Riceviamo e pubblichiamo un intervento sul Piano sanitario regionale a firma di Alberto Deambrogio, segretario regionale del PRC per il Piemonte e la Valle D’Aosta e Gianmarco Coppo, segretario federale del PRC di Asti
Avevamo già segnalato la chiara presa di distanza dell’assessore Riboldi dalla legge regionale 18 del 2007, quella che dice come un piano socio sanitario dovrebbe essere stilato. Continuiamo a pensare che l’aver fatto quella scelta sia stato intenzionale e grave, infatti il risultato è sotto gli occhi di tutti: una sbandierata partecipazione che ha lasciato fuori tutti gli amministratori locali, un documento senza impegni precisi che lascerà mano libera alla Giunta regionale per le decisioni che contano, una vera condanna per chi sta peggio e aspetta da tempo una soluzione dignitosa e rispettosa della normativa vigente. Gli esempi che indicano l’assoluta discrezionalità futura sono moltissimi. Se guardiamo alla rete ospedaliera, nodo cruciale e irrisolto, leggiamo di una organizzazione per ospedali d’eccellenza (hub) collegati a centri più piccoli (spoke), che assicurerebbero cure meno complesse. Non c’è traccia di criteri oggettivi e razionali per andare a definire in pratica questa suddivisione, che sarà avocata dall’esecutivo.
Ancora: si sa dove saranno fisicamente collocate le Case di Comunità, ma non si sa come saranno organizzate in palese assenza delle dotazioni organiche. Per abolire le liste d’attesa si continua a pensare di far viaggiare le persone come trottole per tutto il Piemonte per ottenere un esame e, visto che i trasporti locali non sono uno splendore, si dice di voler mettere a disposizione una flotta di mezzi regionali (quanto costerà mai?!?), condotti da volontari; anche qui i conti si fanno senza l’oste e vedremo come evolveranno i rapporti con questi ultimi. Con il privato invece, che si considera parte stabile di un ecosistema, gli accreditamenti andranno avanti, mentre per il pubblico si innesteranno nuove figure apicali di cui non si sente davvero il bisogno come il sindaco dell’ospedale, che dovrebbe garantirne l’umanizzazione. Basterebbe fornire le giuste risorse all’attuale dirigenza delle ASL e ascoltare davvero persone e assemblee democratiche per ottenere il risultato, ma Riboldi ha costruito le sue fortune sull’idea populista di sindaco della sanità e la vuole moltiplicare a tutti i livelli.
Sul versante di chi sta peggio, come gli anziani cronici e non autosufficienti non c’è un progetto neanche per innalzare gradualmente la copertura sanitaria in struttura, dovuta per legge, almeno verso il 70, 80% di chi ne ha diritto. Ci sono oggi in Piemonte più di 18.000 utenti e famiglie che si devono arrabattare pagando rette anche di oltre 3000 euro al mese. E’ lo stesso Piano nella parte separata (cosa di per sé inaccettabile perché nega l’integrazione socio sanitaria) curata dall’assessore Marrone a certificare questo disastro per cui si propone come soluzione quella di insegnare ai parenti come cavarsela da soli. Attenzione dunque, perché al di là delle baruffe che si prevedono persino entro la maggioranza, è il cuore strategico del piano che va radicalmente contestato perché pretende di umiliare in via definitiva la partecipazione democratica e critica e affermare un diritto alla salute sempre più dimidiato.
Alberto Deambrogio, segretario regionale del PRC per il Piemonte e la Valle D’Aosta
Gianmarco Coppo, segretario federale del PRC di Asti