È l’avvocato Giuseppe Vertucci il nuovo capitano del Palio di Asti. Eletto durante il Consiglio del Palio, si è imposto dopo un testa a testa tra i tre candidati in corsa per l’ambita carica: l’ex capitano Gianbattista Filippone, Davide Argenta e lo stesso Vertucci. Al termine della prima consultazione (alla quale hanno votato i rappresentanti dei 21 rioni, borghi e comuni del Palio, il sindaco Maurizio Rasero e l’assessore Riccardo Origlia), i tre hanno ottenuto 7 voti ognuno (più una scheda bianca e una nulla). In seconda votazione Vertucci ha incassato un voto in più, lasciando a 7 i contendenti (più una scheda bianca), ma è stato necessario un primo ballottaggio tra Argenta e Filippone (finito in favore di Filippone) e un secondo ballottaggio, quello finale, per avere l’esito dell’elezione: Vertucci 13 voti, Filippone 8 (due schede bianche). Avvocato, professore di Diritto Privato all’Università di Torino, già membro del Gruppo del Capitano dal 2021, Vertucci ha già chiaro come intende esercitare il suo ruolo e quali obiettivi perseguire.
Capitano, si aspettava di uscire vincitore?
Ero mosso da una speranza autentica, tuttavia ero conscio di confrontarmi con il capitano in carica e un magistrato, le due più alte cariche del Palio. Di scontato non c’era nulla. I rettori hanno reputato, evidentemente, di potermi scegliere.
Pensa che la sua nomina sia stata in qualche modo influenzata dalle recenti querelle emerse attorno al Palio, come l’esclusione di qualche candidato dalla terna (l’ex capitano Gandolfo ndr)?
Penso di no. Credo che semplicemente i rettori, che sono i portavoce dei comitati, abbiano espresso una volontà in modo democratico. La terna è stata individuata dal sindaco sulla base del Regolamento, partendo da cinque candidature iniziali.
È noto che più della metà della città non si interessa al Palio, lo vede come un costo inutile. Come vede questa ostilità e quali strategie ha in mente per cercare di invertire la tendenza?
Credo che innanzitutto sia un fatto culturale. A noi manca la continuità perché manca l’avvicinamento alla manifestazione sin dalla tenera età e un modo di viverla durante tutto l’anno. Sono convinto che se ci fosse maggiore comunicazione, quindi maggiore possibilità di parlarne durante l’anno, ci sarebbe una risposta più favorevole. Il Palio dev’esserci in tutte le feste collaterali, evitando di ridurlo solamente alla domenica della corsa. Inoltre, auspico il coinvolgimento di maggiori sponsor, ma sempre senza snaturare la sua essenza.
Il sindaco Rasero ha parlato di continuità nell’attività del gruppo del capitano. Cosa significa?
Significa continuare le attività e le iniziative buone che il gruppo ha espresso negli ultimi tre anni, ma anche prendere il buono di tutti i precedenti capitani. Ad esempio continuando a portare il Palio nelle scuole tra i bambini. Questo serve a incentivare la diffusione, renderla una manifestazione più amata e fare “proselitismo”, ma non in un’accezione negativa.
A proposito di grandi eventi, l’anniversario dei 750 anni del Palio è sembrato a molti un po’ sottotono. Non le è parsa un’occasione persa?
All’ultimo Palio ci sono stati, se non erro, circa 10.000 spettatori, un risultato mai ottenuto in precedenza. Ma certamente si può fare sempre meglio.
Quali sono le prime azioni concrete che farà da capitano, anche prima del giuramento?
Il giuramento avverrà in occasione della stima, quindi il prossimo anno. Nel frattempo, a breve, incontrerò il gruppo del capitano per delineare i punti e le iniziative che vorremmo portare avanti. Non sappiamo ancora chi farà parte del gruppo, è ancora prematuro.
Potrebbe, per la prima volta, entrare una donna nel gruppo del capitano?
Non credo. È una manifestazione di rievocazione storica e il gruppo dei cavalieri è pensato al maschile. Non credo sia possibile, a meno che non venga fatta una ricerca storica che provi che all’interno dei gruppi cavallereschi vi fossero donne guerriere o dedite all’uso delle armi. Ciò non toglie che, magari, nella sfilata non si possa pensare a qualcosa di diverso.
Per quanto riguarda la sua imparzialità, lei ha un rione del cuore?
No, non ho mai fatto un tesseramento o svolto attività all’interno dei comitati. Sono stato battezzato in un rione, certo, essendo nato ad Asti, ma penso di essere sufficientemente terzo e cercherò di essere imparziale anche per questa ragione.
Qual è il messaggio che vuole far passare sul Palio?
Voglio rimarcare che il Palio è un bene immateriale, culturale, della collettività dell’intera provincia. Per questo gli astigiani che non lo apprezzano dovrebbero ripensarci e, magari, provare ad avvicinarsi per conoscerlo meglio.
[nella foto il sindaco Rasero, il capitano Vertucci e l’assessore Origlia]