Una settimana di mobilitazione fino al 21 novembre per chiedere al governo modifiche alla legge finanziaria a favore di lavoratori e pensionati. L’iniziativa è del sindacato Pensionati della Cgil (SPI). «Occorre premettere che questa non è un’azione contro ma un’azione per richiedere al governo delle modifiche alla legge finanziaria. Sarà una mobilitazione diffusa in tutto il paese – spiega Maurizio Facchi, neoeletto segretario generale del Sindacato astigiano – la richiesta è di allineare la rivalutazione delle pensioni in linea con il reale costo della vita, di ampliare la 14ª mensilità e riequilibrare il sistema fiscale rendendolo più giusto. I pensionati, infatti, pagano più tasse rispetto agli altri cittadini e alle rendite finanziarie».
Il sindacato lamenta che dal 1° gennaio 2026 è previsto un aumento di 12 euro mensili sulla pensione sociale, oltre un milione di pensionati. La differenza con l’aumento strutturale di 20 euro dichiarato dal Governo, si genera perché quest’ultimo include nel conteggio gli 8 euro già erogati l’anno precedente.
«Occorre considerare poi – prosegue Facchi – che questa misura crea disparità rispetto a quei pensionati che, pur trovandosi in situazioni analoghe, hanno versato contributi e superano di poco la soglia della no tax area (8.500 euro), per loro, l’aumento viene in gran parte assorbito dall’Irpef, riducendo a volte totalmente il beneficio».
Lamenta altresì il sindacato che non vi sia nulla per le pensioni integrate al trattamento minimo, dove si conferma l’incremento transitorio dell’1,3% previsto dalla precedente legge di bilancio che si traduce, per il 2026, in un aumento di circa 3,12 euro mensile rispetto all’importo del 2025.
Taglio Irpef, cambia poco
Altro tema caldo per il Sindacato pensionati è il taglio dell’aliquota Irpef per i redditi imponibili tra 28.001 e 50.000 euro scenderà dal 35% al 33% dal 2026. «I vantaggi per i pensionati saranno minimi – segnala il Segretario dei pensionati astigiani – innanzi tutto perché circa il 79% dei pensionati ha pensioni inferiori a 28.000 euro annui, poi perché ad esempio con una pensione di 30.000 euro il beneficio sarebbe di circa 3 euro al mese. È un taglio che né fa differenza nelle tasche di chi vive di pensione, né aiuta ad affrontare un costo della vita in costante aumento».
«L’aumento dell’età pensionabile è un passo indietro»
Sul tavolo delle richieste c’è anche l’aumento dell’età pensionabile, infatti i requisiti anagrafici e contributivi aumenteranno un mese in più nel 2027 e di due nel 2028, con la sola esclusione dei lavoratori impegnati in mansioni gravose o usuranti. Per il Sindacato, questo sarà un passo indietro per i lavoratori e sopra tutto per i più giovani, poiché allungare ulteriormente l’età pensionabile ed i requisiti contributivi non tiene conto delle reali condizioni di vita e di lavoro delle persone.
“Poi – precisa Facchi- questo incremento dei requisiti si somma, sia per le pensioni contributive che per quelle miste, ai meccanismi di adeguamento automatico alla maggiore aspettativa di vita, in pratica per un verso il coefficiente di trasformazione relativo all’età si adatta all’aumento dell’aspettativa di vita riducendo la pensione per un altro verso si aumenta costantemente l’età pensionabile, quindi si andrà in pensione sempre più vecchi e con una pensione sempre minore.”
Pur riconoscendo come positivo che per il 2026 sia prorogata l’anticipo pensionistico dovuto alla Ape Sociale, il sindacato lamenta che non sia stata ampliata la platea delle mansioni considerate gravose e la mancata proroga di Quota 103 e di Opzione Donna.
«Entrambe queste misure già fortemente penalizzate negli ultimi anni a causa delle restrizioni apportate sui requisiti di accesso – prosegue il sindacalista- la loro mancata conferma, rappresenta comunque una perdita di flessibilità in uscita, in particolare a danno delle lavoratrici su cui continua a gravare il lavoro di cura familiare. Per questa ragione la loro cancellazione è destinata a colpire in gran parte una popolazione fragile, negando un diritto già riconosciuto».
Ci sono poi i tempi di liquidazione del TFS/TFR, per i pensionamenti di vecchiaia nel pubblico impiego, anche se dal 2027 i tempi di liquidazione saranno ridotti di tre mesi, passando diventando dagli attuali 15 mesi a 12 mesi per coloro che lasciano il servizio per raggiunti limiti di età; lamenta il Sindacato che la riduzione non varrà per i pensionamenti anticipati, che continueranno a percepirlo dopo 25 mesi.
«Il problema è un altro – continua il Segretario del Sindacato Pensionati – spesso i tempi di liquidazione si allungano significativamente arrivando 4/5 anni con eclatanti casi in cui la liquidazione è giunta dopo 7 anni, come a dire che il problema è quello della reale liquidazione di TFR e TFS. Anche se come precisa l’Inps la legge prevede in caso di ritardo la corresponsione degli interessi legali, non sembra giustificabile che una quota di salario differito venga trattenuta sine die, e nel caso il lavoratore pensionato abbia la necessità di usare il proprio denaro deve passare attraverso una banca che gli farà un prestito su cui dovrà pagare degli interessi».
I volantinaggi in città e nei paesi
In conclusione il Sindacato Pensionati astigiano, organizzerà dei volantinaggi nei mercati di Asti, Canelli, Nizza Monferrato, San Damiano, Villanova per sensibilizzare la popolazione su questi temi ed in previsione dello sciopero generale proclamato dalla Cgil per il 12 dicembre.