Un’altra notte di violenza al Pronto Soccorso dell’ospedale di Asti, quella fra ieri e oggi dove a farne le spese è stata un’infermiera che si è presa un pugno in pieno volto.
Contrariamente ad una prima versione dell’accaduto, l’aggressore della notte appena trascorsa non è lo stesso che qualche giorno fa si era scagliato contro una dottoressa e poi contro le guardie una delle quali aveva riportato importanti lesioni.
Nell’ultimo caso, si è trattato di astigiano che si è presentato al triage lamentando mal di denti. L’infermiera di turno ha raccolto tutti i dati e gli stava assegnando un codice verde quando l’uomo si è improvvisamente agitato. Ha sferrato due pugni sul vetro di protezione e ha afferrato l’interfono strappandolo via. Poi ha minacciato l’infermiera, dicendo che voleva ucciderla. Lei spaventata ha chiesto aiuto ma, nel frattempo, l’uomo è riuscito ad infilarsi al di là della barriera approfittando dell’apertura della porta, dal di dentro, dalla quale stava uscendo una famiglia con un bimbo piccolo appena visitato in pediatria. L’aggressore ha “puntato” l’infermiera del triage ma è stato bloccato una prima volta dalla guardia di turno che è riuscita ad atterrarlo. Lui, con una forza dettata da un fortissimo stato di agitazione si è rialzato e si è nuovamente diretto verso la triagista. Di nuovo è stato bloccato dalla guardia con un infermiere arrivato in aiuto. In seguito sono intervenuti anche degli autisti di ambulanza e un’infermiera si è avvicinata per provare a capire come fare a calmare l’aggressore senza controllo. E’ in quel tentativo di calmarlo che è stata raggiunta in pieno volto da un pugno sferrato con forza. Nel frattempo, chiamate dai pulsanti del nuovo sistema di videosorveglianza direttamente collegato alle centrali operative delle forze dell’ordine, sono arrivate le pattuglie della polizia che hanno definitivamente bloccato e ammanettato l’uomo.
Questo il bilancio del suo gesto, come riferito dal sindacato Nursing Up: «Tre professionisti sanitari e oss sono rimasti feriti: una infermiera colpita con un violento pugno al volto, con una prognosi di quattro giorni, e due colleghi intervenuti per cercare di bloccare l’aggressore».
Sull’accaduto interviene Enrico Mirisola, segretario del Nursing Up Asti, che sottolinea come «non si tratti di un caso isolato né di una fatalità». Mirisola aggiunge che «quanto accaduto conferma ciò che temevamo: dopo gli episodi che avevano coinvolto un medico e due guardie giurate, questa volta le vittime sono stati gli infermieri del triage e della saletta. È inaccettabile che, dopo una prima aggressione così recente, nulla sia stato fatto per prevenirne un’altra».
Il segretario esprime vicinanza ai colleghi coinvolti, dichiarando che «siamo solidali con gli operatori che erano in servizio e che hanno vissuto momenti di paura e tensione, ma non possiamo continuare a restare soltanto soli e solidali. Servono risposte immediate a una situazione ormai irreale, che non può più essere affrontata con il silenzio e l’abitudine».
«La mancanza di una presenza fissa delle forze dell’ordine all’interno dei pronto soccorso – prosegue Mirisola – continua a lasciare il personale esposto a rischi inaccettabili». Il segretario precisa inoltre che «riteniamo indispensabile un presidio effettivo e continuativo, ventiquattr’ore su ventiquattro, a tutela dei professionisti sanitari e dei cittadini che si recano in ospedale per ricevere cure».
Mirisola propone di estendere il modello già sperimentato dal Governo con il progetto “Strade Sicure” anche ai presidi sanitari: «Così come si presidiano le vie e i luoghi pubblici per garantire sicurezza ai cittadini, oggi servono “Ospedali Sicuri” per proteggere chi lavora e chi si cura. L’assistenza sanitaria è un servizio essenziale e deve essere difeso con la stessa attenzione con cui si tutelano le nostre strade».
A ribadire la posizione è anche Claudio Delli Carri, segretario regionale del Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta, che evidenzia come «siamo di fronte a una condizione strutturale di insicurezza che non può più essere definita emergenza». Delli Carri conclude ricordando che «ogni giorno di attesa espone gli operatori a nuovi rischi. Gli infermieri, professionisti sanitari e oss, meritano rispetto e protezione sul posto di lavoro. La sicurezza non può essere affidata al caso o alla speranza che non accada di nuovo».
Solidarietà e vicinanza ai lavoratori del Pronto Soccorso arriva anche dalla FP CGIL.
«Da tempo chiediamo che siano adottate opportune misure di contrasto alla violenza contro il personale sanitario – scrivono Arianna Franco Segretaria Generale FP CGIL ed
Enrico Cerrato RSU CGIL – Non si tratta, a nostro avviso, di militarizzare le strutture sanitarie, rischierebbe di essere controproducente anche per il libero accesso alle stesse. Ma vi è la necessità di avviare percorsi di sicurezza al fine di dare i giusti strumenti al personale per affrontare situazioni di gravi tensione all’interno delle strutture a partire dai Pronto Soccorso. Al contempo il “pulsante rosso” non può essere l’unico strumento di tutela per il personale del pronto. Si potrebbe creare, ad esempio, una “Panic Room” con accesso limitato per la sicurezza del personale del Pronto. La prima cosa che viene insegnata agli operatori è che, per poter garantire una risposta sanitaria adeguata, bisogna lavorare in sicurezza. Oggi questo è sempre meno possibile.
Su questi argomenti pensiamo sia necessario la costituzione di un tavolo permanente con tutti i soggetti che possono contribuire a costruire un adeguato piano di sicurezza per gli operatori sanitari».
Appena qualche giorno fa il direttore generale dell’Asl di Asti, Giovanni Gorgoni, aveva riferito dati in calo per quanto riguarda le aggressioni al Pronto Soccorso: i 29 casi registrati nel 2022 sono scesi a 13 nel 2025. Anzi, 14 con quello di stanotte.