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Attualità
Futuro delle DOCG

Canelli: moscato, strategie “al bar” e tagli alla vendemmia

I sindaci vogliono “brandizzare” le bollicine mentre i viticoltori lamentano scarsi ricavi
Nei giorni scorsi il direttivo dell’Associazione Comuni del Moscato si è riunito informalmente in un bar di Castiglione Tinella per confrontarsi sul futuro delle Docg. «Recarsi al bar e bere un buon bicchiere di Moscato d’Asti, oppure di Asti, è oggi un gesto significativo – affermano – un’azione apparentemente facile purtroppo non così scontata a causa di una mentalità consumistica che limita il mercato di questi prodotti, che pone l’Italia tra i Paesi in cui il calo delle vendite è più marcato e che interessa particolarmente le zone di produzione dove viene riconosciuta un’identità “debole”».

L’argomento è stato l’ordine del giorno e presto farà parte di un “atto di indirizzo” volto a coinvolgere il Consorzio di tutela in azioni promozionali come la presenza delle bollicine nostrane negli esercizi commerciali, nelle strutture turistiche e nella ristorazione. «Si sta pensando anche all’allestimento di una serie di masterclass dedicate agli operatori dei settori introducendo anche il mondo della mixology con cocktail a base di Asti e Moscato d’Asti – informano –  l’idea è di tornare a brandizzarlo attraverso progetti come quello che negli anni passati ha portato in diversi Comuni stazioni di ricarica per le biciclette elettriche con loghi e installazioni a calice di vino».

La vendemmia 2025 è al centro di grandi polemiche. Molti agricoltori hanno manifestato dissenso per un abbassamento della resa del 15% (85 quintali per ettaro per la Docg, 5 di “bloccato”, 18 di moscato aromatico). Nonostante ciò, il Consorzio ha approvato l’iniziativa a maggioranza grazie anche al sostegno degli industriali che nei magazzini hanno ancora molto invenduto. Stimano i viticoltori “antagonisti” che con questa resa nei Comuni del territorio ci sarà una perdita tra i 15 e 20 milioni di euro.

«Il calcolo è presto fatto – ci spiega un agricoltore – Con la resa a 85 quintali per ettaro ed un pagamento medio di 12 euro al miriagrammo, avremo 10.220 euro. I 18 quintali di “aromatico”, a 4 euro, fanno 720; totale della remunerazione ad ettaro: 10.920 euro. Ci sono 5 quintali bloccati? Difficilmente diventeranno Docg; c’è una giacenza, oltre il fisiologico, di circa 10 milioni di bottiglie».

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Una risposta

  1. Per una volta avrei piacere che gli articoli, anziché fermarsi all’ introito lordo della vendita delle uve, esplorassero i sempre più crescenti costi di lavorazioni, trattamenti, concimazioni, raccolta, buste paga, sicurezza, corsi, fiscali, burocratici e gabelle varie(erga omnes , consorzi obbligatori e Valoritalia…) che gravano sul prodotto finito. La sensazione per chi legge da semplice cittadino è che i viticoltori sia gente ricca.. perché sanno conducono ettari di terra per non scomparire…magari una volta..😒!