Sarà visitabile da domani (mercoledì) al 1° marzo la mostra “Paolo Conte. Original”, allestita ad Asti nelle sale di Palazzo Mazzetti, presentata stamattina alla stampa. Al centro oltre 140 opere del cantautore e compositore astigiano, che ha calcato i più prestigiosi palcoscenici internazionali, dal Blue Note di New York alla Philharmonie Berlin, dall’Olympia di Parigi al Teatro alla Scala di Milano, dedicandosi in particolare al jazz.
La mostra, la più ampia mai realizzata in Italia e all’estero, non propone tuttavia un ritratto a tutto tondo di Paolo Conte, ma si concentra sull’artista figurativo. Ha infatti coltivato per tutta la vita una riservata passione per l’arte visiva, formandosi come pittore e disegnatore dallo stile unico.
Dopo aver esposto nel 2000 al Barbican Hall di Londra e in diverse città italiane fino al 2007, nel 2023 Conte è stato invitato ad esporre alla Galleria degli Uffizi di Firenze, confermando il suo legame profondo con l’immagine. I suoi lavori conducono lo spettatore al centro della sua poetica: elegante, malinconica, jazzata e ironica.
Le parole dei promotori
Soddisfazione è stata espressa dai promotori dell’esposizione, intervenuti alla conferenza stampa. A fare gli onori di casa Francesco Antonio Lepore, presidente della Fondazione Asti Musei, organizzatrice dell’esposizione insieme ad Arthemisia, che ha ricordato il sostegno dei soci che la compongono, ovvero Comune di Asti e Fondazione CrAsti. Quindi il sindaco Maurizio Rasero: “Apre una grande mostra – ha affermato – dedicata ad un illustre concittadino apprezzato in tutto il mondo, per cui spero che gli astigiani verranno a vederla. Come primo cittadino ribadisco la volontà dell’amministrazione di continuare ad essere a disposizione di Asti Musei per organizzare e promuovere esposizioni che si propogano sempre di battere i record di quelle precendenti”.
D’accordo il presidente della Fondazione CrAsti Livio Negro, secondo cui “i numeri da record ottenuti dalla mostra su Escher dell’anno scorso rappresentano solo il punto di partenza. Il fatto che abbiamo dimostrato, come città, di essere in grado di gestire grandi mostre ci consentirà di prendere parte, all’interno dell’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, di cui facciamo parte, al cartellone di eventi del 2027 che vedrà Alba capitale italiana dell’arte contemporanea”.
Allacciandosi al ruolo che Asti si è ritagliata nell’organizzazioen di grandi mostre, Jole Siena (Arthemisia) ha sottolineato il ritorno economico di questi eventi. «In base ai dati Istat – ha ricordato – sappiamo che ogni visitatore di una mostra determina un indotto sul territorio di 60 euro. Considerando che da quando abbiamo cominciato a lavorare con Asti Musei sulle grandi mostre sono arrivati nella vostra città 300mila visitatori, è facile comprendere come l’investimento richiesto dall’allestimento abbia un notevole ritorno econonomico».
Per poi raccontare genesi e potenzialità dell’esposizione attuale. «Quando da Asti Musei mi è stata proposta di partecipare alla realizzazione di questo progetto – ha confidato – ho avuto quel minimo di perplessità che ho sempre quando gli autori delle opere sono artisti diventati illustri facendo altro, perché solitamente, in questi casi, i risultati non solo eclatanti. Paolo Conte, al contrario, mi ha lasciato senza fiato perché è bravo come pittore così come cantautore. Le sue opere trasudano una passione, una sensualità e una energia rarissima».
Ha quindi citato l’opera “La passione” del 2000, scritta ad inchiostro e tempera su carta da spolvero, che riporta queste parole “Anche appena uscita dal parrucchiere la passione è sempre un po’ spettinata”. «Secondo me è l’espressione “passione spettinata” è la sintesi della mostra, perché nelle opere del Maestro si percepisce la costante sperimentazione di vari generi artistici che però, nell’insieme, danno un risultato estremamente passionale».
Ad addentrarsi in modo più dettagliato nelle caratteristiche del percorso espositivo la docente e saggista astigiana Manuela Furnari, che abbiamo intervistato alla vigilia dell’inaugurazione (per leggere l’articolo clicca qui).
Il percorso espositivo
La mostra si compone di 143 lavori su carta, messi a disposizione dalla Fondazione Egle e Paolo Conte, eseguiti con tecniche diverse e in un arco di tempo di quasi settant’anni, divisi in tre nuclei distribuiti nelle sale del piano terreno e dei sotterranei del museo.
Il primo è dedicato alle opere inedite, tra cui “Higginbotham” del 1957, a tempera e inchiostro, dedicata a uno dei primi grandi trombonisti jazz. Dipinta all’età di soli vent’anni, cattura l’attenzione per il contrasto tra l’azzurro del guazzo annuvolato dello sfondo e il rosso del tratteggio minuzioso dell’inchiostro.
Il secondo è costituito dalla selezione tra le oltre 1.800 tavole di “Razmataz”, l’opera che Paolo Conte ha interamente scritto, musicato e disegnato. Ambientata nella Parigi vitale e autunnale degli anni Venti, l’opera celebra – dietro la misteriosa scomparsa di una ballerina – l’attesa e l’arrivo in Europa della giovane musica americana, il jazz. “Razmataz” svela quindi la capacità di Paolo Conte di fissare sulla carta atmosfere e personaggi, in una libertà formale che richiama le avanguardie del primo Novecento.
Il terzo nucleo, infine, comprende opere su cartoncino nero. In questo caso, nelle 29 opere in mostra, Paolo Conte gioca con il ritmo della composizione: linee, piani colorati, forme irregolari che si intersecano o si susseguono. Si tratta di composizioni a pastello che il Maestro realizza dal 2013, prediligendo l’astrazione alla figuratività delle opere degli anni precedenti.
Il colore
In generale, poi, un aspetto che colpisce osservando molte delle opere in mostra è il colore, protagonista in particolare dei lavori degli anni Settanta. Dal caleidoscopico uomo-scoiattolo di “Squirrel, uomo circo” a “Meridiana girata al contrario come una clessidra”, da “Foulard aquilone” a “Aquilone foulard”, il gioco di contrasti cromatici dà forma a linee, piani, suggestioni figurative colte nell’umorismo malinconico e finemente rivelatore del titolo. Anche se, essendo un artista sempre in movimento, in “Memory Lane”, come in altre opere degli anni Ottanta, lascia il colore per ritornare al tratto sottile dell’inchiostro nero.
Da sottolineare, infine, che i lavori si susseguono secondo una scelta scrupolosa, sotto la guida stessa del Maestro, con una sola avvertenza: «Lasciare al pubblico – riprendendo le sue parole – la possibilità di immaginare con libertà massima».
Orari e ingressi
La mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso alle 18) senza pagare un biglietto apposito, ma acquistando il biglietto di ingresso per visitare Palazzo Mazzetti (5 euro) oppure lo smarticket che dà diritto a visitare tutti i siti museali cittadini gestiti dalla Fondazione Asti Musei. Possibilità di visite guidate.
Per informazioni: 0141/530403, 338/1640915.
Photogallery a cura di Agostino Santangelo