È fissata per fine marzo la prima udienza in tribunale della causa intentata dalla società Mavi di Roma contro il Comune di Asti. Oggetto del contendere i famosi lavori sul cavalcavia Giolitti, quelli del secondo lotto, avviati nell’agosto del 2023 e terminati in ritardo rispetto al cronoprogramma previsto. Il Giolitti, dopo nove mesi di lavori, avrebbe dovuto riaprire il 20 aprile 2024, ma soltanto il 31 agosto successivo le auto poterono nuovamente transitare in direzione di corso Venezia.
I lavori, per un investimento di 994.000 euro, sono serviti per effettuare il risanamento dei pilastri e la sostituzione dei “materassini di appoggio” delle varie campate. Un’operazione non semplice, effettuata con il sollevamento degli impalcati, il risanamento dei traversi e delle testate delle travi, il rifacimento dei giunti stradali e la regimazione degli scarichi della acque piovane. È proprio a causa i ritardi accumulati dall’azienda, che avevano anche scatenato una vivace querelle politica in Consiglio comunale tra maggioranza e opposizione, che l’amministrazione Rasero ha voluto tenere la barra a dritta e farsi le sue ragioni, respingendo la richiesta di proroga che Mavi aveva presentato dopo aver visto di non poter rispettare i tempi.
Per questo ritardo l’Ente comunale si è avvalso della facoltà di trattenere come indennizzo circa 97 mila euro del compenso, ma alla fine è stata proprio la Mavi a citare in giudizio il Comune per vedersi non solo riconosciuto il pagamento di quanto trattenuto, ma anche un ulteriore milione di euro (1.040.000 euro) a titolo di risarcimento. Prima di andare in causa, la ditta aveva presentato al Comune le sue riserve e le osservazioni sulle criticità affrontate (in ogni caso nessuno ha contestato all’azienda la non conformità dei lavori effettuati), ma il responsabile unico del procedimento non ha accettato le giustificazioni “aprendo” alla Mavi l’unica altra soluzione per farsi le sue ragioni, andare in tribunale.
«Da assessore agli Affari Legali e da avvocato ho letto le carte, ma a mio parere la Mavi non ha molto a cui appigliarsi perché il ritardo nella consegna c’è stato, quindi sono venuti meno al rispetto del contratto – commenta l’assessore Marco Galvagno – Posso dire che l’amministrazione ha agito con coscienza per restituire il prima possibile alla città un anello fondamentale della rete viabile, nel pieno rispetto delle regole. Anche la richiesta di un milione di euro per danni mi pare che sia un po’ campata in aria. Ma a questo punto è inutile dire abbiamo ragione noi, o loro: c’è un giudice che valuterà il caso e deciderà a chi dare ragione».