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Piccolo Andrea
Economia
Intervista

«Ecco perché l’ingresso del fondo Finint Investments ci consentirà di crescere»

Andrea Piccolo, amministratore delegato dell’azienda astigiana A.M., parla della recente operazione di acquisizione

«L’acquisizione del 60% della nostra azienda da parte del fondo trevigiano Finint Investments è il coronamento di un sogno. Abbiamo incontrato chi crede in noi e nella nostra crescita».
Così Andrea Piccolo, amministratore delegato dell’azienda astigiana A.M. srl, specializzata in manutenzione di impianti per il settore della ristorazione, commenta l’operazione, conclusasi nei giorni scorsi, con cui Finint Equity For Growth (Finint E4G), il fondo di private equity gestito da Finint Investments, ha completato l’investimento nel 60% dell’azienda.
L’operazione – che prevede un significativo reinvestimento degli attuali soci di A.M. (oltre a Piccolo, l’altro amministratore delegato Luca Gorgoglione e la procuratrice speciale Maria Franca Pettazzi) – è mirata ad accelerare lo sviluppo dell’azienda, supportandone la crescita, anche attraverso acquisizioni, in Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
Andrea Piccolo, di cosa si occupa precisamente A.M.?
Siamo specializzati nella manutenzione degli impianti per il settore della ristorazione, sia a livello di edifici (impianti elettrici, idraulici, condizionamento…) sia a livello di attrezzature da cucina. Per fare ciò siamo certificati da brand internazionali. Ovvero, siamo autorizzati dalle case costruttrici a “mettere mano” sulle attrezzature, tanto che nessun altro può intervenire, sia per la fase di installazione sia per quella post vendita.
Come siete organizzati?
Contiamo 110 dipendenti (75 tecnici e 35 non operativi) e, oltre alla sede legale in via Vespucci ad Asti, contiamo cinque unità locali nel Nord e Centro Italia (cui si aggiungerà nei prossimi giorni una nuova apertura a Sesto Fiorentino). I nostri clienti sono note catene della ristorazione collettiva (da Chef Express a Mc Donald’s, da Old Wild West a Burger King) per un totale di 988 locali nel Nord e Centro Italia – che arriveranno ad oltre mille il primo ottobre, grazie alla nuove aperture – con cui abbiamo un contratto di manutenzione. Non ci occupiamo, invece, dei locali privati (bar o ristoranti a conduzione familiare), perché la nostra struttura non è adatta a quel tipo di mercato.
A quanto ammonta il fatturato?
Chiuderemo il 2025 con oltre 11 milioni di fatturato. Le prospettive di crescita sono del 15% all’anno.

L’operazione di acquisizione

Ecco, allora, l’operazione di acquisizione…
Sì. Per quanto riguarda l’Italia settentrionale siamo maggiormente presenti nel Nord Ovest. L’acquisizione da parte del fondo trevigiano ci consentirà di crescere più velocemente nel Nord Est e rientra nel nostro obiettivo di distribuirci in modo più capillare nel Nord, per poi espanderci anche in Toscana (in linea con l’apertura dell’unità locale cui ho accennato prima).
Nessun timore nei confronti di questa operazione?
La bontà dell’operazione, dal nostro punto di vista, è che il fondo non interferirà con la parte operativa, in quanto tutte le decisioni rimarranno in capo a me, Gorgoglione e Pettazzi, fondatori della società nel 2008. Il fondo interverrà solo a livello finanziario, dandoci sicurezza. Potremo infatti smettere di “dire no” ai clienti. Il settore delle catene della ristorazione collettiva è protagonista, in Italia, di un trend di crescita del 30,40%. Insomma, i clienti stanno crescendo più velocemente rispetto a noi, in quanto numerosi brand stanno progettando investimenti in Italia con apertura di nuovi locali.

La crescita dell’azienda

Qual è, secondo lei, il segreto del vostro successo?
Il fatto che abbiamo proposto ai clienti la possibilità di avere un unico interlocutore sia per la parte di impiantistica dell’edificio sia per l’attrezzatura da cucina, all’insegna della semplificazione e dell’ottimizzazione dei costi. E ancora, perché subappaltiamo il servizio per cifre molto basse (6% del fatturato), rispondendo alla necessità dei clienti in fatto di sicurezza. Tanto che molti, ormai, chiedono i limiti di subappalto proprio all’interno del contratto.
Il vostro organico è in crescita?
Sì, dall’inizio dell’anno abbiamo assunto 10 dipendenti. Devo dire, però, che in questo periodo post Covid è diventato più difficile trovare tecnici che accettino il vincolo della reperibilità nel fine settimana, per noi essenziale. Nel weekend non facciamo manutenzione, ma dobbiamo essere pronti ad intervenire in caso di guasto. Il fatto è che la pandemia ha segnato uno spartiacque, per cui è sempre più diffusa la necessità di bilanciare gli impegni lavorativi con la famiglia e il tempo libero. Non è più solo una questione economica, ma di stile di vita.
A proposito di questioni economiche, voi credete nel welfare a favore dei dipendenti…
Sì, tanto che quest’anno erogheremo a questo scopo oltre 100mila euro.

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