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I piccoli azionisti di Banca di Asti: “Vendere a grandi gruppi non è nell’interesse dell’economia del territorio e delle famiglie”

L’associazione che li raggruppa: “Molto meglio accordi con altre Fondazioni piemontesi”

Alla vigilia dela Consiglio di Indirizzo della Fondazione Cassa di risparmio che dovrà valutare le risultanze del lavoro di Equita (l’advisor a cui il presidente Livio Negro ha dato mandato di valutare le strategie relativamente alla partecipazione in Banca di Asti) i piccoli azionsiti raggruppati nell’Associazione CariAsti si riuniscono e prendono posizione sulle voci di vendita.

“Dire che un azionista può cedere le proprie azioni liberamente è tautologico, perché ognuno può gestire il proprio patrimonio come meglio crede: il tema sostanziale casomai è il come” dichiara il Presidente dell’Associazione,  Pierfranco Marrandino, a nome del Direttivo.

In una nota diffusa dopo la riunione si  sottolinea che “in relazione alle indiscrezioni che nelle scorse settimane avevano fatto intendere un orientamento dei piccoli azionisti a favore della vendita a uno degli Istituti che – tramite l’advisor Equita – hanno manifestato interesse all’acquisto, ovvero BPM, UniCredit e Credem, precisiamo che chiunque abbia parlato fino ad oggi a nome dei piccoli azionisti della Banca di Asti, ha in realtà parlato solo rappresentando sé stesso. Il Direttivo della nostra associazione si è riunito esaminando il tema nel dettaglio, e l’esito è stato assolutamente inequivoco: qualunque vendita a grandi poli finanziari, seppur potrebbe garantire nel brevissimo termine un ritorno appetibile dell’investimento, non è nell’interesse dell’economia del territorio, delle imprese e delle famiglie, perché porterebbe allo smantellamento dell’istituto, come già accaduto in moltissimi casi simili nel passato, e depaupererebbe anche – aggiunge Marrandino – il tessuto sociale dove la Banca ha i propri sportelli”

Diversa, secondo i piccoli azionisti, sarebbe una soluzione che tuteli l’autonomia della Banca, quale ad esempio quella richiamata da alcuni organi di stampa che prevede l’alleggerimento della quota di Fondazione CR Asti a favore di altre Fondazioni piemontesi: in tal senso si è pronunciato convintamente il Direttivo dell’Associazione.

“Banca di Asti è un istituto bancario solido, ben amministrato, con una governance efficace – prosegue il Presidente dell’associazione – che ha, solo negli ultimi 3 anni, finanziato le imprese Piemontesi con 1,5 miliardi di euro e supportato privati e famiglie con altri 1,5 miliardi di euro. Pregiudicare la continuità di una realtà del genere – ha concluso Marrandino – che è tra l’altro la prima azienda privata della provincia per numero di occupati, sarebbe di una miopia inaudita, quindi lode a chi tra i politici del territorio ha preso una posizione chiara a difesa dell’integrità della Banca”.

Nella foto sotto Piefranco Marrandino

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Una risposta

  1. Basta guardare cosa è diventato il San Paolo dopo la “fusione” con Intesa, quanti paesi sono rimasti senza sportello bancario ?
    Seguendo l’ottica del profitto sicuramente non si segue il cliente ed il servizio del territorio. Ma gli esperti sono solo per il profitto …

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