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Attualità
Castell’Alfero

Il ristorante del castello rinasce grazie ad uno chef “di ritorno” e al suo socio ligure

Alessandro Bartoli e Giulio Canavese sono due giovani e promettenti chef con un curriculum da grandi professionisti

Metti insieme un mancato ingegnere genovese diventato un artista della pasticceria, uno chef astigiano che si è formato nelle migliori cucine d’Europa (una su tutta quella del Disfrutar di Barcellona) e l’ex sindaco di un Comune castellato del Monferrato che conosce il territorio a menadito, miscela bene tutto e il risultato è un ristorante di classe, ospitato in un luogo straordinario come i saloni di un castello del 1300 con un menù giovane, fresco e pieno di originalità.
Questa la “ricetta” di Àlea, il ristorante aperto appena quattro mesi fa nei locali del castello di Castell’Alfero che da almeno 7 anni non vedevano più un fornello acceso.
Una ristrutturazione puntuale delle sale che ha ripreso le sfumature rosacee intense degli affreschi del soffitto (e del pavimento in marmo originale), un’originale boiserie vellutata e divisori dipinti dall’artista astigiano Stefano Pedro Porro.
Ma come ci sono arrivati Alessandro Bartoli (30 anni, astigiano di origine) e Giulio Canavese (36 anni, originario di Albenga) su questa terrazza sul Monferrato?
«Ci siamo conosciuti nelle cucine di Disfrutar a Barcellona, poi ci siamo persi un po’ di vista, ognuno all’inseguimento della sua personale formazione – spiega Alessandro – ma io avevo un forte desiderio di tornare “a casa” e aprire un ristorante tutto mio. Il primo socio che ho incontrato sulla mia strada è stato Angelo Marengo e poi ho convinto Giulio ad affiancarmi in questa avventura in cui di coraggio e di rischio ce ne sono una buona dose. Il nome Àlea non è un caso ma noi lo abbiamo inteso come stimolo a dare il massimo per far funzionare la nostra idea».
Già, l’idea. Più di mille parole, la descrivono bene i primi tre menù offerti dall’apertura ad oggi, in attesa di quello autunnale.
«La nostra offerta si struttura su tre distinte liste – spiegano Giulio e Alessandro – Il primo è il menù classico, che, come dice il nome, propone i piatti della tradizione (plin di erbette in salsa di noci, coniglio alla ligure, solo per dirne due con un ritrovato risolatte al Barbera). Il secondo è un menù completamente vegetariano, per venire incontro alle sensibilità di tutti». E poi l’esercizio di stile e creatività nel menù Àlea: anguilla, ciliegia e robiola di capra, risotto allo zathar limone alla marocchina e yogurt per fare un esempio. «In questo menù abbiamo anche inserito la lingua grani di senape e camomilla che è un piatto con il quale ho vinto il premio San Pellegrino Young Chef» sottolinea con orgoglio Alessandro.
Fra un servizio e l’altro hanno speso il loro tempo nella ricerca di fornitori di prodotti tipici di alta qualità, scoprendo, ad esempio, i formaggi di Borgo Affinatori in omaggio ai quali hanno creato piatti appositi. Formaggi presentati sempre con la ricerca e l’innovazione che contraddistingue il lavoro dei due chef.
Fra i 25 e i 30 coperti, lo staff è composto da sei persone che hanno affinato lo spirito che anima il ristorante.
In questi primi quattro mesi sono arrivati prevalentemente clienti da Torino, Milano, Alessandria: hanno già conosciuto Alessandro e Giulio in altri ristoranti e hanno letto su molte riviste di settore la notizia del loro progetto.
«Le idee non ci mancano. Questo è solo l’inizio di un ristorante sulle colline monferrine che soddisfi i clienti e la nostra creatività in cucina».

(Photocredit Eleonora Cerrato)

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