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Castagnole Lanze, partiti i lavori per il nuovo stabilimento pet food

Nonostante la sospensiva del Tar, l’azienda ha fatto una valutazione costi-benefici. Pronte le fondazioni. A giugno dovrebbe aprire il primo reparto

Al centro di una polemica con alcuni cittadini di Castagnole Lanze riunitisi nel Comitato Castagnole Attiva e di residenti a ridosso dell’area industriale del paese, il grande progetto che prevede la ristrutturazione della ex Miroglio per ricavarne uno stabilimento di produzione di pet food ha comunque iniziato i lavori.

Ad ottobre il Tar del Piemonte aveva accolto la richiesta di sospensiva cautelare fissando l’udienza per il merito ad un anno, ottobre 2026.

Da fonti giornalistiche, si apprende che la decisione di procedere comunque ai lavori in progetto sia stata determinata da un’accurata valutazione costi-benefici. Per lo stabilimento, infatti, sono già stati spesi 8 milioni di euro ed assunti due manutentori, un ingegnere e un chimico. Altro aspetto di cui la proprietà avrebbe tenuto conto nella decisione di far partire i lavori nonostante la sospensiva Tar, è la consapevolezza di aver presentato un corposo ed accurato progetto elaborato da due studi ingegneristici (uno italiano e uno olandese) che ha consentito di ottenere i permessi e le autorizzazioni a costruire dal Comune di Castagnole.

In un’intervista al nostro giornale di qualche giorno fa, Luigi Schiappapietra, legale rappresentante e presidente della Cerere spa,  aveva affermato che: «Per quanto riguarda la sospensione del Permesso di Costruire, essa trae fondamento solo da un modesto errore formale e non sostanziale dell’UTC, quello di non aver scritto nell’atto la motivazione per la quale veniva rilasciato nonostante il parere negativo delle Commissioni preposte. Scrive infatti il TAR: “Ritenuto, ad un primo sommario esame, che il ricorso sia assistito dal fumus boni iuris laddove censura che il permesso di costruire sia stato rilasciato senza alcuna motivazione sulle ragioni per le quali sarebbero superabili i pareri negativi (obbligatori, seppur non vincolanti), espressi dalla Commissione Edilizia e della Commissione per il Paesaggio». Insomma, un “fumus” che non giustificherebbe l’abbandono del progetto e la perdita dei primi 8 milioni già spesi e la messa in cassa integrazione dei primi assunti.

Un progetto che prevede di trasformare l’ex Miroglio abbandonata in una “smart green factories” agroalimentare, ovvero  una “fabbrica verde”   che dà priorità alla sostenibilità ambientale utilizzando processi e tecnologie ecocompatibili per ridurre al minimo il suo impatto ecologico. Ciò include l’utilizzo di energie rinnovabili, l’ottimizzazione delle risorse e dell’efficienza energetica, la riduzione di rifiuti ed emissioni e la progettazione di infrastrutture sostenibili. L’obiettivo finale è essere efficienti in termini di costi, operando con una minore impronta di carbonio e riducendo i danni all’ambiente.

La Cerere spa ha annunciato che recupererà l’ex sito produttivo della Miroglio, dismesso da anni, con interventi innovativi: dai pannelli solari posizionati sul tetto e non a terra, all’acquaponica ed alla produzione di idrogeno: tutto all’insegna dell’eco-sostenibilità che è la linea guida delle attività dell’azienda.

Azienda che ha ottenuto   un “premio” europeo di 10 milioni di euro  stanziati dal Ministero dell’Economia e della Finanze per supportare questa iniziativa di “Green Economy” ma che verranno restituiti come inutilizzabili al Fondo Europeo. Nonostante questo, la Cerere spa ha la forza finanziaria per andare avanti con il progetto.

Intanto il cantiere ha preso avvio e la fondazioni per il montaggio degli imbullonati sono pressoché terminate e l’azienda conta di avviare il primo reparto produttivo per giugno 2026 con almeno una decina di assunzioni.

Il cronoprogramma prevede due anni di lavoro per il primo lotto e cinque in totale per realizzare l’intero stabilimento che è pensato per lavorare, a regime, su tre turni con l’impiego di 240 lavoratori.

 

 

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