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Cronaca
Il caso

Asti, badante sotto accusa e due taxisti hanno sfamato madre e figlio disabile al posto suo

Storia complessa che riguarda due persone fragili dell’Astigiano. Con questo ruolo molto particolare dei taxisti che hanno testimoniato in aula

Due testimoni insospettabilmente forti nelle accuse contro una badante infedele che doveva occuparsi di una madre anziana e del figlio disabile.
Si tratta di due taxisti, uno di Asti e una di Spotorno, che, pur venendo occasionalmente a contatto con le due persone molto vulnerabili, hanno dimostrato empatia e pietà nei loro confronti. Non solo. Il taxista astigiano ha capito che qualcosa non andava nel rapporto con quella badante albanese sempre nervosa che si faceva portare in banca per far firmare all’uomo disabile dei bonifici per decine di migliaia di euro e si è spinto a rivolgersi alla cassiera dell’istituto, chiedendo di avvertire i carabinieri perché quella donna stava approfittando dei due.
«Per tutta risposta la cassiera mi ha detto che a loro, formalmente, la richiesta di bonifico risultava valida e nulla poteva fare per impedire il passaggio di denaro dai risparmi di madre e figlio al conto della badante».
Lui, la badante, Rudina Hekuri, (oggi sotto processo per circonvenzione di incapace, difesa dall’avvocato Gianluca Bona), la conosceva bene, perché era diventato il “taxista di famiglia”. Rudina e le persone di cui doveva occuparsi vivevano in un paese dell’Astigiano e nessuno aveva la patente o poteva più guidare. Quindi tutti gli spostamenti avvenivano in taxi. Ma quali spostamenti?
«Io portavo spesso Rudina e una sua amica ad Asti per fare la spesa, per uscire o per fare shopping; l’ho portata anche a Torino dove ha pagato una notte in un hotel costoso a dei suoi amici albanesi – ha detto il taxista – l’ho portata spesso nei grandi magazzini di abiti gestiti da cinesi dove comprava fino a mille euro di vestiti per volta. E pochi giorni dopo si faceva riportare lì e ne comprava altre borsate. Mi diceva che gli altri abiti erano sporchi e piuttosto che lavarli e stirarli, li gettava via e ne comprava altri».
Il taxista astigiano spesso era incaricato dalla badante di andare ad acquistare del cibo da asporto nei locali e nei ristoranti astigiani per portarli a madre e figlio. «E io eseguivo, poi portavo tutte quelle vaschette di alluminio piene di roba a casa loro trovandoli quasi sempre da soli. Rudina mi dava la chiave, io aprivo, consegnavo in casa e spesso li aiutavo ad aprire i contenitori perché potessero sfamarsi. Ci sono state anche occasioni in cui la badante mi ha chiesto di far prendere le medicine all’anziana madre. Ma io lì mi sono rifiutato. Mettevo le pastiglie sul tavolo, le dicevo che doveva prenderle e poi me ne andavo».
Confessando di essere tornato a casa più di una volta con il magone e le lacrime agli occhi per le condizioni in cui versavano quelle due persone: casa sporchissima e disordinatissima così come lo erano madre e figlio.
Aggiungendo che la badante aveva anche modi molto rudi e verbalmente violenti nei loro confronti.
Cosa che non era sfuggita neppure ad una taxista ligure che li aveva portati in giro per una settimana durante una vacanza al mare di tutti e tre.
«In pochi giorni li ho accompagnati ad almeno tre banche diverse fra Spotorno e Imperia – ha risposto in aula al giudice Rosso su domande del pm Deodato – Ogni volta la badante si portava dietro l’uomo in sedia a rotelle per fargli firmare i prelievi.
Io restavo in auto ad aspettarli, con la madre, che più di una volta mi ha confidato “Questa ci vuole mangiare tutti i soldi”».
In taxi avvenne anche il viaggio di ritorno dal mare al paese astigiano di residenza della coppia madre e figlio e della badante, che occupava una casa di famiglia dei primi due, costituitisi parte civile con l’avvocato Fabrizio Mignano.
«Non dimenticherò mai quella casa, così sporca e disordinata, con resti di cibo in cucina, puzza e un bagno impraticabile – ha ricordato la taxista – Stavo scaricando le valigie quando, dalla cucina, ho sentito che Rudina alzava la voce con l’anziana alla quale mi ero affezionata. Sono intervenuta per dirle di calmarsi e l’ho trovata con la mano alzata come per colpire l’anziana. Cosa che poi non ha fatto. Sono tornata a Spotorno con la pena nel cuore a pensare a come vivevano quelle due persone».
In aula anche il direttore della banca presso la quale avevano il conto madre e figlio che ha confermato come dall’arrivo di Rudina fosse iniziato un sistematico prosciugamento dei risparmi.

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