Il lungo abbraccio dei cuori nerazzurri astigiani a una bandiera dell’Inter. Serata speciale quella andata in scena al Ristorante Regli di via al Mulino in compagnia di Danilo D’Ambrosio, per nove anni e mezzo in campo con la società lombarda. Il presidente Daniele Lamattina e centocinquanta tifosi dell’Inter hanno atteso con entusiasmo l’arrivo del difensore classe 1988 con un passato nel Torino che ha concluso la carriera con la maglia del Monza. Il suo arrivo, accolto dai cori dei supporter e da un lungo applauso, ha dato il via alla tradizionale cena natalizia del club, che ha avuto tra gli appuntamenti clou anche una lotteria con un palio veri e propri cimeli, oltre che omaggi da parte di sponsor che hanno supportato l’evento. D’Ambrosio ha posato con grande disponibilità per le foto di rito al fianco dei ragazzi dell’Inter Club Cuori Neroazzurri Asti e a tanti appassionati ,che hanno raggiunto il ristorante per assistere alla serata. E’ stata l’occasione per ripercorrere grazie a un video creato dal club i momenti clou della carriera di Danilo e intervistare il calciatore di origini napoletane, da sempre tifoso dell’Inter.
Danilo, abbiamo ammirato le tue gesta con la maglia neroazzurra, ci sono tanti gol importanti ma anche salvataggi incredibili. C’è un’istantanea che porti nel cuore più di altre?
Fare gol è sempre magnifico, ancor di più per un difensore. Tuttavia, se ripenso a quei momenti, l’immagine che più mi ha colpito è il salvataggio contro l’Empoli. Era una gara fondamentale. Ricordo ancora che poco tempo dopo ero in vacanza in Sardegna e una persona si avvicinò e mi disse “Danilo, ci hai rovinato con quel miracolo”. Era il presidente dell’Empoli.
Nella tua carriera hai affrontato tante sfide, sentivi di più la pressione nel derby di Milano o nel derby d’Italia?
La sfida contro il Milan è certamente un appuntamento sentito, tuttavia la partita che mi faceva aumentare davvero tanto l’adrenalina era sempre il big match contro la Juventus. Avevo il sangue agli occhi, era la partita delle partite.
Hai giocato con tanti campioni, qual è quello che ti ha più impressionato?
Posso stilare un elenco infinito di grandi giocatori. Negli ultimi anni Martinez, Chalanoglu e tanti altri, in assoluto però ho avuto anche l’onore di scendere in campo con Samuel, Zanetti, Milito. Il capitano a 40 anni era un esempio per come svolgeva le “navette”, mi hanno insegnato molto cosa significhi onorare la maglia, dare tutto per una società. Se proprio devo scegliere un singolo, dico Milito, la sua abilità nel dribbling e nel finalizzare erano incredibili.
Tra gli avversari invece qual era quello che temevi di più?
Ho affrontato Ronaldo, Mbappe, Messi e tanti altri campionissimi. Su tutti dico Leo Messi, ha qualcosa di speciale, unico.
Tra i tecnici invece chi ti ha trasmesso di più?
Il primo mister che mi ha aiutato a fare lo step decisivo a livello qualitativo è stato Gianpiero Ventura al Torino, non finirò mai di ringraziarlo. Poi sicuramente Antonio Conte, un perfezionista, chiede tanto ai suoi atleti e pretende tantissimo da se stesso.
Ci sono partite che vorresti rigiocare?
Vengono in mente le finali perse, tuttavia credo le rigiocherei non per cambiare il risultato, vincere e perdere fanno parte dello sport, ma per rivivere l’emozione di certi palcoscenici, di certi big match.
Quanto è difficile capire quando arriva il momento di smettere?
Credo che arrivino dei segnali. Mi sono trasferito a Monza e ho iniziato a capire che gli stimoli erano in calo, ho sempre dato il 100% in campo e in allenamento. Quando ti rendi conto che hai completato un percorso, che non ti senti più in grado di dare lo stesso contributo di prima a livello di energie arriva il momento di lasciare. Con la consapevolezza di aver amato profondamente il mio sport e aver fatto tutto ciò che potevo.
E’ vero che è stata tua mamma a iniziarti al calcio?
Sì, mio papà non lo ha mai praticato, invece lei giocava a calcio femminile, era lei a passare il tempo con noi al campetto agli inizi.
Il tuo futuro lo vedi ancora in questo mondo con un ruolo diverso?
In questo momento continuo a fare attività fisica per passione, come l’IronX. Nel calcio a momento non mi vedo, certamente però, avendo due bimbi piccoli, sarà mia premura dare a loro gli input giusti per vivere lo sport con meritocrazia, facendo capire loro, e a tutti i giovani che si avvicinano al calcio, che per tagliare grandi traguardi servono impegno, lavoro, dedizione e sacrificio. Ho realizzato il mio sogno e sono orgoglioso del Danilo bambino, che ha amato il calcio con tutto se stesso.
C’è una frase di addio che hai pensato per la tua Inter al termine del tuo percorso calcistico o, essendo una seconda pelle, pensi che certi legami restino indissolubili?
Esatto, per me l’Inter è famiglia. Sono orgoglioso di essere stato ad Asti con tanti tifosi che amano questa società e non ci sarà mai un addio, ma un arrivederci. Ci saranno sempre occasioni per fare le foto con i supporter, passare del tempo con loro e ripercorrere i grandi momenti vissuti assieme.