Un rapporto alquanto lusinghiero per l’ospedale di Asti quello di Agenas, (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sulla valutazione delle “performance” ospedaliere.
L’Asl di Asti risulta prima in Italia per numero di donne sottoposte allo screening di prevenzione del tumore alla mammella. Tenendo conto di una “popolazione bersaglio annua” di 12.482 donne, l’Asl (dati anno 2024) ne ha invitate 13.887 e di queste se ne sono presentate 10.295, arrivando a coprire l’82,5% dei soggetti nella cosiddetta fascia a rischio. Giusto per dare un termine di paragone, a Bari questa percentuale è del 3,8%.
Ma non è l’unico risultato di cui andare fieri.
Per quanto riguarda lo screening del tumore alla cervice uterina, Asti registra un secondo posto arrivando ad una copertura da esami del 60% del numero totale delle donne invitate ad eseguirlo. Un 10% sopra l’obiettivo minimo regionale.
La percentuale scende al 40% per quanto riguarda lo screening al colon retto: su una popolazione bersaglio annua di 22.262 persone, se ne sono presentate 8.888. In questo caso, pur portando Asti ad un decimo posto nelle graduatorie nazionali, la mette al di sotto dell’obiettivo minimo regionale del 50% di invitati sottoposti all’esame.
Gli obiettivi minimi regionali sono un parametro importante perché tutti e tre questi screening rientrano nel programma Prevenzione Serena per la diagnosi precoce dei tumori di mammella, cervice uterina, colon retto.
«Risultato lusinghiero che dimostra sensibilità assistenziale ed efficienza organizzativa dell’intero team dello screening – ha commentato il direttore generale dell’Asl Giovanni Gorgoni – e anche della diagnostica per immagini che, pur a ranghi ridotti rispetto al periodo pre-Covid, copre questa importante attività e quella istituzionale legata al contenimento delle liste di attesa».
Per il 2025 che sta finendo, l’Asl di Asti prevede di invitare 22 mila donne allo screening mammografico con un’adesione complessiva stimata di almeno 12.745 esami. Una percentuale più bassa dello scorso anno ma giustificata dall’alto numero di donne che già avevano fatto lo screening nel 2024.
Per lo screening cervicale si prevedono 7254 inviti con oltre la metà di esami effettuati e stesse aspettative per il colonrettale che ha individuato una popolazione bersaglio di 25 mila soggetti.