E' molto difficile spiegare ad una madre che sta attendendo giustizia per la morte della figlia di 43 anni che, a causa di una lettera mai mandata, adesso il processo, dopo essere partito,
E' molto difficile spiegare ad una madre che sta attendendo giustizia per la morte della figlia di 43 anni che, a causa di una lettera mai mandata, adesso il processo, dopo essere partito, ritornerà indietro di quasi un anno. E se poi si tratta di una madre straniera, non avvezza alla giustizia italiana, la cosa è ancora più complicata. Eppure è andata così nella vicenda che riguarda la morte di Idda Milagros Salas Jaksetic, un'infermiera peruviana di 43 anni deceduta a settembre del 2013 dopo molti mesi di coma vegetativo. La donna, che lavorava all'ospedale di Asti, era stata sottoposta ad un itnervento ortopedico al ginocchio, sempre al nosocomio astigiano, ma fin dal suo ritorno in camera era evidente che qualcosa non era andato bene. Andò in arresto cardiaco, venne rianimata e, dopo un devastante intervento neurologico, venne ricoverata in una clinica per lungodegenti in stato vegetativo. Non riprese mai più conoscenza.
Per le terribili conseguenze di quell'intervento venne indagata una anestesista in servizio in sala operatoria che, in un primo tempo doveva rispondere di lesioni gravissime e poi, alla morte dell'infermiera, per omicidio colposo. Al termine dell'udienza preliminare l'anestesista, difesa dall'avvocato Mirate, venne rinviata a giudizio. Il processo è formalmente iniziato a metà ottobre, ma di fatto non si è mai sentito un solo testimone perchè l'avvocato sollevò immediatamente l'eccezione di mancato ricevimento della notifica all'imputata di conclusione delle indagini. Vennero fatti due rinvii ravvicinati del processo per dare tempo alla Procura di verificare se la notifica venne inviata oppure no e, all'udienza di due giorni fa, la risposta è stata negativa. Così ora, come spiega l'avvocato Luigi Florio che assiste la madre di Idda come parte civile, tutto torna nella fase dell'udienza preliminare che andrà rifatta daccapo e durante la quale l'imputata potrà scegliere riti alternativi.
Considerando i tempi della giustizia, se un nuovo processo dovrà farsi, non inizierà prima dell'estate. Parallelamente Florio sta concludendo con l'Asl il risarcimento per la morte di Idda; nel caso in cui si trovasse un accordo soddisfacente, la madre (che rappresenta anche il padre della ragazza e i fratelli) uscirà come parte civile. «Io sono sola in Italia e vivo grazie ad una borsa di lavoro del Comune che scade a fine dicembre – racconta amareggiata la signora Jaksetic – Sono qui solo per vedere la conclusione del processo per la morte di mia figlia, poi rimpatrierò in Perù, insieme ai resti di Idda Milagros. Speravo fossimo a buon punto, invece bisogna ricominciare tutto dall'inizio. Non riesco a crederci».
Daniela Peira