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Patronati in piazza«I tagli vanno azzerati»
Economia

Patronati in piazza
«I tagli vanno azzerati»

Presidio sotto la Prefettura ieri (giovedì) per il personale dei patronati. Precisamente, delle quattro strutture aderenti al Ce-Pa (Centro patronati): Acli, Inas Cisl, Inca Cgil e Ital Uil. Ragione

Presidio sotto la Prefettura ieri (giovedì) per il personale dei patronati. Precisamente, delle quattro strutture aderenti al Ce-Pa (Centro patronati): Acli, Inas Cisl, Inca Cgil e Ital Uil. Ragione della protesta, i tagli inseriti dal Governo nella Legge di Stabilità 2016, attualmente in discussione in Parlamento. Nello specifico, la sforbiciata è pari a 28 milioni di euro (dopi i 35 milioni decisi nel 2014), e riguarda il Fondo patronati, alimentato dalle ritenute sull’imponibile contributivo di tutti i lavoratori dipendenti. «Di conseguenza – ha sottolineato Donatella Piazzale, responsabile regionale Inas Cisl – parliamo di un fondo basato sui contributi di lavoratori e imprese, che quindi non attiene alla fiscalità generale. Sottolineo, inoltre, che questa riduzione di risorse avviene sul lavoro già svolto, dato che veniamo pagati con forte ritardo dallo Stato. Basti pensare che ad oggi attendiamo ancora il saldo 2012, il secondo acconto degli anni 2013 e 2014 (con relativi saldi) e l’intero 2015, tanto che spesso, per questa ragione, ci esponiamo con le banche».

«Come si capisce, quindi – ha aggiunto Angioletta Ghidella (Uil) – è falsa la leggenda secondo cui il Fondo patronati foraggia le organizzazioni su cui si appoggiano, tra cui i sindacati. Semmai è l’opposto. Sono i sindacati che aiutano i patronati a “stare a galla”, considerata la funzione sociale che ricoprono, soprattutto a favore delle fasce deboli». I patronati, infatti, sono uffici che svolgono pratiche burocratiche gratuitamente per tutti i cittadini, supplendo spesso al lavoro svolto in passato dagli Enti pubblici (leggansi in primo luogo Inps e Inail) e che ora non è più garantito visto che le Amministrazioni sono caratterizzate dal blocco del turn over e dall’informatizzazione dei servizi. Svolgono quindi pratiche relative a pensioni, domande di maternità, disoccupazione, mobilità, pratiche collegate al permesso di soggiorno per gli stranieri, anche se solo un terzo di queste sono retribuite dallo Stato.

Tanto per dare un’idea, i quattro patronati astigiani in questione (10 sportelli con 20 dipendenti) svolgono 25mila pratiche all’anno, «una mole di lavoro che dimostra, tra le altre cose, come la digitalizzazione dei servizi Inps non abbia avuto seguito, dato che sono veramente pochi i cittadini che sono in grado di gestire autonomamente le pratiche pensionistiche on line», ha sottolineato Alessandro Berruti, responsabile Inca Cgil. Si va dal lavoratore che ha bisogno del ricongiungimento dei contributi versati a casse previdenziali diverse al pensionato che ha contratto un debito con l’Inps. E spesso sono persone che vivono col reddito minimo. «Basti pensare – ha raccontato Claudio Griguol, responsabile provinciale Inas Cisl – al pensionato che mi ha chiesto di farsi trattenere dall’assegno successivo il debito di 16,50 euro contratto con l’Ente previdenziale, in modo da non dover pagare il bollettino». «Senza contare – ha aggiunto Francesco Casciano, responsabile Ital Uil – tutto il lavoro di consulenza che svolgiamo, che porta via tanto tempo ma non viene assolutamente riconosciuto».

Il personale ha quindi lanciato diversi allarmi. Innanzitutto il fatto che, con questi tagli, è a rischio lo stesso servizio svolto, con esuberi a livello di personale in tutta Italia. E ancora che, sempre dal 2016, si riconoscerebbe «la possibilità ai patronati di far pagare le pratiche svolte fino ad un massimo di 24 euro ciascuna», come è stato sottolineato da tutti i manifestanti. Sindacalisti e dipendenti dei patronati quindi sono stati accolti dal nuovo Capo di Gabinetto della Prefettura, Diego Dalla Verde, cui hanno consegnato un documento in cui chiedono «l’azzeramento dei tagli e l’avvio della riorganizzazione del sistema dei patronati, che il Governo aveva promesso di attuare entro lo scorso 30 giugno».

Elisa Ferrando

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