Orrore e speranza, inferno e salvezza, violenza e dolcezza, abusi e compassione: nell’udienza che ieri si è tenuta in Corte d’Assise ad Asti, c’è stato il meglio e il peggio di quello di cui è capace l’umanità. Da una parte un imputato, Giacinto Sostero, accusato di un crimine gravissimo, quello di aver abusato della figlia della sua compagna da quando la ragazzina aveva 12 anni con la riduzione in schiavitù sessuale.
Dall’altra, una famiglia che si è accorta di quella situazione tremenda, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, ha teso una mano alla ragazza e a sua madre e le ha trascinate fuori da quella storiaccia.
Sostero, difeso dall’avvocato Marco Borio di Torino, è in carcere da un anno, da quando la sua ex compagna con la figlia hanno raccontato tutto ai carabinieri dopo che la famiglia le era andate a prendere in un alloggio a Sanremo a seguito di una drammatica telefonata in cui temevano di venire uccise dall’imputato per aver commesso un banalissimo errore nell’acquisto di un caricabatterie.
Dopo la testimonianza fiume della ragazzina, alla scorsa udienza, a porte chiuse, ieri mattina sono sfilati davanti ai giudici (popolari e togati della Corte presieduta dal giudice Giannone) e al pm Pedrotta, una famiglia di commercianti formata da madre e due figli, titolari di un mercatino dell’usato, che hanno colto la situazione strana in cui viveva la famiglia.
«Li avevamo già visti passeggiare lungo il Borbore – ha raccontato uno dei figli – Una volta lui teneva per mano la figlia, un’altra teneva la compagna. Ma non per affetto, bensì con malizia. E, fra di noi, ci facevamo domande su questo strano comportamento. Poi un giorno sono arrivati in magazzino, tutti e tre, per acquistare dei mobili ed era evidente che lui comandava e le due donne stavano in silenzio ed obbedivano. La ragazzina, poi, rispondeva solo al suo comando mentre la madre stava in disparte».
Nel ricordo della titolare ci sono i gesti antiviolenza fatti dalla ragazzina per attirare l’attenzione e anche un malore di quest’ultima, sempre in magazzino, curato con un po’ di tè caldo e un abbraccio affettuoso. «Mentre la stringevo – ha detto davanti ai giudici – mi ha sussurrato all’orecchio “Salvami, aiutami per favore”. Non ci ho dormito la notte e con i miei figli abbiamo deciso di osservare da vicino quella strana famiglia che sicuramente nascondeva qualcosa».
Sostero ha comprato i mobili per arredare un alloggio a Sanremo e la famiglia di commercianti ha stretto una relazione sempre più stretta per avvicinarsi alla comprensione di quello che stava succedendo.
«Lui le controllava e non le lasciava mai sole, ma la madre aveva un cellulare e ogni tanto ci scrivevano dei messaggi – hanno raccontato in aula – E’ così che, poco per volta, abbiamo avuto la certezza, da ciò che ci scriveva che la ragazzina era vittima di abusi».
Da quando aveva 12 anni, la ragazza era stata scelta da Sostero come sua compagna di letto al posto della madre. Quando la famiglia di commercianti è andata nel loro alloggio di corso Alfieri si sono trovati di fronte ad un appartamento che, pur essendo in uno dei palazzi più eleganti della città, era freddo, brutto, sporco, umido, buio, pieno di muffa. Bagno impraticabile, rifiuti e disordine ovunque con due particolari agghiaccianti. Il primo era la presenza di numerose gabbie piene di piccioni che Sostero teneva in casa, nascoste dietro a tendoni spessi oscuranti. L’altro arrivava dalla camera dove era stato sistemato un letto matrimoniale con un lettino attaccato in modo da formarne uno a tre piazze. In cui Sostero dormiva con madre e figliastra insieme.
Da quel momento i commercianti non hanno più mollato la ragazza e la madre e quando hanno ricevuto la chiamata disperata da Sanremo la sera in cui Sostero era fuori di sè dalla rabbia per l’acquisto errato di un caricabatterie del telefono, hanno deciso di andarle a prendere prima che fosse troppo tardi.
In tante occasioni avevano suggerito alle due donne di rivolgersi ai carabinieri ma hanno sempre ottenuto risposte piene di terrore. «La ragazza ci ha detto che un giorno Sostero ha preso uno dei piccioni che teneva in casa e lo ha strangolato davanti ai suoi occhi dicendole che avrebbe fatto la stessa fine se avesse detto a qualcuno ciò che accadeva in famiglia. In un’altra occasione, passeggiando sul Borbore vicino ad una buca naturale, ha detto che quella l’aveva scavata lui per sotterrarci chi lo avesse contraddetto».
Una paura di denunciare che non aveva convinto madre e figlia neppure dopo la fuga precipitosa da Sanremo e l’accoglienza a casa dei commercianti ad Asti. «Alla fine è stato lo stesso Sostero a creare l’occasione per la denuncia perché un giorno si è presentato da noi dicendo che avevamo sequestrato la compagna e la figliastra chiamando una pattuglia. Quando i carabinieri sono arrivati, sono state loro due a raccontare chi era il vero sequestratore e da lì è partito tutto».
Dopo un primo tempo in cui ospiti della famiglia di commercianti erano sia la madre che la figlia, ora c’è solo più quest’ultima. Non vuole più stare con la madre, riconoscendole la colpa di non averla difesa dal patrigno pur sapendo esattamente a cosa la sottoponesse.
«Tratto quella ragazza come fosse mia figlia – ha detto la commerciante ai giudici – le ho comprato tutto, perché non aveva niente di niente. Le abbiamo trovato un alloggetto, passa tutto il giorno con noi, le sto insegnando a cucinare, a preparare e spreparare tavola, a tenere in ordine la casa, a prendersi cura di sè stessa. Insomma, le cose che una madre dovrebbe insegnare ad una figlia e che la sua non ha mai fatto».
Ogni tanto emergono nuovi ricordi nella mente della ragazza, oggi ampiamente maggiorenne ma profondamente segnata da quanto vissuto nell’infanzia e per questo in terapia di sostegno.
«Adesso è serena e sorridente ma ogni tanto ha fortissimi attacchi di panico. Dopo la lunga testimonianza dell’altra volta, ha detto di essersi finalmente liberata di un peso che si portava addosso da quando era bambina. Quella notte ha dormito tranquilla, ma allo stesso tempo, aver rivissuto quanto accaduto le ha provocato molto dolore. Non ha più nessuno, solo noi e io farò di tutto perché riprenda a studiare, si trovi un lavoro e possa finalmente avere una vita libera e serena».