Aprirà domani (mercoledì), a Palazzo Mazzetti, “Paolo Conte. Original”, la più ampia mostra mai dedicata al grande musicista astigiano amato in tutto il mondo, di cui svela l’anima pittorica grazie a 143 opere a sua firma (per saperne di più clicca qui). Organizzata dalla Fondazione Asti Musei con Arthemisia, è stata curata da Manuela Furnari.
Saggista e docente astigiana, si è imposta all’attenzione nazionale con il libro “Paolo Conte. Prima la musica” (Il Saggiatore, 2009), uno dei ritratti più completi sulla figura del grande artista e uno degli studi italiani più innovativi di popular music. Tra i libri pubblicati, “Quando correva il Novecento. Uno studio su Razmataz con Paolo Conte”, pubblicato da Feltrinelli, saggio che costituisce la seconda parte dell’opera “Razmataz” a firma del cantautore. Inoltre Furnari è tra gli autori e i curatori degli “Atti del Convegno Paolo Conte. Transiti letterari nella poesia per musica”, pubblicato dall’Università di Urbino, ed è sua la firma del prestigioso saggio di sala “Il Maestro” del Teatro alla Scala in occasione del concerto-evento di Paolo Conte.
Le abbiamo rivolto alcune domande per conoscere come è stato concepito il percorso espositivo.
Quali aggettivi sceglierebbe per descrivere la mostra? Per quali motivi?
Elegante, jazzata, ironica.
Elegante perché Paolo Conte è un raffinato musicista, compositore, poeta, sperimentatore del visivo: è elegante nel suo fare arte e nel suo modo di essere. Mi viene in mente la bellissima frase di un uomo di cultura e profondità qual era Andrea Camilleri: “Paolo Conte è l’eleganza dell’intelligenza”.
Jazzata perché Paolo Conte è uno dei più grandi artisti del nostro tempo che ha segnato non solo la storia della musica e delle canzoni, ma ha saputo creare un immaginario poetico fatto di luoghi, personaggi, atmosfere, colori. Le opere pittoriche in mostra rivelano la stessa tensione lirica e la stessa libertà formale che attraversano la sua musica.
Ironica perché Paolo Conte è un artista capace di muoversi su piani diversi contemporaneamente, sa giocare con le parole, con i doppi sensi. Nelle opere in mostra il titolo ne diventa parte integrante, rivelando il sottile umorismo del protagonista che non è mai distaccato, ma complice, come nella potente “La manomorta ecclesiastica” o nel lirismo finemente venato di malinconia di “Foulard aquilone” o “Aquilone foulard”.
La selezione delle opere
In base a quali criteri sono state selezionate le opere che saranno esposte?
“Original” non è solo un titolo, ma una dichiarazione di poetica. Paolo Conte è l’artista che più di ogni altro sfugge a rigide classificazioni. Se c’è una categoria che gli appartiene, è quella dell’originalità; il suo è uno stile unico, fedele solo a se stesso. Per questo le opere sono state selezionate con una scelta scrupolosa e attenta, espressione del suo gusto assolutamente personale. E questo non poteva che avvenire che sotto lo sguardo autentico, inimitabile, original appunto, del Maestro.
Quali sono gli aspetti che differenziano la mostra che sarà inaugurata a Palazzo Mazzetti dall’ultima ospitata agli Uffizi?
Alcune delle opere più significative della produzione pittorica di Paolo Conte, esposte agli Uffizi, saranno presenti anche ad Asti, ma la mostra a Palazzo Mazzetti è totalmente diversa, già anche per il numero di opere, oltre 140, più del doppio delle esposizioni precedenti e di quella degli Uffizi. Copre inoltre un arco di tempo di quasi settant’anni, con disegni che spaziano tra stili e tecniche differenti, realizzati da Paolo Conte a partire dal 1957. Si è anche posta particolare cura nell’allestimento.
Il rapporto tra pittura e musica
Esiste un fil rouge che lega l’attività musicale con quella pittorica del Maestro?
Paolo Conte ha sempre coltivato un profondo rapporto con l’immagine e la pittura, espressione artistica nata ancora prima della musica e culminata in “Razmataz”, l’opera da lui interamente scritta, disegnata e musicata.
Musica, poesia e pittura sono arti diverse e, nello stesso tempo, in Paolo Conte si influenzano e completano. Lui stesso, più volte, nello spiegare il procedimento compositivo che è alla base delle sue canzoni, utilizza termini che appartengono in realtà alla pittura. Ad esempio, impiega l’espressione “immaginario cromatico” per indicare come ad ogni tonalità musicale corrisponda un determinato colore. E ancora, la musica che compone al pianoforte, in uno straordinario quanto puntiglioso lavoro di scrittura musicale, ha in sé, come dichiara, una specifica coloratura in cui ambientare le parole.
Lo stesso Kandinskij nei suoi scritti teorizzava lo stretto legame tra l’arte e la musica, sostenendo che “Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima è il pianoforte dalle molte corde”.
Qual è l’obiettivo della mostra?
Rendere omaggio al fascino visivo di un artista immenso qual è Paolo Conte, cui va il mio più grande ringraziamento.