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Cronaca
Sentenza

Asti, condannato ad 1 anno e mezzo per lo scippo che procurò la frattura del braccio ad una donna

Accaduto a febbraio in via Filiberto. L’autore materiale dello scippo si è dato alla macchia e il giudice ha fissato nel 2065 il termine ultime per trovarlo

Un anno e 8 mesi: questa  la sentenza a carico di uno dei due cittadini marocchini accusati di essere gli autori dello scippo che nello scorso febbraio è avvenuto in via Filiberto, dopo una cena con amici.
La donna, opponendo resistenza allo “strappo” è caduta dal marciapiede riportando la frattura di un braccio e un trauma cranico.
Ai due gli investigatori erano arrivati attraverso le telecamere e le testimonianze ricostruendo i contatti fra loro pochi minuti prima dello scippo, in una vicina sala giochi. E quando lo scippo è avvenuto si trovavano a poca distanza l’uno dall’altro. Poi, uno dei due si è preso la borsetta ed è fuggito verso via Guttuari dove, per nascondersi, è saltato in un parcheggio sotterraneo scavalcando una recinzione e procurandosi una frattura al piede. Nel frattempo ha perso la borsetta che è stata recuperata da un ristoratore della zona che lo stava inseguendo e che l’ha restituita alla vittima. Lo scippatore è stato poi intercettato il giorno dopo perché si è presentato al Pronto Soccorso per farsi medicare. In attesa del processo, però, si è dato alla macchia e risulta irreperibile. Secondo le nuove norme in caso di irreperibilità, il giudice ha stralciato la sua posizione disponendo la sua ricerca fino al 2065.
L’altro ragazzo, invece, si è presentato assistito dall’avvocato Caranzano e si è difeso. Ha detto di non aver nulla a che fare con il connazionale che ha materialmente compiuto lo scippo. Lo aveva conosciuto quella sera stessa nella sala giochi e avevano litigato perché l’altro gli aveva chiesto dei soldi in prestito per fare delle puntate. Lui aveva rifiutato e l’altro lo aveva aspettato fuori per tentare ancora di ottenere il prestito. All’ennesimo rifiuto se ne sono andati entrambi ma ognuno per conto suo seppur a breve distanza.
Una versione che non ha convinto il pm Paterno che ha chiesto per lui una condanna a 2 anni e 4 mesi. Il giudice è arrivato alla sentenza riconoscendo l’attenuante della “minima partecipazione”.

Il difesore ha già annunciato ricorso in Appello per ribadire la totale estraneità del suo assistito al violento gesto.

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