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Intervista

L’Ordine degli Architetti di Asti lancia l’allarme “burocrazia” che rende sempre più complesso il lavoro dei professionisti

Il nuovo presidente, Maurizio Pugliese, parla del ruolo strategico che il sodalizio può garantire collaborando con le istituzioni per progettare la città del futuro

Il 27 settembre l’Ordine degli Architetti di Asti (che comprende anche i Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori) compirà 50 anni e, nei dodici mesi successivi, organizzerà numerosi incontri con professionisti, cittadini e istituzioni per raccontare il proprio passato, ma soprattutto confrontarsi sul futuro del territorio con idee, nuove proposte e una certezza: essere protagonista per rendere il nostro territorio sempre più bello, vivibile e accogliente. Da pochi mesi alla presidenza dell’Ordine c’è l’architetto Maurizio Pugliese.

L’Ordine degli Architetti è da tempo disponibile a confrontarsi con le istituzioni per affiancarle in un’ottica di progettazione, ma spesso questo invito non ha avuto seguito. Qual è il ruolo che pensate di poter avere nella pianificazione della città futura, specialmente riguardo all’impostazione urbanistica?

Come professionisti abbiamo già avviato un’azione importante per affrontare le criticità che riscontriamo ogni giorno nel nostro lavoro. Abbiamo chiesto al Comune, insieme agli altri due Ordini professionali (Geometri e Ingegneri ndr), di aprire un tavolo tecnico di confronto. L’obiettivo è trovare interpretazioni univoche e condivise di fronte alla selva di norme che, specialmente dopo il decreto “Salva Casa”, hanno generato notevole sconcerto tra cittadini e addetti ai lavori. Questo decreto, pur avendo intenti di semplificazione, ha finito per peggiorare la situazione, entrando in collisione con altre normative. La nostra richiesta è collaborare per trovare soluzioni tecniche di buon senso e applicare le norme in maniera rapida e condivisa, evitando mesi di incertezza o interpretazioni diverse tra tecnici.

Ad Asti c’è in ballo anche la scrittura e l’approvazione di un nuovo Piano regolatore.

Su questo punto abbiamo riscontrato un’ampia disponibilità di collaborazione dall’attuale amministrazione, in particolare dall’assessora Amasio, che ringraziamo e che ci ha chiesto di fornire proposte. Abbiamo partecipato alla stesura del documento programmatico iniziale, che è passato in Consiglio con un’uniformità di votazione, anche della minoranza. Il focus del nuovo Piano regolatore deve essere sulla città costruita, dato che non ci sono enormi possibilità di ampliamenti tenuto conto della decrescita della popolazione. Proponiamo la riqualificazione di aree industriali dismesse, soprattutto quelle prossime ai caselli autostradali, per lo sviluppo della logistica, che può portare lavoro. L’ottica dev’essere recuperare l’esistente e il tema della rigenerazione urbana è di grandissima importanza: recupero di spazi vuoti, edifici abbandonati e contenitori dismessi, sia pubblici sia privati. Per questo chiediamo meno burocrazia per poter dedicare più tempo al progetto e alla realizzazione di trasformazioni urbane di qualità, anziché perdere il 90% del nostro tempo correndo dietro “alle carte”. Oggi convertire un magazzino in un negozio richiede di “scalare l’Everest”, quando si dovrebbe invece agevolare il recupero del patrimonio esistente.

Come immagina l’Asti del domani? Perché ci sono tanti progetti rimasti incompiuti o rivisti al ribasso, come il nuovo Palazzetto dello Sport che sarà una media palestra?

L’Asti del domani, con meno auto, più pedonalizzata e con più spazi per i cittadini, richiede certo coraggio politico. In altre realtà simili alla nostra, si è avuto il coraggio di chiudere i centri storici al traffico e ricreare aree verdi. L’esempio di piazza d’Armi è invece emblematico: un progetto per un nuovo Palazzetto dello sport è stato ridotto a una palestra più modesta dopo anni di attese e cambiamenti di visione.

Dite che presto ci saranno importanti opportunità di finanziamento con la nuova legge sulla rigenerazione urbana in discussione al Senato. La città sarà pronta a cogliere questa occasione?

La legge sulla rigenerazione urbana, che probabilmente sarà approvata entro fine anno, prevede finanziamenti ai comuni per oltre 500 milioni all’anno, per un totale di oltre 4 miliardi di investimento. Inoltre, tra settembre e ottobre usciranno quattro bandi della Regione per riqualificare gli impianti sportivi. Anche in vista di queste occasioni è fondamentale rispolverare il partenariato pubblico-privato. Non solo gli Ordini professionali, ma anche cooperative, costruttori e imprese dovrebbero unirsi per elaborare 2-3 progettazioni importanti da poter presentare. Non possiamo permetterci di perdere questi finanziamenti e, per questo, proponiamo di costituire una “task force” pubblico-privata che si dedichi alla preparazione degli studi di fattibilità, i primi gradi di presentazione richiesti dai bandi, garantendo tempistiche e competenze.

Qual è la posizione dell’Ordine su interventi che stanno facendo molto discutere, come quello dell’ex Mulino di corso Savona o della maxi torre di lavorazione di un impianto di pet food, alta decine di metri, nel territorio di Castagnole delle Lanze?

In questi casi il problema non riguarda solo un giudizio estetico soggettivo, ma la mancanza di una visione più ampia e della qualità del “prodotto” nel suo inserimento ambientale. Oggi, gli interventi vengono valutati solo sulla conformità normativa, molto meno su qualità e sull’opportunità. Nel caso di Castagnole delle Lanze abbiamo presentato un documento all’amministrazione, chiedendole di verificare la legittimità del provvedimento e manifestando perplessità sugli aspetti ambientali ed estetici. Davanti a certi progetti ci sentiamo in dovere di intervenire anche al di là di eventuali ricorsi al Tar.

[nella foto il presidente dell’Ordine degli Architetti di Asti, Maurizio Pugliese]

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