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Asti ha lo stesso smog di Torino
C'è il giallo dell'ozono troppo virtuoso

C’è un piccolo giallo sulla classifica finale del rapporto sull’Ecosistema Urbano stilato da Legambiente e presentato lunedì scorso a Torino. Asti si piazza al 23.mo posto, senza guadagnare né

C’è un piccolo giallo sulla classifica finale del rapporto sull’Ecosistema Urbano stilato da Legambiente e presentato lunedì scorso a Torino. Asti si piazza al 23.mo posto, senza guadagnare né perdere posizioni rispetto allo stesso rapporto dell’anno prima. Cosa che, di per sé può essere letta in due modi: non siamo peggiorati da scendere in classifica ma non abbiamo neppure fatto nulla per migliorare la qualità ambientale generale del mondo in cui viviamo. E proprio l’accusa di immobilismo è quella che è arrivata dal presidente nazionale Legambiente.

Ma sugli ottimisti arriva la doccia fredda del presidente di Legambiente Asti, Giancarlo Dapavo, che i dati che riguardano la città li ha tutti e nel dettaglio. «Asti non scende in classifica perché due dati sono “falsati” – ha spiegato Dapavo – Il primo riguarda i giorni di superamento dell’ozono nell’aria rispetto alla media annua tollerata. Per qualche motivo che ancora non è stato accertato, Asti registra 0 superamenti. Dato sicuramente sbagliato che mette la nostra città in cima alla classifica dei virtuosi per quanto riguarda i superamenti dell’ozono ma senza merito. Ho chiesto all’Arpa i dati precisi, ma quello zero è impossibile».

Un altro dato che ha sballato il conto finale è quello relativo al modal share, ovvero gli spostamenti su auto mezzi privati condivisi: a quella colonna corrisponde un “non pervenuto”: «Lì sì che ci andava lo zero  – commenta Dapavo – perché si tratta di iniziative volte ad incentivare viaggi collettivi risparmiando emissioni nocive. Se questi due dati fossero stati inseriti correttamente, Asti sarebbe sicuramente scivolata nella classifica». Anche perché gli altri indicatori dimostrano che la città sta lentamente peggiorando sul fronte ambientale. Prendiamo ad esempio la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti. Nel 2005 eravamo primi in Italia con il 64% mentre nel rapporto Legambiente presentato lunedì (che si riferisce all’anno 2013) siamo scesi al 60%. Vero che è pur sempre quasi un 20% in più rispetto alla media nazionale ma il 4% in meno di quasi dieci anni fa.

Brutte notizie, sempre in tema di rifiuti, arrivano dalla produzione annuale pro capite: anche qui siamo passati dai 380 chili di una decina di anni fa agli attuali 438. «E questo nonostante la perdurante crisi dei consumi – analizza Dapavo – il che significa che si compra sempre di più ai supermercati (che hanno imballaggi più complessi) rispetto ai negozi di prossimità e ai mercati rionali».

Un altro dato negativo che ci pone molto al di sotto della media nazionale è quello dell’estensione delle isole pedonali: Asti conta 0,08 metri quadri per abitante contro la media dello 0,36 nazionale.
Discorso a parte lo merita il trasporto pubblico. Mentre si registrano 4 passeggeri in più rispetto alla media nazionale di persone che prendono l’autobus in rapporto agli abitanti in un anno, l’offerta di linee è di 17 km per vettura per abitanti contro i 21 della media nazionale. Un dato destinato a diminuire ulteriormente tenendo conto dei tagli ai trasporti pubblici operati da gennaio ad adesso.
Eppure l’inquinamento rimane uno dei principali nemici della salubrità di questa città tanto che Asti registra 35 microgrammi di Pm10, le famigerate polveri sottili, dato molto vicino a quello di una metropoli come Torino che ne conta 39 microgrammi di media rilevata dalle centraline.

Daniela Peira

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