E stato definito il più grande crack di un gruppo finanziario italiano dopo quello della Parmalat. Si tratta di quello che fa capo alle aziende dellastigiano Marco Marenco, imprenditore di 59
E stato definito il più grande crack di un gruppo finanziario italiano dopo quello della Parmalat. Si tratta di quello che fa capo alle aziende dellastigiano Marco Marenco, imprenditore di 59 anni, diventato in breve tempo il leader a livello europeo del commercio in gas e petrolio. A suo carico pende unordinanza di custodia cautelare in carcere, ottenuta dal pm Luciano Tarditi. Laccusa è di bancarotta fraudolenta in concorso con diversi altri complici. Si parla di diciotto, tra i quali alcuni commercialisti. Da quando è stata emessa lordinanza di custodia cautelare, però, dellimprenditore astigiano si sono perse le tracce. Non si sa dove sia finito. Probabilmente allestero, magari protetto da personaggi ad alto livello.
Negli ultimi anni gli affari delle sue molteplici aziende stavano andando male. I bilanci chiudevano con passivi da capogiro e il buco accertato pare aggirarsi attorno ai 3 miliardi di euro. Avrebbe contratto debiti record con banche, con fornitori e anche con lErario. Tra le altre cose, infatti, gli viene contestata unevasione di accise e di Iva di oltre 300 milioni di euro. Per il momento è stato effettuato a suo carico un sequestro preventivo di quote azionari di varie società per 77 milioni di euro. Ma chi è Marco Marenco? Aveva iniziato la sua attività di imprenditore fondando la Metanprogetti con altri due soci astigiani. Poi, iniziò ad interessarsi di energia elettrica, gas e petrolio e nellarco di poco tempo divenne leader in Italia e in Europa in questo settore. Possiede giacimenti di idrocarburi in Asia centrale e dighe alpine che forniscono energia elettrica a numerosi stabilimenti industriali italiani.
Possiede parecchie società tra cui Metanprogetti e Exergia (che fanno capo alla holding Fisi), è socio della KR Energy (39,4%). La Metanprogetti Spa si occupa di progettazione, costruzione e gestione di impianti di distribuzione gas metano; costituita nel 1983 ha un capitale sociale di oltre 5 milioni di euro e una classe di fatturato che va da 5 a 25 milioni di euro; Marenco ricopre le cariche di presidente e amministratore delegato. E anche comproprietario della storica Borsalino, fondata dal ventenne Giuseppe Borsalino nel 1857. Esauriti gli eredi Usuelli/Vaccarino a fine Anni 80, quando socio di maggioranza diventa la Fisi. Travolta da Tangentopoli nel 93 viene rilevata dagli astigiani Gallo-Monticone, due famiglie di costruttori. Gallo allarga il brand ad abiti, profumi, accessori; apre altri stabilimenti, anche in Cina e punti vendita dedicati sulle maggiori piazze internazionali.
Ai Monticone subentra Marco Marenco, delle sue numerose società due interessano la Borsalino: la Finind, derivata dalla Fisi e una nuova Fisi controllata al 95% dalla Fisi Gmbh in Germania. La Finind lanno scorso è fallita due volte, prima ad Alessandria e poi ad Asti dovera stata trasferita la sede sperando nel concordato preventivo (si attende che la Cassazione faccia chiarezza). I giudici presieduti da Francesco Donato nel corso del 2013 hanno disposto il fallimento di cinque società del gruppo con sede legale ad Asti. Si tratta di sigle «minori» del castello societario della famiglia Marenco: per le aziende con fatturato più importante, che hanno base tra Asti, Alessandria e Roma, sono in corso «concordati preventivi» con lobiettivo di evitare il crack. La complessa vicenda è seguita da una corte presieduta da Francesco Donato con altri due magistrati e che si avvale della consulenza di alcuni fra i maggiori esperti nazionali di diritto fallimentare.
Flavio Duretto