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La cronaca dell’accaduto

Montiglio Monferrato, parla un’alpinista testimone dell’incidente in montagna in cui è morto Daniele

La donna insieme alla sua guida aveva conosciuto Daniele e il resto del gruppo di ascesa al rifugio, la sera prima. Ha anche girato alcuni video in cui si vede l’alpinista astigiana poco prima dell’incidente mortale

«Li ho sempre visti, lui e il suo compagno di cordata, durante la salita al Bernina. Poi, ad un tratto, li ho persi nonostante fossero a pochi metri dietro di me e la mia guida. A quel punto ho subito capito che era successo qualcosa di grave». A parlare, ancora emozionata e scossa, è Flavia Celia, impiegata svizzera con la passione per la montagna e la fotografia di alpinismo che ha condiviso le ultime ore di vita di Daniele Sterpone, l’uomo di Montiglio Monferrato deceduto domenica scorsa per una fatale caduta durante un passaggio particolarmente insidioso.

Celia, con la sua guida, aveva cenato la sera prima con Sterpone, il suo amico e altri alpinisti seduti allo stesso tavolo al rifugio Tschiervahütte sul Monte Bernina, versante svizzero.

«Persona molto simpatica, socievole come il suo amico – ricorda Celia – abbiamo parlato tutta la serata di scalate e di alpinismo e poi siamo andati a dormire perché la sveglia era nel cuore della notte. Io e la mia guida siamo partite intorno alle 3,20, lui e l’altro gruppo un po’ più tardi, alle 4».

Il “gruppone” nel quale c’era anche Daniele ha attaccato il sentiero a forte velocità, tanto da recuperare la distanza con le due alpiniste e sorpassarle.

«Avevano davvero un ritmo troppo veloce per noi. Ma anche per Daniele e il suo amico che sul sentiero del Biancograt hanno rallentato e lasciato andare avanti i più giovani del gruppo. Al punto che siamo riuscite a raggiungerli e a superarli a nostra volta».

Da quel momento in avanti, verso la Piz Bernina (la cima più alta delle Alpi Retiche) la coppia di alpiniste svizzere e i due amici italiani si sono tenuti a breve distanza le une dagli altri, sempre in contatto visivo.

«Ho fatto anche alcuni video in cui si vedono loro due che risalgono la montagna – ricorda ancora Flavia Celia – Mi rendo conto ora che sono stati gli ultimi minuti di vita di Daniele. Poi, ad un certo punto, li abbiamo persi. Ci è sembrato subito strano perchè eravamo davvero vicini. Ci siamo preoccupate subito, abbiamo capito che era successo qualcosa, non era possibile non riuscire più a vederli, sulla neve, ed era ugualmente impossibile che si fossero fermati così tanto per prendere fiato. Poco dopo abbiamo notato l’elicottero del soccorso atterrare poco più in basso di dove ci trovavamo noi e abbiamo capito che i nostri timori erano fondati».

Secondo la ricostruzione basata sul testimone oculare della tragica caduta di Daniele, l’amico che stava salendo con lui, l’alpinista di Montiglio ha perso un appiglio nel tratto di calata al termine della cresta. Per lui non c’è stato più nulla da fare.

«Io penso di sapere quale è il punto esatto in cui è caduto Daniele, perché noi ci eravamo passate poco prima ed è stato un passaggio molto molto complicato che non si poteva fare in cordata doppia e che imponeva una valutazione molto ponderata di ogni decisione».

La conferma della tragica fine di Daniele, le due alpiniste l’hanno avuta alla Capanna Marco e Rosa, a Lanzada, provincia di Sondio, 3600 metri di altitudine.

«Quando siamo arrivate, il titolare ha ricevuto la telefonata del servizio di soccorso Rega che ha avvertito di non attendere Daniele e il suo amico. Non sarebbero più arrivati. E’ stata una notizia davvero terribile e mi spiace veramente tanto. Lo avevo conosciuto solo la sera prima ma non riesco a dimenticare la sua simpatia e il suo entusiasmo per la prima volta di quella scalata».

Era una prima volta anche per Flavia Celia quella sul Biancograt, una delle più belle ascese di tutte le Alpi.

«Anche io ho dei figli e non riesco ad immaginare il dolore della famiglia. Ammetto di essere rimasta molto scossa dall’incidente in cui ha perso la vita Daniele ma mi ha lasciato una importante lezione, quella di non sottovalutare nulla, di fare un continuo controllo delle condizioni meteo, dell’attrezzatura, delle mie condizioni fisiche, dei miei limiti. Un “triage” continuo e ripetuto, fatto con ancora più serietà di prima perché ho avuto sotto gli occhi la prova che in scalata il rischio di perdere ti accompagna sempre».

(Nella foto di copertina Flavia Celia in primo piano e, dietro di lei, si scorgono Daniele Sterpone e il suo amico di scalinata)

 

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