante ogni turno lavorativo, in cui spesso gli infermieri diventano il bersaglio dello sfogo di utenti sempre più insoddisfatti. Servono quindi interventi strutturali per risolvere il problema, dato che non può funzionare una sanità senza infermieri».